Critica Sociale - Anno XIX - n. 19 - 1 ottobre 1909

CRITICA SOC[ALE 291 prodotto un meraviglioso aumento dì entrate. Si può asserire anzi che tutta la recente prosperità. del no– stro bilancio si è poggiata sul crescente g-ettito di questa categoria, che in uu decennio ha. visto au– mentare di quasi 150 milioni i suoi proventi. Ma dilatare ancora la tassazione indiretta, Sftrebbe iu g-iusto e pericoloso: ingiusto, perchò aumcntercbhc il carico che grava sulle classi pii1 numerose e più povere; pericoloso, perchè non è mai finanza solida quella la cui floridezza dij)Cnde dalle mutevoli vi– cende del consumo. Di più, i prevedihili aumenti di questa tasimzione indiretta - do1>0 aver servito a coprire gli impe,:tni già assunti con leggi dello Stato e i cui effetti si s,•ilupperanno nell'avvenire - deb– bono risarcii e il bilancio della perdita che sarà per derivare da quegli sgravi che, come quello del dazio sul grano, non si possono più oltre procrastinare da una saggia democrazia. Le tnsse di fabbricazione - che rientrano nelle imposte sui consumi - sono però suscettibili di un maggior provento anche senza aggravio dei consu– matori. Un miglior ordinamento della tassazione degli spiriti, e una diminuzione dell'eccessivo mar– gine di guadagno oggi lasciato agli zuccherieri, po– trebbero - in caso di assoluto bisogno - rinforzare il bilancio. Vengono finalmente le imposte dirette. E qui un esame anche superficiale delle loro vicende. può avvertire subito che, delle tre imposte: sui terreni, sui fabbricati e sulla ricchezza mobile, solo questa ultima riesce n seguire, con sufficiente corrispon– denza, l'accrescersi della ricchezza nazionale. Le due prime invece, o procedono a ritroso, o non riflettono che imperfettamente le vicende della ricchezza che esse sono incaricate di colpire. Qui è evidente, dum1ue, che Pimposta è mal congegnata, troppo ri– gida, inadatta a. seguire gli sviluppi della nuova economia. nazionale, e perciò è inelastica, irrazionale ed ing'iusta. Rinnovare queste imposte diventa quindi il còmpito vero della riforma dei tributi. Senonchò la riforma delle imposte dirette porta con sò la riforma della finanza locale. Pur prescin– dendo dai hisogni urgenti di questa finanza locale, essa è troppo collegata all'ordinamento dell'imposta sui terreni o sui fabbricati: perchò la riforma tribu– tari.L non pensi a risolleyarla e a riordinarla. Concludendo, il campo proprio della riforma dei tributi è costituito dalle imposto dirotte e da quelle loro appendici che sono le imposte locali. JI legisla– tot'e non può che in questa sfera (prescindiamo na· turai mento dfLquei bisogni urgenti del bilancio che si possono più facilmente soddisfare ritoccando .le altre categorie dell'entrata) esercitare un'opera sa– piente e complessa, per ottenere cho il tributo si proporzioni esattamente al sacrificio, si distribuisca equamente sulle varie forme della ricchezza, risparmi i piccoli e colpisca i grandi redditi, sonza per altro inaridire la loro facoltà di riproduzione, adotti si– stemi meno costosi e meno antieconomici, agevolando così lo svilup1>0 ,H tutte le forze produttive ciel paese e quindi l'accrescimento rapido del suo reddito cum– plcssi\'01 di cui l'imposta deve riflettere esattamente le vicende, se vuole sopportare senza scosse gli oneri crescenti dello Stato, chiamato, dall'espandersi della stessa vita economica, a sempre nuove e maggiori funzioni. . * • Circoscritto il campo della riforma tributaria, oc– corre indicare il principio direttivo a. cui deve uni– formarsi. g qui giova ricordare brevissimamente : principi ioform11tivi delle riforme trihutaric che sono state testò proposte in Inghilterra ed in Francia. Si è fatto da alcuni - dall'on. Nitti, ad esempio - molte meraviglie per i fervidi applausi che la. stampa democratica italiana ha rivolto a David I,loyd-George e al suo bilancio. Si è detto: a che tanti plausi se !'rtalia, e in ore in cui prevalevano i conservatori, ha tassato la ricchezza ben più cru– damente cli quanto propone oggi il ministro inglese, a comi11ciare da quell'imposta sullo Successioni, che da noi arriva al 22 per cento e in .Inghilterra non suµerorà nrni il 15 per cento, fino a quell'imposta sul "alor capitale delle aree fahbricabili che Llo~·d– Oeorgc propone di un mezzo penny per lira sterlina e che la legge per Roma dell'l L luglio I 90i eleva al 3 per cento? Ma il significato profondamente democratico del bilancio di ì\lr. Lloyd-Oeorge non sta nella crudezza della. l'assazione, bensì nel fatto che egli) posto di fronte a due soluzioni, l'adozione dei dazi protettivi - la tariffa " scientifica 711 como dicono gli imperia– listi - o il rincrudimento della tassazione diretta, non ha esitato a prefel'ire quest'ultima. Ora - e qui Ata tutto Pinsegnnmqnto della rifo1·ma inglese - il prog-io del bilancio di 1.loyd-Georgc sh, nell'aver saputo colmare il deficit - deficit gravissimo in causa sopratutto delle nuovo e formidabili spese militari - con un abile ritocco dello imposto di– rette. Va per altro notato che l'opera del Cancelliere dello Scacchiere è stata agevolata dalla struttura del sistema tributario inglese. L'income tax, ristahi– lita da sir Roberto Peel nel 1842, si presta magnifi– cameute a colpire la ricchezza con un congegno semplice ed equo, il quale, mediante le detrazio11i e i sagg·i dcgressivi, tiene surficientomente conto degli clementi personali del reddito. Così il nuoYo bilancio inglese 1 con una più aspra tassazione dei redditi maggiori, e con una super-fax sulle entrate annue superiori alle 6000 sterline, riesce a coprire circa la metà del suo fabhisogno. JI se~reto, dunque: della riforma inglese sta nella preesistenza di una grande imposta sul reddito, che colpisce, con le su~ varie schedule, le varie cate– gorie del reddito. E mercè questa imposta che l'Jn– ghilterra può avere - oggi, como dopo la guerra del Sud-Africa - uu bilancio così clastico da pie• garsi clocilmeute ai bisogni del paese. Alla stessa conclusioue conduco l'esame ciel pro– getto Caillau.x 1 intorno n cui tanto si è discusso in b'rancilt e fuori. La rifornrn tributaria francese, in– dirizzata, in questi ultimi anni, alla ricerca di nuovi-, di:sponibilità finanziarie da dedicare alla legislazione sociale, poggia tutta su questi duo principi: trasfor– mazione delle attuali e antiquate imposto dirette in una. imposta generale sui redditi, ripartita in sette categorie o schedule, e creazione di un'imposta com– plt>mentarc progressiva sul reddito globale dei cit• tudi11i. Gli esempi iugles~ e francese conducono, dunque, a questa conclusione: che urHl riforma della tassi~– ziono rliretta. 1 por riuscire equa e capace di riflettere esattamente le vicende della riccliezz,t 1 deve mirare ulla creazione cli vere e pl'Oprie imposte sul reddito. Queste im1rnste - in attesa <li quella impo~ta unica progressiva personale sul reddito globale. a cui certo è riserbato l'avvenire - possono, per ora, sdoppiarsi in una. imposta JJ,-incipale anal1tim sul reddito, e in u11a imposta. compleme,1fare sintetira pure sul 1·ed– dilo. Il pl'oblema della riforma. tributaria in Italia (pro– blèma che, come abbiamo dotto, involge, por la con– ncssità della materia, anche quello dcllft finanza lo• cale) consiste appunto nella mutnzione della nostra Yccchia tassazione diretta in queste forme più ra– ~donali, pii, eque e più prod11liivc. Vedremo in un altro articolo quale ò. in concreto, la via migliore da seguire. I\' ANO.I::Bo:xo:m.

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