Critica Sociale - Anno XIX - n. 11 - 1 giugno 1909

('JU'l'ICA SOClAI.I•; Jfij LAINFERIORITÀ MERIDIONALE (Co11ti1111n:do110 dello studio sul lu1iroudismo siciliano) Abbiamo esaminato il problema siciliano nelle sue particolarità caratteristiche; ma esso è parte princi– palissirrnt del problema meridio11alc 1 a\Ja cui solu– zione ò legata h~ posiziono del\1ltalia nel mondo ci• ,·ile. Occorre dunque concludere questa parte ciel no• stro studio con uno sgun.rdo alla questione della tanto discussa inferiorità meridionale. t O - ( cnrattori unitari nnzionnli. Si sono rilevate le differenze antropologiche e so– ciologiche tra gli Italiani del No1·d e quelli del Sud, per derivarne la conclusione di due Jtalie 1 di due razze, senza poi vedere porne queste due supposte razze abbiano formato, non per forza di conquista mfL per pubblico consenso, un'unica nazione, e come i caratteri unitari abbiano avuto predominio su quelli differe111.iali e tendano vicpiù ad averlo. La rieercn dei carntteri unitari della na~iono italiana dlllle Alpi al Boeo non è i,tata ancora compiuta, perchè sempre per tipirito di camorra localista e regionalista si ò speculato sulle differenze locali o regiorrnli esageran• dole. J..a dh'isione dcli' Italia, dopo quasi otto secoli di dominazione 1·omana, fu prima dovut1t agli struppi fatti dnlle iuvasioni harbariche, e dopo al \'aticano che avea posto col potere temporale un possente cuneo nel cuore delht Penisola. 8i aggiunse che ogni am– bizioso clidominio 1 per mantenersi nel ristretto campo che non riui,civa u oltrepassare, si \'abe, esageran– dole, delle ditrerPnze etnografiche e delle pnrticohtri necessiti\ locali. Le correnti unificatrici tra H ~ord e il Sud di consegueuzft si ruppero. lnfìnc, la domi– nazione spagnoht. e borbonica al sud e quella tedesca al noni portarono tale fittizio contributo dì caratteri differenziali, che fu perdino perduta nelle popoht– ;doni la iste:;sn :10zione g-eografica. dell'ltnlin. Pure i caratteri originariamente unitarì, rimasti sopiti pili secoli, non morirono, e risor:;ero eta sè nella. rh·olu– zione che condusse ad unità la nazione. l ra.tlOri unitari tra le diverse parti della Penisola e delle isole italiane sono 11ssni m,t.ggiori o profondi di quelli differenziali. Le stesse popolazioni lungo il confine alpino, quantunque influenzate da elementi gallici, teutonici ed illirici 1 sono state sempre attratte dalla nazionalità italiana contro il tentato e non mai riuscito assorbimento di esse dalle nazioni transal– pine. C 1 è di più: tenendo conto delle differenze fisiche ed etnografiche della. ,•11lhtta del Po, l'Italia meridio• nale è maggioranza uel corpo della nazione, perchè pii1 propriamente finisce al classico Rubicone, e PI• calia. geometricamente centrale è più simile al Sud che al Nord. Chi valica l'Appennino da Pistoia a Bo· logna può accorgersi di ciò. l-: 1 inoltre erroneo dire che i fattori unitari delle popolazioni italiane ab– biano la prima origine nella dominazione romana, perchè essi cloveano prec:>sistere per dare all'Italia risorta una spiccata fisunomia nazionale: difatti la. Francia celtica, pure latinizzata dai romani, con– serva nella sua lingua, molto atfine nel vocabolario e nella grammatica alla italiana, una così diversa anima. Dall'Italia centrale, con la colonizzazione etrusca ed umbra, la emigrazione dei Siculi e la domina– zione romana, sgorgarono i pii1 forti fattori dell'unità nazionale, diffondentisi al Nord e al Sud. Dnlht notte del Medioevo sorgeva la m10,,a lingua unitaria ita– liana. pur nell'Italia centrale, in Toscana. Oli Italiani si sono sempre gloriati della grandezza di Homa antica. Questa li riunì per la prima volta sotto la sua ferrea tnl!,110; ma essi trovarono in Roma ht madre che stringe attorno a sè i figli, e diedero da diver:rn parU d'Italia i migliori uomini ttlla latinitlL. Invece Boma, dagli filtri popoli nnche atlìni, da cssR. domi11ati 1 fu ritenuta. sempre strnniera. Or che f\.VCttno gli Italiani cli originariamente comune tra loro e con Roma, più clic non a,·csse questa con gli altri popoli mediterranei? Questi fattori unitari non doveano pr<'C· sistere alla dominazione romana, o non doveano rima– ne1·elatenti dopo la dissoluzione na~ionale creata dH.11<• invasioni e dominazioni e dal Vaticano:' -Quando ùel– l'rtalill non parlavano che i soli IC'tterati, i pili grandi poeti italiani 8i coronavano di alloro in ('ampicloglio come in un centrn simbolico d'itali1tnW1. Il ritorno nllc memorie classiche, dopo le tenebre delle invai,ioni barhariche e del cattolicismo medioevale, ru chia– mato ltinascimento, pcrchè non potea l'Italia risor· gero dal suo millenn11rio sepolcro se non rìattac('iln– dosi alle glorie antiche. rt l{isorgimento italiano tlel secolo X.IX .,con ht.conquistat,L indipendenza cd unità, fu la esplos ione improvvisa dei fattori unitarì, man– tenuti vivi dalle memorie classiche. L'[talia, stitntlo solo agli indici differenziali di ci\•iltà. tra il .Noni e il Hud, non si sarehbe dovuta unificare. Percorrendo l'ltalia in tuttu la sua lunghezza, si vedo che essi\ fu fatta da natura per divenire, nella. sua varietà, uno dei pili armonici paesi del monùu. Al Sud ed in Sicilia la montuosità, il latifondo se– minativo e pascuo e le colture asciutte specializzate j al Nord la pianura immensa, attraversata dal Po, e le colture irrigue e consociate: sono duo situazioni geografiche ben rliverse che dehboao integrarsi a vi– cenda. La disorganizzazione produttiva lascia ngli uni il Sud ed agli altri il Nord; il capitalismo, fon– dato sulla concorrenza individuale, non può armo– nizzare la produzione agricola del Sud con quella del .Nord j spetta. ciò al proletariato con le grandi Cooperative di produzione o di consumo federate nazionalmente . .l vari prodotti agricoli del )Leuo– giorno e del 'cttentrione d'Italia dovrnnno, per virtiL dell'organizzazione proletaria 1 integrarsi a vicenda nel mercato nflzionule, come in 1111 vasto podere i prodotti specializzati cli vari appezzamenti cli terra si armoaizzano nell1interesse unitario della printta intrapresa agricola . .Nationalizzaudo la produzione o il consumo per via dell'organizzazione proletaria, che bisogno c'è, per esempio, di coltivare la vite in ogni plaga anche meno idone1t d' [talia e perpetuare con ciò una crisi enologica senza rimedio? 2° - La dN·ndeuza 111cri!lio11alc. I denunziatori dell'ltalia harbara limitano la loro argomentazione alle differenze notevoli negli indici cli civiltà. tra il Nord e il Surl, ma non hanno ·rilevato le pur notevoli differenze tra paese e paese ddla stessa lralia barbara. Per essi, mezza Italia ò tutta barbara, mezza è tutta civile, e questo è quanto . .\la l'rtnlia meridionale è molto v1Hift. Sono, per esempio, notevoli le differenze tra la Sicilia e lu Sardegn1.t e tra le parti orientale, centrale etl occidentale della stessa Sicilia. Si riscontrano nella sola Sicilia le varie forme della delinquenza tm i popoli btll'bari e quelli più evoluti: il nmlandrinaggio brigantesco e la razzia di animali nei paesi a latifondi; l'a':lsa,sinio tm le zolfare; la mafia a Palermo; Il reato di falso a Ca– tania; il fosco politicantismo a Alessi1rn; e la scarsa criminalità per apatia nel Siracusano. La. stessa 8i– cilia, barbarnmente latifondistu, ha alcuno superiorità sulla Calabria e sulla Basilicatn. Anzichè semplice– mente assommare dei dati statistici, senza un es11m0 differenziale, per il confronto tra la coal detta lbtlia barbara e l'Italia superiore, bisognava piuttosto ri– cercare perchò in Sardegna c'è :)oca popolazione ohe non emigra e in Sicilia eccesso di popolazione e di emigrazione; perchè lu delinquenza è così vari!\ di forme ed intensità tra le varie regioni della stessa Italia meridionale; perchè il siciliano facilmente si

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