Critica Sociale - Anno XIX - n. 4 - 16 febbraio 1909

CRI1'ICA SOCIALE 63 nomici, li abbia recisi e sistematici oppositori. Ed ecco perchè, nonostante le tare <leiKarageorgevich e dei Petrovich, e impregitvlicato l'assetto finale rlel serbo-croatismo, ogni passo avanti dell'Austria in Serbia deve essere un cas-usbelli. per il socia– lismo austriaco. Fortunatamente, è PAustria stessa a lavorare as– siduamente contro lo scoppio <li un simile casus belli, e ad accumulare non soltanto ostacoli a sue conquist e future, ma pericoli per le conquiste passa.te. E non è la prima volta che alla burocrazia absburg hese accade di lavorare a.i suoi danni finali. Chi avrebbe potuto aiutare meglio il Piemonte <li quello che l'Austria fece nel Lombar<lo-Veneto fra il 18-19 e il 1857? E chi sa che il processo panserbo <li Zagabria non giovi al serbismo assai più <li ciò che possa. anche avergli nociuto Fan• nessioue della Bosnia! Questa burocrazia absburghese è, per vecchia tra• dizione, prepotente coi pochi e debole coi molti, ma 1 poichò i molti automaticamente crescono di numero e di forza, le accade spesso di essere do– minata, pur in apparenza di dominatrice,e di com• metter peccati di debolezza che il mondo scambia per eccessi di forza. Curioso destino, che renderà più facile il còmpito dell'Internazionale prnletaria. La quale, o m'inganno, per non far bancarotta, deve proseguire soltanto nella direttiva unanime– mente finora tracciatale; caue di guardia della pace; poichè nella pace sta sempre la miglior ga– ranzia di quella minore ingiustizia collettiva, com– patibile con la civiltà nella quale ci tocca di vivere. 'l'ri~tc:, {otbbraio 1!)09. Dott. ANGELO VIVANTE. FRA LIB~I E HIVISTE Sull<t 1Uttuicip<tliz:utzione. 1'.: noto come i paesi in cui la vita municipale vibra più Intensa siano 11 Jngbilterrn e gli Stati Uniti d' Ame– rica. Specialmente negli Stati Uniti, Il problema dell'as• Ruo:dono da parte dei Municipi di alcuni servizi pubblici (acqua, gas, luce elettrica, ecc.) è diventato in questi ultimi :inni assillante ed assorbente. Della municipalizzazione è stato detto e stampato tutto il bene e tutto il malo possibile; essa è stata esaltata e portata alle stelle, ed è stata pure denunciata come la cancrena della vita pubblica locale. - Chi ba ra1elone e chi ba torto? Da quale parto si trova la tor• mentosa verità che, quando 1100 ò nascosta In tondo ad un pozzo, è cangiante come il collo di candida colomba ai raggi del sole? Ahimè, se noi porgiamo attenzione ai risultati impor– tanth1simi ed attendibilissimi di una recente Commissione d'inchie,ta nominata clal Governo degli Stati Uniti, ri– sultati che Il prof. Attilio Cabiati sottopone ad un'acuta e minuzioso. <tlsamina critica nel fascicolo di luglio ago– sto 1908 della Riforma Sociale 1 dobbiamo sospendere qualalasi giudizio deflnith•o in proposito, e umilmente ripetere col saggio antico: scio me nihil sci1·e. f,a conclu– sione, infatti, cui app roda Cabiati col suo note volo studio, è questa: allo sto.to attuale del dati raccolti sul grave argomento del l'assunz ione di sonigi industriali da parte del Comtml 1 ò Impossibile formulare alcun giudizio d'in– dole generale; tutte le soluzioni generiche finora date alla questione peccano di apriorismo politico o dottri– nale. L'inchiesta dei Commissari americani, ohe servo alla dimostrnziono del Cabiati, non si limita allo sole muni– cipalizzazioni esistenti nella repubblica nord-americana; essa J)ronde puro In esame l'analogo fenomeno di un altro grande paese industrialo ed eminentemente muni– cipalizzatore: l'Inghilterra. t, quantunque vi siano espe rlmenti riusciti e falliti tanto al di qua quanto al di là dell'Oceano, occorre non dimeutlcare che le cause del Mw1icipal tradi,ig sono diverse se si tratti dell'Inghil- terra o degli Stati Uniti: nel primo paese esse sono prevalentemente economiche, mentre nel secondo il fe– nomeno ha substrato prevalentemente politico. Ma dal carattere politico doli' intrapre,m non è lecito trarre al– cuna deduzione; solo si può affermare che, dove la vita pubblica ò corrotta, ivi si corrompe ogni manifestazione dei rapporti tra cittadini o amministrazione, lndipen– rlentornente affatto dalla presenza o mono di industrie municipalizzate. L'analisi, fatta dal Cabiati sui dati o sulle cifre contenuti nei volumi dell'inchiesta americana, ò vo.sta e complessa, corno quella che deriva da una mentalità conscia delle numeroso interdipendenze del tatti sociali. La munici– palizzazione non vive io sè o per sò, Isolata dal mondo circostante: ossa provoca var'ì e Insospettati contraccolpi cbe non po~sono noo fermare l'attenzione di uno stu– dioso lntolligonto e coscienzioso. E Il Cablati ba cura di porre in risalto cotesti contraccolpi, i.pecialmente sulle industrie private e sulle organizzazio11i degli operai. Fi– nora lo Unioni di mestiere non si sono occupate e pre– occupate che dei lavoratori addotti alle Industrie private; mn, coll'estendersi del fenomeno municlpalizzativo, esso dovranno puro fare i conti e venire in contatto coi la– voratorl addotti alle aziende comunali Industrializzate, i quali tendono anch'essi a<l or'to.nizzo.rsi o a tutelare I loro ìutoro.!lsl eventualmente in contrasto con quelli delle altre Trade Unions. Ed ecco, anche per questo aspetto, intricarsi e com– plicarsi lo linee del movimento operalo! Da un Iato le organizzazioni sono spinte a ,•olore la gestione munici– pale di alcune industrie a carattere monopolistico; dal- 11 altro de,·ono stare in guardia contro le possibili pre– varicazioni di quello assoclo.zlonl d'opero.i che sono salariati dall'Ente locale a cagione della municipalizza– zione, e che sentono pulsare nei loro petti una doppia anima: quella di classe o quella di pubblici impiegati. Alcuno, meditando sulla couclusione,cui arriva il Ca– lJiali in materia di muoicipalizzazìoue, ))Otrà credere che questa sia fondamentalmente scettica. Il che non è. Nella serie dei <tubbi che avanza e dei punti interroga– tivi che accumula, il Cabiati infatti non esclude che si possa tracciare una qualche linea comune, una qualche uniformità di rapporto tra le varie municipalizzazioni, sl che venga affrontato il problema generale dei limiti della interferenza di u n Ente pu bblico nei ratti economici. Solo cho, prima di affronto.re questo problema generalo del limiti dello mu nicipalizzaz ioni, occorro toglier valore o fondamento scientifico a tutte quelle affrettate gene– rallzza?,ionl, che appassionati detrattori ed apologeti sono venuti diffondendo in questi ultimi tempi, senza il sus– sidio o l'appoggio di qualità critiche illuminate e serene. Ben pochi sono quelli che hanno discusso l'arduo argo– mento senza rendere (magari inconsapevolmente) omag– gio a qualche preconcetto o prevenzione. Quasi tutti, ad esempio, gli avversari dell'azione economica dei Comuni banno dato corpo alle loro critiche studiando e misu– rando semplicemente gli effetti flnanziart immediati che lo municipalizzazioni hanno arrocat.o, o dimenticano queste due cose rilevantissime: l'\ cho i bilanci delle impr ese municip alizzate non pO-i· sono essere sic et simpliciter confronto.ti con quelli delle aziende private, glacchè i crlterì con tabili, che hanno presieduto alla compilazione di questi bilanci, possono essere divoralseimi; 2 1 \ che il Comune pub avere svariatissime ragioni di lntenonto nei rapporti privati 1 all'infuori di quello puramente economiche o finanziarie. Pub el!sere utile all'Ente collettivo di integrare o sur– rogare l'azione dei privati, anche se gli effetti di questo intervento non debbano essere contabilmente vantaggiosi. L'iniziativa privata può, ad esempio, non ritenere utile e proficua la costruzione <li case, di Impianti elettrici, ccc,j l'Impresa allora viene assunta dal Comune, Il quale, anche nella certezza di perdere, può erodere utile gestirla por ragioni lgionicho, o per ragioni di decoro, o nella speranza <li promuovere un risveglio Industriale fu– turo, ecc. )la (dicono ancora gli anti-munlclpallsti): lo sviluppo d~lla municipalizzazione rlevo e11sorecombattuto perchè impaccia la libera iniziativa, pone dei freni allo Avìluppo dei servizi e ritarda ìl perfezionamento dell'industria. È questa la co.pitale obbiezione contenuta nell'operetta di

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