Critica Sociale - Anno XVIII - n. 20 - 16 ottobre 1908

CRITICASOCIALE 311 e in altri simili giornali. Questa gente ha combattuto sempre e combatte il 'rittoni, non per i suoi orrori di politica estera 1 ma percbè è, nella politica interna, cleri– cale. E sono ben liet.i che gli \'Bda male la polltlca estera, perohè sperano di potergli più facilmente mandare a male la politica clericale. Alcuni di 0!;Si,poi, mentre assal– gono il Tittoni, !asolano da parto volentieri il Giolitti, sebbene que&ti sia responsabile della politica estera quanto, se non più, del Tittoni i perchè le. loro sola preoccupazione è quella di mandar via il 'l'ittoni dal Ministero, sostituirlo con qualche cariatide <lolla demo– crazia, e godere così i vantaggi che ora godono i clo– rico-moderati. Questi disintere1Jsati araldi del nostri interessi nazio– nali sono 1 spesso, anche irredentisti Cioè a dire, essi non dicono, come diciamo noi, che l'Austria de,·e dare l'Univer– sità a 'rrieste 1 l'autonomia al Trentino, e creare noll'lstrla un sistema ammlolstrativo che consenta la convh·eoza pa– cifica di italiani e slavi. Ohibò! Essi vogliono unire all'Italia il Trentino e l'Istria o conquistare i confini natura.li. E dicono all'Aust.ria: 11 Voi siete uni\ carogna, perchè siete il nostro eterno nemico. Voi siete destinata a sparire; e noi slamo sempro disposti a <lare un colpo di spalla per aiutarvi. ad andare a rotoll. Però, oggi come oggi, uoi non siamo io grado di rani la guerra: anzi, siccome questo ci fa comodo nelle elezioni 1 sbrai• tlamo spesso e volentieri che si debbano abolire le spese militari. Dunque, motivo per cul 1 noi dobbiamo es!ìere nemici: voi dovdo star buona od a~pettare elle siamo In grado di saltarvi addos~o. ~~ noi al momento oppor– tuno salteremo. Intanto chiediamo la diminuzione delle spese militari, e ci alleniamo alla guer:a con \'Oi, fa– cendo la guerra agli stemmi dei vostri Cousclati." Ecco la politica estera dl costoro. I quali oggi urlano contro Il 8\ssolati e contro l'au– tonomia del Trentino e l'Uoiver3ltà di Tricste 1 perchè 1 secondo essi; ogni concessione che l'Austria f1:1.cos/je agli Italiani sarebbe un iMiampo alla conquista dei ramosi conftnl naturali. Da veri sindacalisti della politica, essi non capiscono elle assicurare agli italiani delPAustria buone condizioni dl sviluppo slgnlfiea difendere la na– zionalità, meglio che sbraitando dì conflui naturali. Essi sognano la guerra liberatrice: e, in attesa della guerra, vogliono che gli italiani dell'Austria siano più maltrattati e più inquieti che sia possibile, che scop– pino ad ogni momento incidenti irritanti, che, acuito l'odio Fra Italia e Austria, l'Italia si alleni così al colpo risolutivo. E, quando incidenti non ne avvengono, li \m•entano; come ra Ja Vita, che da due anni non ra so non pub– blicare corrispondenze trie3tine, tendenziose e rantasti– che dalla prima all'ultima parola. Naturalmente, ogni qualvolta questa democrazia squi– librata assale Tlttoni 1 Tlttonl si trova subito <lagli as• salti consolidato; perchè prendono lo suo parti non solo tutto le persone che trovano Ignobile far senlre la po– litica estera al flnl di meschini calcoli parl.tmentari 1 ma anche tutti coloro che comprcnclono come la caduta del 'fittoni s 1 gniflcherebbo la pre\•alenza di un Indirizzo di politica estera stupido e forsennato. Da quanto precedo si deduco nettamente l'atteggia– mento che deve assumere il Partito socialista italiano: 1° e9igere energicamente ohe il Tittonl sia licen– ziato immediatamente, e sostituito con chi sia libero da compromissioni precedenti e dia affidamento di rappre– sentare con intelligenza e dignità l'Italia. nella prossima conferenza internazionale; 2° non faro per ora questione generale di gabinetto, ma contentarsi che il 1'ittoni sia sostituito magari da un altro uomo politico del suo colore, salvo ad assalire non solo il 'rittoni, ma anche Oiolitti, quando si sieno sviluppate tutte le conseguenze della infelice situazione attualej 3° tenersi nettamente distinti nell'agitaio:ìone titto– niana dalla radioalcrla affarista o irredentista, astenen– dosi dal partecipare ni suoi comizi e combattendola in ogni campo. xxx. LA FJNE DEL MARXISMO? La polemica, svoltasi fra C01Tie,·e della Sera e 'l'ern po intorn o al Congresso di Firenze, merita di esser rilen1.ta , come i ud ice (se non altro) del bisogno che c'è dl ch iarire le idee. Secondo il Co,•riere, il Oougresso ha cantato il miserere a Marx e alla sua dottrina; e a Claudio r1'reves 1 che non poteva. menar buona simile conclusione, esso ribatte: " è natu– " raie che i socialisti non vogliano suicidarsi per "darci ragione; l'essenziale è che ripudiino la tea– " l'ia base <lel socialisnio. quella che presupponeva ~ essere i proletari nel regime capitalistico eterna– i. mente coudannati a salari appena sul'ficie11ti alla " snssisteuzn , 1 • Non pochi lettori avranno sgranati gli occhi, ri• conoscendo nella teoria, gabellata per fondamento del socialismo, la "legge di bronzo,, (das Eherne !Johrigcsetz) di Lassalle. 1,; qualcuno avrà forse anche ripensato le parole clell 1 En~els contro Lujo Brenta.no: " Ci viene messa di froute improvvisamente la legge "bronzea dei salari di Lassalle , con la quale Marx ha. u. evidentemente tanto a che fa.re, quauto il signor "Brentano con l'invenzione dell a. polvere pirica, " IJenchè il signor Brentauo dovesse sapere che u Marx nel primo volume del Capitale si difende u ronnalrnente da ogni e qualsiasi responsabilità u. per qualunque conclusione finale di Lassalle, e " che la legge dei salari vieue rappresentata nello u stesso libro di lCarx come una funzione con di– " \'erse varianti e conrn molto elastica, quindi tut– u t'altro che bronzea ,. (/3J•entano conb·o Manx, pag. 19 uel\'ediz. Ciccotti). E Marx in fatti, esprin1endosi anche troppo viva• cementa contro Lassalle 1 aveva detto che quella legge, presa col bollo di Lassalte, lì.On era altro che la teoria malthnsiann, la qnale 1 se vera, domi• nerebbe og-ni sistema s00iale per modo, che lo stesso socialismo, anzi che togliere la miseria 1 non farebbe che generalizzarla a tutta la società. Ma egli, al posto del!a legge di bronzo, poneva una legge moll;o elastica. u In alto essa trova il suo u limite nel bisogno di utilizzazione del capitale, 11 in basso in quel tanto di miseria che l'operaio u pnò sopportnre sern~a morir di fame. Entro questi u limiti, l'altezza del salario vic,ne determinata clalla " i·esistenza opposta dalt'ope1·ato alla tendenza che u ha il capitale a sp,·enie1·e dalla sua /òi·za lavo– u. i·atJ·ice quanto 7Jiù puO <li la1:01·0 non vagalo. " Cioè a dire: in regime capitalistico l'altezza dei salari è, entro certi limiti, in rngione della forza. delle organizzaiioni dei lavoratori; ma, fìu che duri il regime capitalistico, queste non possono òimen– ticare il limite insuperabile della elevaziomi, che è " nel bisogno di utilizzazione <lei capitale ,,. Qualcosa di analop:o aveva già detto fin dal 1846 PJ~ngels nel suo libro su La condizione delle classi tavor•al'J•ici in Jnghilte1·ra, <la.urlo la confutazione anticipata della legge la.ssalliaua nella quale, se-

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