Critica Sociale - Anno XVIII - n. 20 - 16 ottobre 1908

CRITICASOCIALE 307 l'Italia e la Russia 1 che non vedono crescere la loro po– tenza dl pari passo. Ed ecco percbò la Russia cerca dei compensl 1 mentre Pltalia tittontana ... si dichiara soddi– sfatta. Questo spostamento di equilibrio non ha importanza solo territoriale e militare. Esso ha una enorme impor– tanza commerciale. L'Impero ottomano ('l'urchla 1 Asia M.inore 1 Siria) ò un immenso mercato di consumo per i prodotti di tutta Europa 1 in cui ciascuno Stato cerca di assicurarsi condizioni dì superiorità. sugli altri, o almeno di non essere messo in condizioni di Inferiorità. Uno Stato, per es., che ottiene dal Governo turco di poter costruire con capitali proprt una linea ferroviaria, ot– tiene Implicitamente il monopolio commerciale della regione attraversata dalla linea: cioè potrà con la ta– riffa dei trasporti favorlre le merci proprie ed escludere quelle degli altri Stati; gli impiegati dello ferrovie avranno l'ordine di fare smarrire più facilmente le merci degli Stati concorrenti che quelle del proprio paese d'o• rlgine; o cosi di seguito. E lo stesso dicasi d'ogni altra concessione (amministrazione dello dogane, polizia mili– tare o sanitaria, monopoli di miniere, eec.) 1 che uno Stato estero riesce ad ottenere per i suol connazionali dal Governo ciel paese, che intende sfruttare. Fino a quando vigeva nell'Impero ottomano il regime dispotico, ogni Stato cercava di ottenere privilegi per Aè, sia corrompendo i funzionari del Sultano, sia minacciando di guerra lo stesso Sultano; e gli altri Stati cercavano con gli stessi mezzi di impedire i privilegi ai rivali o di ottenere In compenso altri privilegi. Oggi, che la Turchia sembra risorta a novella vita, i vecchi metodi di corruzione personale cadono; nè è più lecito metter-e al Governo turco 1 come si faceva fino a Ieri, il coltello alla gola e dirgli: u O bere o affogare,,. :Maresta sernpre intenso il desiderio d'ogni Stato di assicurarsi, per mezzo I di trattati commerciali o di altri espedienti eqnh·alenti, 1 una superiorità efficace sugli altri. Ed In questa gara prevarrà colui, che potrà esercito.re una maggiore forz& di pressione sul Ooverno della Turchia costituzionale, 1 sia oft'rendogll dei vantaggi, sia minacciandolo, con più o meno inguantata cortesia diplomaticn, di notevoli danni. Jn siffatte condizioni, tutto quanto guadagna di forza politica e perciò di capacità rii pressione l'Austria, riesce a vantaggio della sua influenza commerciale e a danno della influenza degli altri. L'Austria - pa– drona definitivamente della Bosnia ed Erzegovina, sba– razzatasi di ogni pericolo di veder sorgere fra sè e Salonicco la barriera formidabile di una federazione lugo-slava, sicura di potere soffocare economicamente a suo piacimento la Serbia, dominatrice militare del porto di Antivari e perciò sii;{nora del :Montenegro, con– cessionaria della ferrovia della Macodon\a 1 protettrice dei cristiani di Albania - l'Austria sarà a breve sca– denza padrona commercialmente di tutta la penisola I balcanica occidentale e ne escluderà ogni altro Stato. 1 E dietro all'Austria c 1 è la Germania, costruttrice della ferrovia dl Bagdad e ricca d 1 uoa enorme influenza eco– nomica nell'Asia minore. Cosl Ingigantisco non eolo la potenza attuale, ma sopratutto la. potenza. vi?"luale del- !' Austria e della Germania. :J•J .tutto questo aconvolgi– mento di raJ)porti politici ed economici riesce fuucsto, non solo attualmente 1 ma sopratutto virtualme11te, alla 1 Russia, all'Ingbilterra 1 ·all'Italia, se non è in qualche 1 modo compensato. Ed ecco porchò Russia ed Iughiltorra l protestano, mentre ... si dichiara soddisfatta la sola Italia I tittoniana. Da quanto precede è facile comprendere come i lavo- . ratori e i socialisti italiani, disinteressandosi della que– stione balcanica, mostrerebbero di essere ebeti per lo mono quanto l'on. Tìttoni; perchà si dichiarerebbero soddisratti di un mutamento, che non eolo minaccia di escludere a scadenza più o meno breve dalle regioni dol Mediterraneo orientale lo merci italiane, alla cui Intonsa produzione sono interessati gli operai non meno degli industriali; ma indebolisce militarmente l'Italia di quanto cresco la potenza austriaca: ch>ò obbliga l'J. talia o ad aumentare ancora le spese militari, o a te– nere, di fronte all'Austria, una politica anche più remis– siva di quella se~uita sinora.: e politica remissiva vuol dire trattati commerciali italo•austriaci sfavorevoli o.1- l'Italia, penetrazione commerciale Italiana in Oriente rosa anche più diffici!e: cioè· danno 1 se non immediato, prossimo alla produzione italiana; cloò danno del pro– letarlato, che, se deve lottare con la borghesia allorchò si tratta di dividere i profitti delle Imprese economiche, deve essere solidale con la borghesia allorchè si tratta di assicurare condizioni favorevoli allo sviluppo di queste imprese. rr. Stabilito il principio che il proletariato italiano deve interessarsi vh,amente della attuale crisi balcanica o volere che essa si risolva senza un peggioramento mili– tare e commerciale dell'Italia, ne conseguo che il Par– tito socialista deve energicamerte rifiutare in questo momento non solo la. tattica della insurrezione antimiii• tarlsta In caso di guerra, ma anche la teoria cho la guerra debba essere dal nostro Governo, per motivi umanitari, ad ogni costo evitata. La insurrezione antimilitarista in caso di guerra, am– messo che si poasa temere contemporaneamente in tutti gli Stati bolligeri, non servirebbe che a una cosa sola: a rendere impossibile la guerra, cioè a faro il gioco del– l'Austria, che ha fatto il suo colpo di mano appunto perchè spera che nessuno voglia faro la guerra per paura del proletariato. Dopo questo precedente, domani l'Inghil– terra si prenderà Creta e la Sicilia; la Francia si pren– derà la. Sardegna, se le piacerà; noi cl prendiamo Malta, il Canton 'l'icino o Nizza.o Trieste; e cosl il proletariato di tutto Il mondo, con la sua sistematica minaccia di insurrezioni antimilitaristiche, diventerebbe il complico necessario di tutte le prepatenze Internazionali. Si ca– pisce che abbia l'obbligo di insorgere contro il proprio Governo in caso di guerra Il proletariato di quel paese, il cui Governo si è reso ingiustamente responsabile della guerra: ma sarebbe rldièolo che si rivoltassero contro il loro Ooverno i proletad del paese assalito e spogliato, i quali alla fine pagherebbero essi le apese della spo– gliazione e dell'assalto. In questo caao, poi, noi vediamo con sommo dolore che i socialisti austriaci, i quali avrebbero avuto prima di tutti il dovere di insorgere contro Il loro Governo per l'atto di prepotenza brutale da lui commesso, non solo non insorgono, ma dichiarano ufficialmente per bocca dell'Adler e un po' anche - ò doloroso doverlo consta– tare - dell'italiano Pìltonl 1 che l'Austria non ha fatto nulla di male a metter fuoco alle polveri, e che in questa fo.Menda.gli altri Stati non hanno nulla da. dire e nulla da cemmrnre. E questo si capisce: nella Bosnia ed Erzegovina la borghesia austriaca ha un ottimo sbor.co ai auoi prodotti, e vi ha impegnati forti capitali, e ne ricava ad ottime condizioni materio prime per lo sue industriej e per ciò ha Interesso a elhnioare ogni equivoco ed ogni incertezza nella situazione giuridica e doganale di queste regioni; e con la borghesia austriaca

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