Critica Sociale - Anno XIX - n. 13 - 1 luglio 1909

198 CRITICA SOCIALE La brutale verità. Quando da noi si discol'l'c di Trieste e dei paesi del litorale, si è in obhligo di ricorrere a quel certo frasario, fatto di sentimentalismo e di ignoran:r.;;1 1 che talvolta ci presenta quei paesi come completa– monte italiani, e schiacciat.i cd oppressi dalla ti- 1·a11nide austriaca, e, fai altra, come terre abitate da <rentc completamente csfrauca alla nostra vita nazi~ualc, nlh~ nostra. storia, alla nostra civiltà. Un autorevole rappreseutante del nazionalismo triestino - l'itvY. Riccardo Pittori, presidente della "Lega Ka,-,ionale 11 - riferiva, or son poche setti– mane e con un legittimo senso dì rammarico, una domanda rivoltagH da alcune dame fiorentine, che ostcntavHno 1111 certo interessamento per la causa nnionale. - A 'l'l'ieste chiedevano lo belle ignoranti si parla tedesco, nevrnro? L'episodio vale per cento Se nelle classi cosidette colte ò così crassa l'ignoranzit intorno alle condizioni dei paesi adriatici 1 immaginiamo che concetto ne aHà il popolo lavo1·atore 1 che 11011 ha l'obbligo di studiare i problemi della politica internazionale. Ma questa ignoranza non è puramente casuale: essa è favorita dai pa1·titi militaristi e irredentisti, perchè è il migliore e più sicuro coefficiente ai loro disegni. Si può sostenere, anzi, che tutto lo sforzo di quei partiti è diretto ad offuscare la yerità, perchè non sia conosciuta.. E quando si imbatte in taluno, o in qualche partito, che non esita a proclamarla, allora sono alte l;rìda di protesta o rli indignazione. In breve; la temuta ed esecrata verità è questa: 1'rieste non è una città esclusivamente italiana. A 'l'rieste convivono, da secoli, due stirpi diverse, due distinte nazionalità: gli italiani e gli sloveni. Gli ital\ani furono sempre e sono tuttavia la parte più eletta della cittadinanza; prevalgono nella vita economica, intellettuale, amministrativa: sono essi che han dato vita e sviluppo alle grandi aziende industriali e ai febbl'ili traffici commerciali, che fanno di Trieste un grande emporio economico, il più im– portante porlo di mare dell'Adriatico. Sono essi, gli italiani, che hanno sempre rappre– scntnta la città al Governo di Vienna; sono essi che danno impronta, veste ed anima alla vita cittadina. Gli sloveni, invece, vissero sempre in condizione di sottomessi e di tollerati. Ancor privi cli una vera e prop1·in coscienza nazionale, sospinti dal bisogno a cercar lavori e guadagni nella operosa città, ei,si cominciarono - fino da parecchi secoli addietro - a immigrn.re nella città di /l'ricste, lasciando le de– solate e misere campagne dellft C.irniola, dell'fstria, del Carso. r! fenomeno di immigrazione slavai che era, ed è, un fenomeno puramente ed essenzialmente econo– mico, costituisce il nocciolo fondamentale del pro· blema che andiamo trattando. Perchè gli slavi scendevano adagio, adagio, dalle campagne e dalle montagne per accamparsi nella citt~, e ivi nidificare? Per ragioni di interesse; pei· trovar lavoro, perchè il lavoro veniva loro offerto, perchè si vedevano anzi preferiti talvolta. all'operaio triestino, perchè - come dappertutto - non avendo ançora sofferto il contatto corruUore della grande città - ave,'ano minori bisogni, piìi oscura coscienza del loro diritto - quindi si prestavano a lavorare a migliol'i ,condi– r.ioni, in confronto della mano d'opern locale. E quel eh.e avvenne ed avviene in tutte le città, e che noi conosciamo col nome di w·ban'ismo. Si poteva evitare questa tendenza im1nigratrice <lei campagnoli sloveni nella città di 'L'l'ieste? r fatti rispondono: No. L'azienda industriale ob– hediscc esclusivamente alle lcg·gi economiche. Imma- ginare un capitale nazionalista, che tende a far l'inte– resse della propria nazionalità, è immaginare l'as– surdo. Viviamo nel mondo della libera concorrenza e l'intrapresa industriale vince in quanto riesce a produrre bene e a miglior mercato. L'architetto, che deve costruire una casa, non può fermarsi a passare in rassegna hltti gli operai del suo cantiere e domandai· loro che opinioni hanno, che lingua parlano Non ò necessario sapere se la ~lonna, · che porta su per le armature il secchiello dt calce o la pietra viva (io ho visto solo a Trieste la donna muratore), sia una povera slava cacciata vi_a dal suo villaggio dalla miseria grande e inesorabile; basta che la. mano d'opera costi poco; elle la casa costruita possa. offrirsi a prez:d convenienti al proprietario; che l'impresa, in una parola, consenta i lucri e i pro– fitti che l'imprenditore si ripromette. Or son pochi anni, ,•enne anche ventilata Pidea di promuovere una corrente d'emigrazione artificiale, che dal Trentino avrebbe dovuto condurre a 'J:rieste la mano d'opera che periodicamente si dirige nel centro d'Europa, ma l'idea si dovette abbandonare. All'imprenditore, che tiene lì sul luogo la mano d'opera che meglio gli couviene, voi non potete im– porre, per alcuna ragione, dì preferirne altra, consi– gliata e suggerita dagli interessi politici. 1çd ecco segnata la via alla immigrazione. L'ope– raio slavo entrerà nel grembo della vita cittadina; formed~ la sua famiglia, pagherà i tributi, manderà i figli a scuola, e, siccome è anch'esso suddito au– striaco, sarà considerato un cittadino come l'italiano, nei riguardi delle leggi di Stato che estendono la loro azione su tutti i paesi della l(onarchia. Così la popolazione slovena andrà sempre più in– fittendosi, dai lavori più grossolani e manuali s 1 in– fìltrerà nei commerci e nelle aziende industriali; si fonderanno le banche per aiutare lo sviluppo econo– mico della stirpe; poi si creerà l'organizzazione po– litica, che assumerà, nelle competizioni di partito, la difesa rlegli interessi dei connazionali, e, via, via, si avrà la compagine nazionale, anzi nazionalista slava, che si accampa nel cuore della città italiana e l'C– clama uguaglianza di trattamento. Fin qui, il lettore lo ha potuto constatare) non è peranco notata la presenza nè Fazione del socialismo. n proces:o di immig-razione sla,,a segue le strade dell'interesse economico, e non è in potere del so• ciRlisrno, nè <li arrestarlo, nè di deviarlo, nè di l'itar– darlo. Quando il socialismo entra in iscena, l'infiltrazione slava è già un fatto compiuto, ond'è che appare ancor più mostruosa e cattiva l'accusa, che si muove al socialismo triestino, di voler slavizza,·c 'l'rieste. ì\'fa di questo discorreremo più tardi. Denazionalizzamento naturale e denazionalizzamento artific::ial~- [n questo affrettato scritto io non ho certo la p1·etesa di esaminare, con minuta e profonda analisi, tutta la complessa questione nazionale, bensì cer– cherò toccare quegli aspetti del problema che più interessano la polemica d'attualità. :Kon posso però non accennare a quel processo di" sna.zionalizr.azione" che sarebbe nei disegni del nazionalismo slavo, o del quale i'l socialismo triestino si farebbe complice volontario e cosciente. È necessario intanto stabilire) nell'interesse della verifa, e a conforto di quanti italiani Rmano dav– vero e vogliono lo sviluppo e il progresso della no– stra. stirpe, che, malgrado Fincontestahile, inan·e::,ta• bile penetrazione slava nella città di Trieste, mal– grado la fusione sempre più intima delle due stirpi, l'intreccio ognor più solido degli interessi, e lo stes:.;o incrocio prodotto dalle unioni sessuali, nessuno -

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