Critica Sociale - Anno XX - n.13-14 - 1-16 luglio 1910

CRITICA SOCIALE 205 quasi tutti i generi di prima necessitò, rappresentano se~nazione - unn sorta di pnrnssil.ismo. ~: noto, un tributo sulle esigenze dello stonrnco delle classi infatti, che lll dcgcneraziono parnssitaria ò prodotto lavoratrici. da speciali condizioni di ambiento, che permettono L'rtalia, nell'esercizio finanziario 1!.107-1908,ricavò Pohliterarsi di certe funzioni e f111indi la perdit:1 dai consumi 940 milioni, oltre i halzelli dei Comuni, dei:tli organi corrispondenti. Oru, <1ucsto è ap1n11110 e cioè oltre il 47 ¾ delle entrate totali. 11 prodotto avvenuto in coloro, che, avendo uOicio di cl.1~si di• delle nostre imposte sui consumi, da G52 milioni rigenti, riversarono sulle classi SO/!'A"Cttc il pC'soso <1uale fu nell'esercizio 1884-1885, sali, 1 n, a 940 nel verchio dell'imposti\. \'i\'Cndo in una rondiziouc 11011 I90G-90i 1 mentre lo entrate effettive generali nscen• normale e non sn11n,e non llovenclo imperare 11110 devano da l3Gl milioni a 1964. Tnle incremento, I srorzo per attingere nuove risorse' per nuovo e sJ)CS81) nssorbito in massima parte dalle spese militari, è inutili spese, queste classi llnnno smarrito il Sl'IISO tlovuto per metà allo imposte sui consumi. E, mentre della. realttt e si sono murate in una specie cli serru• l'Inghilterra grava i consumi indispensabili dicente• calda, senza curnr~i della spa\·cnto:rn miseria, clH" ~i simi •11 per ahitante, l'Italia li gra,•a cli L. 6 1 10. Qui n~ituva cli fuori., ( 1 ). dovrebbe mirare l'opera riformatrice della giovane Ave\'ano hen rugiune,quindi. alc1111iillustri statisti democrazia italiana. inglesi, avvezzi n ,mnsidernrc un'ot.1ima lìrwnza ('0llll' t~ inutile ricordiuo come il monopolio del salo si il massimo dei honi por un popolo, di ilfl'ermaro rh<' risolva. in un'imposta inversamente proporzionale alla ~1ttl(nvi ha. di pit'i socia_linei~to imm~r~1le_delb_1fiHauzr~ ricchezza, favorendo la pellagra ed altre mal:lttie ~tnhaua, .eh~ preleva p1~1di 600 m1llo111 ~li a11110eh tlelh\ miseria. Tutto, infine, il nostro regime dei dazi 1mpo_stc 1ncl1ro~te._ch~r1cavn d~l monop_oho drl ~alP doganali d'importazione, che colpisce generi di prima q~tns1 due terzi lii c1~, c!1e ottic1_1e~a~l'1mpo,.,ta prr: necessità, come il grano, non ricade forse per la mas- d1alo e che, 1 .con tr1hutt <'lcvat1ss11111 sm -~011s~11111 sima pRrto sulle limitate economie delle classi meno provvede ali 111crcrne11todelle ijpe:--c,che pm chrrt– :1hhienti? tamente interessano le classi ahhienti. Scnz;i duhhio 1 I•: la finanza loca.le, che attingo i suoi maggiori ognuno di noi avverte il contrasto colla politica. li11;111- 1·cdditi alle sovrai m poste fondiarie 0 ai dazi di con- ziaria inglese, che lascia immuni da o~ni trihuto la sumo, sanzionando le disparità. piì1 stridenti d'imJ>O· mensa, i salari cd i risparmi delle classi lavornlri<'i, Rizione fiscale fra Comune e Comune e fra le varie o sostiene precipuamente colle imposte, prclernh• sui clilssi di cittadini, non è forse esempio ciuoticliano recidili delle cla:-si ricche, i carichi dello Stato. della ingiustizia profonda e della illogicità crassa, Dn questa critica sommaria dl'I nostro sistema tri che presiedono n iutto il nostro sistema tributario? butario è fflcile dedurre come es1,o :-ift la ncg-azio111• fvnnoo Bonomi, ricordando le parole di un uomo di della pili elementare ~iustizift distrihutirn, che do• Stnt.o: "datemi il sist.ema tributario di un popolo e, vrehbe ispirarsi rt questo morale e semplice concetto: come face\'a Cuvier dallo scheletro di un fossile, no " Chi ha paghi, e chi s1>011do, srtppia di dover pa– dedurrò la struttum complessa "' osscn•ava con ra- i.;-nrc." ~ione che quello statista, dall'esame del nostro si• stoma tributario, SJ>ceialmente locnlc, ci avrebbe fil• cilmente giudicati uno dei popoli economicamente o politicamente più arretrati d'Europa. Qui infatti, ag• giunge il Bonomi, la tassazione indiretta supera di hmto la dirotta, che, nei maggiori Comuni 1 la finanzfl locnle trae dui consumi oltre il GO 0 1 0 delle sue en- trate. E, acconto alla tassazione indiretta, tutto è tnsirnto, la famiglia e l'abitazione, il bestiame e la \'Ottura, la bottega e l'insegna, e in modo così di– sordinato ed Arbitrario, che la hottega non Yicnc tas~ata per il suo capitale commerciale, ma si tR.s– SAno in sua vece i consumatori i e la famigfo-i è col– pitfl.spesso, non in proporzione delle sue rendite, mtt secondo il numero dei suoi componenti. Nè è tutto: chè h',, <love la miseria è più grande, la tassazione lici povero è pili gn\\'osa. DO\'e infatti il salario è piì.t basso e il latifondo più inospite, il Comune chiuso, colle sue barriere inviolabili, distende i tcu– htcoli fiscali sulla pili squallida. 1>opolazione d'rta\ia. La lotta di classe trova la sua dimostrazione più irrefutabile nelln nostra finanza pubblica. Le classi ricche hanno potuto darsi il lusso di una politica megalomane, 1,crchè hanno riversato sul proletnri!~to una c1uantità enorme d'imposto. Anzi, laddove, por– chè politicamente affatto inermi, le classi proletarie si mostrarono più rassegnate e più docili, la clRsse dirigente spinse oltre ogni limite la fiscalità odiosa del dazio. Nei bilanci de,ttli Enti locali noi troviamo che, nel Nord, la sovrimposta, ossia la tassnzione diretta piit cospicua., rappresentn il 48 ¾ dello entrate effettive, mentre il dazio consumo fomisce soltanto il 31 ¾, Ossia, mentre le imposte dirotte stanno in rngione diretta della ricchezza, te indirette stanno in ragione inversa; J>iù le plebi sono affamate e µiù 1>agano per i !oro consumi alimentari. 'l'utto ciò hn, generato - specialmente nelle regioni e nelle classi, che più hanno abusato di cotesta rns- J.!T'l'OHF: Lo1.1:-;1. (', v. 110:.0'llt: /.« J111t111;:ff toc«le til , ~11oi 1,i-ubl,111'- l'alermo. rnoi. lft LA VORAZIONE [OOPEHATIVft DELLE T RRE NEI DOMINII COLLETTIVI I conflitti, ognora pit1 ,·ivi, per la rivendicazione dello terre demaniali usurpate dai prh•nti o per il riscntto delle terre soggetto nrl usi ch·lci, tro\'ano ormai la so– luzione, afrcrmnta da tanti voti 1 nella costitu:1,ione dei domini collettivi od U11i1:ersil,i agrr,rie, nella lavoraz\0110 cooperativa di quello terre, e 110ll0nfllttnnzc collettivo. Un nuovo disegno di legge sull'argomento, presentato dal ministro Cocco-Ortu il 18 no,·embro 1909,pendo dn· vanti alla Camera. Ma è dubbio cho Il Parlamento, nello presenti condizioni politiche, sappll\ fnro opera di paci• ftcaziono sociale, come non seppe farla con la leggo del 24 giugno 1888, com1>lotata da c1uolla del 2 luglio 18!11 1 tanto che, con altra pro,•,•isoria doll'8 marzo 190"! 1 no fu sospesa l'applicazione. Il contrasto tra latifondisti e J>Opolazlonl per gli usi civici è divenuto acutissimo. )fa lo qui non \'Oglio se non Illustrare la possibilità della luorazlone COOJ>Cra– tlva dei domini collettivi, che rofluirebbo grandemente sulla soluzione J>Olitlcadel secolare 1>robloma. Non fu o non ò una soluzione, noi J>roseioglimontodel diritti promiscui, Il frazionamento ciel fondo tra l'c-.– barone e gli utentl 1 sin che In parto di questi ultimi venga quotizzata o sia cho si costituisca In dominio col– lettivo od Uni\'orsltà agraria. L'insuccesso della ripnrtl– zione dei demani pubblici non è pli1 da dimostrare; o le parcelle di terreno date in indennizzo agli ex-utenti sono cosl esigue, che, a.ncbe riunito, non bastano n tifa· mare nessuno.

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