Critica Sociale - XX - n. 6-7 - 16 mar.-1 apr. 1910

lii CRITICA SOCIALE contrn tutte le ingiustizie, a dìfosa di tuffo il pro– letariato, abhia. inscritto uei suoi yessilli l 1 ugu11- glianza economica, 1,olitic11, ~iuridicn dei due sessi che cosa ha fatto por suscitare negli animi dei la\'oratori il senso e la pl'atica di 1111 dovere nuovo, più alto, piì1 umano, nei nlpporti delle loro sorelle cli lavoro e di stenti, doppiamente oppresse, dop– piamente indifese, e altrettanto deg·ne, quanto essi, di possedere i fondamentali diritti del cittadino? E - 1,oichè lamenta nella donna quel JJencluwt religioso, che dissimula, :n fondo, l'incosciente anelito nel un riscatio 1 almeno fantastico, llnlht schiavitù delle bestie da lavoro, verso lu idealiziazione della maternitì1, simboleggiata ucl dolce rito di )[aria, verso una sospirata " fusione di anime ,,, che le nozze religiose semlH'ano promettere per un istan1e, sotto gli auspici del mistero, e che la dura \'ita smentisce - il partito socialista, la cui fede dovrebbe quelle mistiche idealità tradurre dal ciclo sulla terrn, dalla fantasia nella realtà, e la maternità pone dav– ,,ero sugli alt.ari della Yita, e la fusione delle anime realizzare nella. quotidiana comunione delle lotte, dei diritti, delle difese, delle redenzioui; che cos 1 h,Lfatto - il partito socialista - per essere, verao la donna, meno ingannatore delle religioni, meno prete dei preti? Ma qui 'l'urati mi interrompe con un lieve sorriso canzonatorio, che vonebbo dire: - tutto ciò ò sa– crosanto, ma, "oggi come oggi 111 le donne sono quello che sono . .inutile indagare di chi la colpa. Il fatto rimane. E non lo distruggono il ricordo e l'esempio di tutti i \'Oli di Congresso, di tutti i partiti socia.– listi della terra. Facciamo purn buon me1·cato dei Congrnasi e dei partiti socialisti 1 se così vi piace. Ma Turati non può non ricordare la esperienza nostra, i nostri ten– t,ttivi1 la nostra p1·opaganda 1 a lungo esercitata, nel proletariato feniminile; tutto quel lavoro che, se poi ai arenò (e ne vedremo le cagioni), hastò però a dimostrare come il risveglio delle donne lavoratrici crescesse iu ragione diretta della noStra azione, idea– listicamente socialista, esercitata in mezzo a lorn. Erano migliaia, nel 1 96, nel '97 1 e, più tardi, nel '901, le operaie delle pii1 diverse industrie, che a~– correvano alle nostrn conferenze ed entravano, allora, nelle organizzazioni. Nò mancò la partecipazione alle battaglie politiche. Per le elezioni del 'f)7 la Fede– razione socialista milanese diffomlevA, a. diecine cli migliaia di esemplari, un opuscolo, diretto esclusi– vamente alle donne, compilato dal Gruppo socialista femminile, e le lavoratrici intervennero con ardore di neofite, cooperando ai primi trionfi dello stesso Turati nel 5° Collegio di Milano. E 1'11gitazione per la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli non fu opera delle donne socialiste e s01>ratutto operaie? Ci vollero ben quattro Congressi (i resoconti son là) perchè la loro assidua insistenza persuadesse alfine, nel 1900 1 l'apatia mascolina del partito a propu– gnarn la vitale riforma, presentando quel disegno di legge, preparato dal Gruppo socialista delle donne milanesi, che doveva approdare 1 attenuato 1 dopo i cento Comizi popolari, nella legge attualmente in vigore. Si scatenò la raffica del '98. 11 partito, subendo la necesl!ità indeclinabile dell'ora, fu costretto, per dehellare prima la reazione e quindi per consolidare la libel'là, a polarizzarsi rnrso altre mete, persua– dendo e proseguendo l'unione elettorale dei partiti popolari i e le dorme, che non sono elettrici, vennero (questa è la verità) lasciate in llisparte. Non furnno pilt viste, 11llnsoglia dei scgg-i elettorali 1 le giovani la,,oratrici, cinte della simbolica fascia colore di fiamma 1 fiaurmeggianti di entusiasmo esse stesse .... 1\fa quelfa scomparsa dimostrò soltanto, e dimostra, che il socialismo aveva, ed ha, smarrito gran parte del suo fascino ideale e morale. J~ non v'ò dtt es– scl'lle lieti! I: così l'assenteismo, la incapacitì, politica, l'igno– ranzn. e la soggezio11e al clero, questi argomenti onde ai fanno forli i socialh:,ti contro il voto alle donne, oh! non sono essi davvern che li hanno inventati! Sono gli argomenti che, in Germania, prima del 'GO, gli Junl:er, i nobiluomiui campagnuoli, più di recente in Austria. liLgrnsea e grossa borghesia, ripete\•ano a perdifiato contro il suffragio universale nrnschile; li ripeteranno ugualmente i nostri fcudatarii mel"i– dionnli, quando \'errà. la sua. orn. Lo stesso BelJel confe8sa che, aneorn nel 1863, egli era ostile al voto univer.-mlc maschile, per queste stesse ragioni: eletto deputato nel 1867 dal suffragio universale, ai con• vinse del suo t rrOre, come si convinsero tanti altri con lui e dopo di luij così 1 conquistato il voto alle donne, le conversioni del senno di poi crescerebbero 111\'infinito. Ma io veggo già Turati, che, attenuando tutte le riserve del partito socialista, si trincera sempre più dietrn la « legge di gradualità 11 , 1.t.cui• « le ammi– re\loli 71 lavoratrici dell'Austria avrebbero - egli crede - fatto così encomiabile omaggio. ~ra, anche qui, è un errore madornale. 1n .Austria, il partito e le donne socialiste accettarono bensì il solo snffrtt.· gio maschile; lo acceitarono come un acconto, non perchò avessero accampata la necessità di siffatta gradualità sin dagli inizì della lotta. Scacciate dalle prime trincee, le classi privilegiate, repugnanti ormai da adoperare i fucili e le mitragliatrici, pensarono di ridurre il danno a metà, escludendo dallit. vittoria le donne, la cui missione esse avevano tradizional– mente simboleggiato nelle famose tre I(: /(inder, J(i.rclte, I(-iiche (bambini, chiesa, cucina). SociaJ-iati e socialiste, d'accordo, trovarono utile 11011 giocare il tutto poi tutto, contentarsi, per il momento, della trincea conquistata, e accettarono la transazione. Ecco dun– que sfuggite a Turati anche le «ammirevoli,, lavo– ratrici dell'Austria. Che cosa più gli rimane? Rimane a me di spezzare una. lancia in difesa del ComihLto nazionale pel suffragio fernminilc. Perchò, in verità, non mi riesce di spiegarmi tanta l'igidifa cli partito di classe, di fronte al movimento femminile non proletario, mentre, nei rapporti coi partiti politici borghesi, i socialisti hanno smussato cosi generosamente gli spigoli della loro classica intr11nsigenza delle origini. Dacchè - e per delle ottime 1·t1gioni1 che qui non discuto - le tendehze alfinistiche bloccarde o popolariste presero il disopra nel partito - fino ad abbracciare, al di là della piil rosea democrazia, il liberalismo delle " sante me• morie II e del II panteismo sociale 11 - quando mai il partito socialista accampò la pretesa di poter la– \'Orare con uomini di altri partiti e di altre c'lassi, soltanto a patto ... che diventino socialisti e prendano il battesimo nelle pure acque proletarie? Forsechè le donne di qualunque ceto - professioniste, impie– gate, insegnanti, commercianti, direttricì di iudustl'ie - non hanno tutte le ragioni del mondo di recla.– mare per sè i diritti di cui godono gli uomini ? O potrebbero venir loro contesi, solo perchò la loro bandiera fosse moderata o clericale? Se i socialisti si 1:,entissero convinti fautori di un suffragio universale autentico, e non a scartamento ridotto, saluterebbero con viva aoddisfazione anche le suffragiste non proletarie, come un coefficiente efficace all'auspicata vittot·ia. Solo si l'iserbercbbero di combattere quella. qualunque proposta di legge 1 che intendesse limitare il voto ad alcune categorie femminili privilegiate. E ciò, non perchò i diritti politici e amministra– tivi, per le donne non proletarie, rappresentino una. specie di sport o dì snob'ismopolitico. Ma perchè le donne - al di là della solidarietà di sesso - ap-

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