Critica Sociale - Anno XVIII - n.24 - 16 dicembre 1908

CRITICA SOCIALE 371 è ottimista, e vanta persino le condizioni <li quella cotonifera, mentre non ancora è spento l'eco di qualche c,·ach rumoroso. Aumentano poi i depositi a risparmio (184 mi– lioni di più nel primo semestre 1908); aumenta il movimento dei forestieri; aumenta il trasporto di passeggeri e merci sulle ferrovie; aumentano i proventi postali, e cioè l'attività e frequenza delle comunicazioni. Che cosa volete di più? Diminui– scono persino le morti, e la popolazione sale! Ahimè, il ministro non ha visto il grigio. Nel campo agricolo la crisi vinicola (di fronte alla quale il Governo ha confessato la sua impo• tenza) e il ca.ttiYO raccolto del grano preparano inverni foschi. La disoccupazione fla.gella alcune regioni del Sud, ove era da qualche anno scono– sciuta. In Puglia, mentre si promettono le cucine economiche, gli affamati assalgono i forni. Macchie oscure, nello sviluppo industriale, sono la rovina di a.lcune grandi case manifatturiere (le cotonifere in prima linea), la situazione anormale delle siderurgiche ed automobilistiche, la condi– zione disgraziata <li alcune grandi impresé chi– miche, l'assurdo economico dell'industria zolfifera soffocata dagli stoclls che s'ammassano nei magaz– zini. Si può aggiungere il numero eccessivo delle fabbriche di materialf'! ferroviario, fatte nascere da un protezionismo miope ed incerto del domani. ~è va dimenticata la crisi, che peròura tuttora, ilei trasporti navali. Non è sintomo cii ascesa, purtroppo, il deprezza– mento dei valori bancari e nazionali; il denaro spaurito corre ai titoli <li Stato, e si spiega perche la rendita è così alta. Continuano a diminuire le esportazioni i e le importazioni vanno sempre su_. L'eccesso delle seconde sulle prime, che era di trecento milioni nel 1905, e di quattrocento nel190G, f diventata di cinquecento nel 1907 e di ben sette– centosessanta nel 1908. Calano intanto le risorse degli emigranti, elemento importantissimo per col– mare lo spareggio economico della nazione. E, fe– nomeno che preludia spesso alle crisi 1 le risorse metalliche rivelano la ten<leoza ad emigrare per l'estero. Il nostro cambio è di qualche punto più sfavo– revole che nell'anno scorso. Diminuiscono le ope• razioni delle stanze di compensazione. I fallimenti, quest'anno sono aumentati, quasi del dieci per cento. Non si deve, no, illudere il paese, velandogli i pericoli e le debolezze. L'Italia ha energia da ri– farsi cento volte; ma occorre una visione ben chiara delle cose; ed un pugno fermo al timone. La politica dello struzzo, che si cela il capo sotto l'ala per non veder la minaccia, è esiziale per i Governi. La. situazione del paese, men lieta che alcuni anni fa, si riflette nel bilancio finanziario dello Stato. " C'è l'avanzo - dice la Tribuna. - Buona giornata pel Ministero ! ,, Ma qual è questo avanzo? Per fermarci al triennio considerato nell'Esposizione finanziaria, era di 61 milioni nel 1907-1908; si calcola di 20 e mezzo nell'esercizio in corso; diventerà. di 9 milioni nel 1909-1910. Siamo ben lunge <lai 101 milioni che segnarono nel 1906-1907 il vertice dei nostri avanzi di competenza. Vediamo ora rli che lac1'ime gronda quest'avanzo che sfugge. Poichè io non aspiro, con siepi misteriose di cifre, a farmi una facile fama di finanziere, cer· cherò di essere chiaro, piano e bertoldino; e vorrei che anche dei problemi di finanza si facesse una divulgazione pedagogica alle masse popolari, le quali per lo più li considerano con (lispregio e trascuranza. E sono invece il ponte dell'asino per le democrazie al potere. In sede di consuntivo avviene di solito questo fenomeno) di fronte alla previsione. Crescono le spese, automaticamente ed inesorabilmente. E cre– scono anche le entrate; però in proporzione mi– nore. Come si fa a ripianare la differenza? Arri– vano, provvidenziali, le economie. Cioè a dire, per far luogo a spese nuove che battono alla porta, si contengono e limitano altre spese. · Le economie si fanno sovratutto nelle opere pub· bliche, ritardando C'}ueiprogrammi di « politica di lavoro 11 e di " redenzione del Mezzogiorno II che continuano però a figliare, imperturbati, leggi su leggi. Ogni anno che passa reca nuove promesse; ma le cifre che si allineano nere nei preventivi sono lontane dal <liventar ponti, dighe, cattedre ambulanti, scuole .... La enorme, e sempre più co– stosa, macchina dello Stato si rivela incapace rli spendere ciò che il Parlamento assegna per lo svi– luppo economico del paese. Di qui quelle che il Luzzatti chiamava « prov– vide lentezze del tempo tecnico ,,. Pro,·victe, sì, per ottenere il pareggio e l'avanzo. Non provvide in sè, perchè rivelano una malattia di sb·uttuJ·a, connaturata allo Stato moderno. La riforma del. l'Amministrazione è necessità imprescindibile, se non 8i vuole continuare con gli scenari di carta– pesta e con le leggi che promettono mari e mont,i e mantengono ben poco. Prendiamo dunque atto di ciò: le ec.onomie, su cui si a~side l'equilibrio finanziario, sono il portato 1 non <lella saggezza, ma della insufficienza dello Rtato. Ma, si dirà, il gettito delle entrate aumenta sempre, ed è segno di rigoglio e benessere. Che bravo, e come puntuale il contribuente italiano! Anche qui il buou senso, sbucando fra le cifre, vede nell'azzurro un lembo grigio. 41 Per impedire il <lisavauzo è assolutamente in– dispensabile mantenere intatto il da.Zio sul grano,,, dice Carcano, e fa bene a dire la verità. Il Governo non mette avanti qualcuno degli argomenti econo– mici (come la protezione del Mezzodì) che ferma– rono gli animi scrupolosi della Confederazione del lavo1:o e disciolsero, senza combinar nulla, il Con· vegno recente contro il dazio del grano. No, dice il Governo, la ragione di mantenerlo e essenzial– mente fiscale. Per il pareggio noi dobbiamo sacrificare la ri– duzione di quel balzello, che fu promessa solenne– mente fin dal 1894 <la Sonnino e Luzzatti, e che - se, sola, non avrebbe impedito "gii assm·bim.enti da pm·te degli inlermedia1·f,, (Leroy-Beaulieux) - coor<linata ad un 1 azione contro il tJ·ust dei moliui, avrebbe piantate le basi di una politica <lei con– sumi nel campo governativo, coronando g-li sfor:r.i contro il carovivere che si fanno aH 1 ombra dei campanili comunali. Ecco dnnque un secondo sacrificio sull'altare del pareggio. Ed eccone un terzo, in quella che il Carcano chiama la vfrtù di atfende1·e del ministro <lelle fi– nanze. Le riforme tributarie aspetteranno il loro turno. Riassumendo: il bilancio regge perchè: 1) lo Stato non è capace cli fare nel tempo prestabilito i lavori pubblici; 2) si paga il balzello sul pane, a rischio di agi– tazioni sanguinose ; 4) si rinuncia ad uno sgravio da lungo tempo promesso. Ma, anche così, il bilancio non potrà sopportare iu pareggio l'incremento delle nuove spese straor– dinarie.

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