Critica Sociale - Anno XX - n.13-14 - 1-16 luglio 1910

20G CRITICA SOCIALE Nella prO\'incia di noma, dopo la legge del 24 giu– gno 1SS8 1 su circa JOi mila ettari affraucati,solo 17 mila circa vennero attribuiti in indennità. agli utenti. Di qui. lo insurrezioni e la sospensione di altri affrancamenti In attesR di una legge miglioro. ;\la la legge non sarà migliore, flnchè si basi sul di– stacco di parcelle di terra a favore degli ex-utenti. La causa dcll'inovitabilo insuccesso sta nel fatto perrna– nento che il fondo degli usi civici serve tutto a tutti. Quella parte del suolo, che meglio J)restavasi all'appro– priazione prh•ata, fu divisa dall'a{le1· 1mblicus fin ,talle origini o in ogni mutamento di ci\•iltà. La terra, ele– mento indispensabile alla vita di una collettività al pari dell'aria o do! sole, non può assoggettarsi a criteri di diritto privato, qual è il fra:.-:ionamento crcclitario della proprietà. indh•iduale. LA. feudalità, per sua funzione sociale, portava al fidecommesso; al fidecommesso baro– nale d8\'8 subeutrare quello 1>01,olaro. li fondo degli usi civici rimanga tutto a tutti gli utenti, e si conceda una indennità, non in tcrre110 1 ma in denaro o in canone enfiteutico redimibile, :\ll'ox barone di\•cuuto proprie– tario, mettendola al J>11ssh•odell'Uuiversitit agraria tra gli utenti. Attrfwersano il trionfo di tale soluzione i pregiudizi pertinaci sulla coltivazione intensiva delle terre. Si so– stenne che l'affrancazione a fin•oro dei padroni spro– nerebbe alla cultura dei latifondi, impedita dalle l!er– viH1 civiche, o che gli ex-utenti si rifarebbero con la accresciuta mano d'opera della coltura intensiva. Il fatto ha smentito le previsioni; nello torre affrancate, i pro- 1irietnri mantengono il pascolo alla pastorizla vagante, non por capriccio, ma por tornaconto. 1,a quotizzazione delle torre dol'ea promuo\'erc la coltivazione intensiva della piccola possidenza. Un'esperienza, ormai secolare, provò che, dovo non sal'ebbe et1rta SJ)onto.nea, la piccola possidenza coltivatrice non si regge. Ora, lo ste!'!sO pregiudizio, spingo n vagheggiare la costituzione dei domini collettivi, od Unh·cr!'!itil agrario, in tredici provincie dell'Italia centrale, massime in quella di Roma, piì1 tormentata dai conttittl. Le terre dello Università. agrarie, fl.o qui legalmente costituite, sono per tre quarti boscaglie e pascoli, sol– tanto per l'R.ltro quarto sono aratorie. F: per questo che rimangono dominio collotti\•o, scambio di passare all'ap– propriazione pri\•ata. Non si intende perchè al latifon– dista sarebbe lecito tenere le torre a pascolo, anzichè coltivarle lntcnsh•amente, o non debba ,esserlo del pari alle Università. agrarie. t: possibilo 1 è COll\'Cuionte, in provincia di Homa 1 per esempio, la trasrormaziono del bosco o del pascolo in frutteto od in orto·~ Di ciò non può essere i:ciu11iceil legislatoro, bonsi l'interesse degli utenti. Nella campagna romana propriamente detta, deHtinata alla pastura delle greggi che scendono dall'A1•ponnlno 1 gli usi civici mancano, quantunque siano diffusi assai nel resto della provincia, perchò non vi si ò formata mai uua popolazi1llle rurale. Como oggi i guitti, così gli antichi abol'igeni, ossia nati dai monti, onde l'odierno nome di bo,•ini, son voouti aunualmente a lavorare l'A· gro roman() dalla Sabina o da.ll 'Abruzzo, per ritornare, compiuti i lavori, ai loro monti. La lavoraziono cooperativa tra gli ulenti elci clominì colletli\'i non è poss\bilo, con il carattere di vicinato che ha l'Università. agraria. 'L'utti 'gli abitanti di un borgo possono, cou sforzi individuali paralleli 1 far legna nello stesso bosco, pascolare Il rispettivo gregge nello stesso fondo; ma non sanno, con sror:.-:icoordinati, cooperare in un lavoro industrialo e complesso. Nella società. ci– vile la coopera:.-:lono pubblica non avviene per spontaneo coordinamento degli sforzi di tutti i cittadini, ma per soparate organizzazioni di servizi pubblici 1 che emanano dal popolo od operano per il popolo, ma non s 1 identifi– cano con esso. Ugualmente, in una Università. agraria 1 la. forma coo– perativa della lavorazione delle terre può effettuarsi da gruppi <Il utenti, meglio di quel che loro riusoirobbe In un dominio privato. 1~oi i gruppi si rcdereranno. La co– stituzione di un sufficiente demanio pubblico in ogni paese risolvorebbo il problema della terra in Italia. Il problema meridionale è tutto nel 1>roblema della terra 1 ossia nella scarsa produttività agricola do\ lati– fondo pastorale o seminativo. li suolo 1 specialmente in Sicilia, non può dare di meglio che grano; ma questo, malgrado l'alta protc:.-:ione doganale, non basta ai bi– sogni, o si de\·0 importarne circa. dieci milioni di quin– tali, per circa 250 milioni di lirE', tlazio compreso. Jn. tanto il bisogno cresce, e con la J)opolazione o con la più abbondante alimentazione. La sola Sicilia, clHi pro– duce otto milioni di ettolitri sui GOdi tutta la nazione, e ehe è la piì1 granifera, potrebbe ritrarre dai suoi feudi la maggior parte del grano che manca al consumo na– :.-:ionnlo. 11 concime chimico è un importante fattore di au– mento della produttività frumentaria.; ma esso dà i mag. glori risultati nei terreni il cui strato superiore non ru mai migliorato. Dovo questo ha raggiunto la massim11 produttività, il concimo chimico dà risultati sem}}re de– crescenti. Un fattore assai pit1 efficace di aumento di produzione è la crescente ostensione della superficie seminata, mercè la trasformazione del suolo nel numerosi tratti che non sono serninabili 1 sia por frane ond 1 ò cosparsa 111 cam– pagna, sia por denudamenti dello strato terroso, dornti all'irregolare scolo <lolle acque. La rinnovazione del suolo agricolo non può rar.:il dal proprietari o dagli in– termediari; ad essi manca il tornaconto, e l'ho dimo– strato altre volto in queste colonne. La possibilità di tale rinnovazione è nelle associazioni di IM·oratori, con _lunghe locazioni o assicurato compenso delle migtlorio alla scadenza. A questo i proprietari non si piegano. Il dominio collettivo lavorato dalle Cooperativo vlnee co– testa resistenza; o per ciò è urgente che se ne costi– tuisca uno in ogni paesc 1 incominciando dalle terre sog– gette agli usi civici. SE:llASTIASO CA~I.\IAll•)RI SCUR'f'I. G/1111110 J.?JQ. LEPENSIONI DIVECCHIAIA V. L'assicurazione obbligatoria. 2° Ln lcgislnzionc germn11icu: In legge c1 ... 1 18!)9. J1, CAMPO D'AZIONE JlELLA Lt:OGE. - La. legge del 1889 - come ru già detto - impostò l'assicu– rnzioue obbligatoria germanica, per la inrnliditi\ e la vecchiaia, con criteri assai lar:?hi. La legge del J 899 ne estese ancora il campo d'azione con tre ordini di disposizioni: 1° aggiungendo, alle categorie di citta– dini obbligati all'assicurazione, categorie nuove · 2° autorizzando il Consiglio Federale a sancire I~ stesso obbligo per altri gruppi, che la legge non cre– deva di obbligare senz'altro i 3° accrescendo l'impor– tanza e l'estensione dell'assicurazione volontaria rtc-

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