Critica Sociale - Anno XIX - n. 13 - 1 luglio 1909

I9-1 CRITICA SOCIALE mentato gli utilitarismi egoisti, ha ucciso l'anima socialista e l'idealità rivoluziouarla delle masse 1 e s'ingegna oggi di resuscitarla e galvanizzarla con un richiamo ai grandi principi .... No. Nè sconforti, nè pentimenti, nè resipiscenze, ma tranquilla constatazione di .un fatto prevedibile e preveduto. Non sono le forme cooperative che suscitano gli egoismi. Essi sono nella uatura del– l'no11101 e s·a1imentaro110 d'un secolare insegna– mento d'individualismo. Le forme cooperative hanno, al più, al più, rivelato un fenomeno che non ha nulla tli nuovo. E Si\,rebbe da fanciulli ciechi !o slar lontani dalla Cooperazione perchè essa ci svela oggi qnei difeU.i che uscirebbero in luce domani, nel Socialismoi dato chiesso potei-:se essere attnato per altre magiche vie che uon sian queste, dure e s~1ssose fiuc!tè si vuole, che noi 11ercorriamo! Perchè è qui il punto su cni più giova insistere: che 11oi. senza generalizzare Fesempio nostro ad Hpplica7,ioni impossibili 1 siamo però profondamente convinti che il Socialismo debba attuarsi in questa di retti ,·a ed attraverso queste forme associati ve della produzione, che sono assai più di scuole o di palestre o di sperimenti, ma sono veramente Pnffermarsi concreto di un nuovo assetto sociale. F. q11este difficoltà, psicologiche, che tali nostre– istituzioui mettono in luce, riuesti egoismi, che riuascono 1 questa ritornaute tendenza clell'imlividuo a. pensar a sè, del gruppo a imbozzolarsi in sè, della categoria a chiudersi in casta, rapprnseutano per noi 1111 passo decisivo e, per un certo senso, bel– lissimo dell'arduo cammino. Aver condotto i lavoratori a questo cimento, averli posti nella condizione di guardare entro se stessi, di comprendere che da essi dipende il pro– seguil'e o il fermarsi, e ch'è 11elle loro mani il loro destiuo, è già. uua piccola gloria, è gioia severa e<lalta. Che fase immensamente ulteriore è questa, in confronto delle piccole facili tappe, in cui il lavoratore uon ha che funzioni elementari da com– piere, e gli basta. l'eutusiasmo verboso, lo sdegno pugnace, l'ordine della battaglia elettorale, l'au– dacia e magari anche il sacrificio momentaneo ed esteticamente eroico d'uno sciopero! (-ln i ò veramente la clasi:;e lavoratrice che si trova, virtualmente, in couspetto del Socialismo, di questa forma rli convivenza in cui occorre un'elevata co– scieuza di doveri e una disciplina incomparabil– mente più nobile di quella coatta e antomàtica a cui ci piega il sistema borghese; e che deve dar la prova d'esser degna e capace di diventar citta– dina e signorf\- di codesto mondo magnifico ed arduo. Noi siamo convinti che questa via è aspra e sparsa di rovi, ma siamo del pari convinti eh' è per essa che bisogna passare: e che chi l'evitasse oggi, si troverebbe a ciovervi passare domani. Noi vo– gliamo resistere alle lusinghe cii quelli (non ne manca m,ti qualcheduno iu nessun luogo) che iu– vitauo a lasciar la stn1.cia 1-lella Cooperazioue che "imborghesisce 11 (!!) l'operaio, per prendere la. facile ~ piaw1. via delle grandi agitazioni, della. propa– g,tnda tonante, in cui si tien sempre viva agli Ol'chi del popolo la visione del futuro mondo socialista; la via semplice e rudimentale clei primi tempi. E questo lo chiamerebbero un "tornare ai principi v· Noi invece, per l'appunto, non "torniamo " ma arriviamo ai principi per questa stra.da di pratiche e du1·e esperienze i e i cosidetti principi, cioè quella legge di solidarietà e di ginstizia, che si ba così volentieri sulle labbra, applichiamo e saggiamo al cimento dei fatti. E per questa ragione me(le:,ima., per questo bi sogno, che seutiamo, di metter cl'Hccordo Fopera cou le parole, dai nostri pru~simi couvegui prule- tari uscirà uu appello che non sarà inutile nell'at– tuale momento del Pal'tito in Italia. Il socialismo italiano è esso maturo per un'opera di revisione dottrinale, come, bene o male, ha com• piuto l'opera rli revisione pratica uella sua intema compagine e nei suoi indirizzi? È maturo abba– stanza per sentir questo contrasto doloroso) umi– liante, demoralizzante, che c'è, fra quel che esso va facendo e dicendo fra le masse, e i dubbì, e gli eleganti scetticismi, e i vaga.bondi oscillamenti di certa ~na prorluzione teorica? Vogliam noi imi\;are i preti, che promettono ai poveri un paradiso in cui essi non credono? 'J';-t\volta, a leggere certe elucutin1.zioni tli scien– ziati o studiosi nostri, si ha qnest'impressione di turbamento e cii sconforto. E noi, che siamo pro– fondamente convinti, appunto per i quotidiani e.sperimenti, che nn assetto, il quale non fosse lmsato sul collettivismo, non ~ttrebbe che del capi• talismo larvato, e non varrebbe Ja pena di trwte lJA,ttaglie; noi. che non vogliamo imporre la fede collettivista per forza a nessuno, e che abbiamo il massimo rispetto per i dnbbì scientifici di coloro che studiano, ctesi1leriamo però che questo loro stato di coscienza li porti a un esame più deci8ivo e a conclusioni più concrete, che non siano le ambigue incertezze a cui son pervenuti finofa, e che mostrano o l'inconsistenza di metodi teorici cui mancò troppo fiuorft il materiale sperimentale, o una non simpatica e non educativa indifferenza intorno ai massimi problemi ciel divenire sociale: il quale ha bisogno, non <li fedi cieche e di mentiti miraggi, ma di indirizzi consaputi e di mète sn cui splenda un faro e non una. lucciola.. * ·:+ •J!, Quanto alht nostra azione prntica) siccome uou siamo dei predicatori nè dei metafisici, magari vestiti da positivisti, così quest'armonico coordiua– mento del nostro movimento proletario cooperativo in nna forma che escluda monopoli e egoismi, non l'affìcliamo solo al l'ichiamo dei priucipì rnassimi del nostro programma 1 ma l'at"fitliamo sopratutto (come fu detto ia un precedente articolo) alla forza medesima dell'associazione, suscitando da essa \ reciproci freni spontanei ai! og-ni tentativo <li so– vrapporsi, e facendo di essa,, posta sulla base del consumo, la larga palestra aperta, in cui a. nessuno sia concesso appartarsi e serrarsi in nucleo ostile ed infesto agli altri. Koi predichiamo il dovere, ma lavoriamo a edificare nn organismo governato da tali congegni e rapporti, per cui il dovere coincida col diritto e con Fiuteresse di ciascuno e di tutti, e il lavoratore ne acquisti coscienza e s,acconci volonteroso alla legge cli una convivenza superiore. E del pari (è questa una osservazione che forse non è inopportuua a conchiudere queste note sul presente e tipico "momento., della vita socialista.• !ll'Oletaria.regghtua) noi miriamo a (\iffon1\ere, nnche all'infuori delle nosLre mura di parLito 1 la cosciem:a. di 11nesto fatto apparnuterneute paradossale. Dtt anui ed anni, i partiti eouservatori lodano la or– ganizzazione professionale 1 ciisingoli gruppi, neutra, apolitica, indifferente, inspirata ai soli specifici suoi interessi economici, lontana co~ì dalle lotte dei partiti, come (lalle vaste correnti dell'universo movimento proletario. Da anni ed anni, la stampa borghese addita allo $(legno del pacifico ed onesto cittadino la org-anizzazioue animata di iclealità socialista. e lottante a fianco di altri ~serciti, nella visione d'uu grau fine comuue di rinnovam(jl.ltO sociale. Ebbene: se '(e gli esempi non maucano in Ittilia. ed in ,fnwcia) vi furouo muLi di categorie che

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