Critica Sociale - Anno XVIII - n. 20 - 16 ottobre 1908

306 CRITICA SOCIALE nuare e rimuovere, la conseguenza - se non si consenta che i più gravi interessi internazionali del paese sieno dati in fidecommesso perpetuo alle oligarchie ufficiali - doveva essere l'appello ener– gico e insistente per la pronta convocazione del Parlamento nazionale. Sappiamo bene che neanche !a Camera elettiva - così com 1 è oggi costituita - rappresenta, nonchè gl'interessi proletari', neppure gli interessi reali del– l'intera nazione; nè ci <lissimuliamo che, mentre noi ci sforziamo a far sì che, nelle nostre discus– sioni, la politica estera non sia confusa e subordi– natn alle ragioni dei partiti e alla politica interna, nulla guarentirà che, nella Camera attuale, le preoc– cupazioni della politica interna - anzi, peggio ancora, i piccoli interessi ministeriali e della mag– gioranza parlamentare, congiurati nella prospettiva delle fnture elezioni politiche- non sopraffacciano i granrli interessi internazionali del paese. Ma noi teniamo ferma, in questa materia, la norma che ci è guida in tutti gli altri campi della poli– tica contemporanea. La prnsente inettitudine del Parlamento a risolverei con senso di g)ustizia, e nelle direttive del progresso sociale più rapido, i contrasti e led ifficoU:,àche si presentano ogni giorno nella vita politica, non dee farci rivoltare, anar– chicamente, contro il principio stesso del regime parlamentare. Il quale rimane pur sempre la gran via, sulla quale tutte le evoluzioni possono pre– pararsi, maturarsi e èompiersi nel più breve tempo e nel modo migliore. Dal Parlamento cPoggi, troppo ancora impregnato di spirito borghese e corrotto da compromessi personali e di gruppi, che sono appunto la conseguenza dell'assenza <li correnti <l'opinione sufficientemente gagliarde, rispecchianti consapevoli ed armati interessi di classe, noi ap– pelliamo fin d'ora ai Parlamenti di domani) nei quali queste correnti penetreranno e si dispute– ranno più fieramente il terreno. }i'[a intanto non saranno vane le voci che, quasi anticipando il fu. turo, affermeranno il diritto dei popoli e i sacri interessi del maggior numero; gli interessi dei Ja. voratori, che pagano tutti i conti che non hanno concorso a compilare. Acl ogni modo, questa disputa, alla quale ogni giorno che passa reca nuovi elementi di giudizio, non può spiegarsi integra ed efficace se non, in contrasto colle provocate <lichiarazioni del Governo, nella maggiore assemblea politica della nazione, la quale, in giorni come questi 1 dovrebbe essere convocata subito e sedere in permanenza. E ben pos!ibile che in Parlamento tutto si acco– modi in un componimento di interessi meschini, fra i quali le grandi esigenze della vita nazionale italiana siano dimenticate o posposte. :ì\Ja averle affacciate e strenuamente propugnate non sarà senza influenza sensibile - la maggiore influenza che per ora si possa ottenere - sui destini futuri <l'Italia. Nè sarà senza influenza se il Potere ese– cutivo - Ministero e monarca - ricusando il giu– rlizio tempestivo e il consiglio della assemblea na– zionale, assumano sovra se stessi le formidabili re. spo1JSabilità che la· storia annota nelle sue pagine eterne. Purchèessisiano stati messi in mora - e sia chiaro che coteste responsabilità vollero assumerle soli. Allora sara il popolo italiano che stilerà il conto de, suoi crediti - e lo pr€':senterà alla sua ora. LA CRITICA SOCIALE. La Critic,1, Sociale e il Tempo: per l'Italia, anno L. 22, semestre L. 12. Cl'itica Sociale e A.vnnti ! : per l' Italia 1 anno L. 22, semesi're L. 11. LAPOLITICA ESTERA llELL'ITAL Quale atteggiamento deve il Partito socialista italiano assumere nella presente pericolosissima crisi interna– zionale? !. A questa domanda i più fra gli operai e i socialisti rispondono coi fatti, disinteressandosi del tutto delle questioni di politica estera. ~~d hanno torto. Una situa– zione politica internazionale, che ci consenta di dimo– strare ragionevolmente ai fautori di sempre più alte spese militari che, a.oche dal punto di vista. degli iute• ressi borghesi, le spese lii possono o diminuire o non aumentare, è certo preferibile per noi a una situazione politica in cui l'aumento delle spese sia evidentemente necessario. Un sistema di rapporti internazionali, che assicurino favorevoli mercati di consumo alle nostre merci, dev'essere preferito, non solo dalla borghesia ma anche dal proletariato, a un sistema che portasse come effetto la impossibilità. di una nostra espansione econo• mica in quei mercati; se è vero che il proletariato, non meno della borghesia, è interessato a intensificare la produzione, salvo a disputarne alla borghesia una. parte sempre meno scarsa nei profitti della produzione inten• sificata. L'Austria-Uogheria, annettendosi con un vero e proprio colpo di mano la Bosnia e l'Erzegovina, che nel trattato di Berlino aveva ottenute solo da amministrare, e che, consolidandosi il regime liberale in Turchia, essa avrebbe dovuto lealmente restituire ai suoi legittimi proprietari, ha dato un esempio di violenza militarista, del quale noi socialisti non possiamo, se ablJiamo consapevolezza dei nostri interessi, disinteressarci. Se un trattato, corno quello di Berlino 1 concordato e sottoscritto da tutti gli Stati d'Europa, potesse essere una sola. volta violato da uno degli Stati, senza che gli altri protestassero e lo obbligassero a rispettare i patti o ad agire d'accorJ.o con loro nel creare una nuova forma d'equilibrio inter– nazionale, sparirebbe ben presto ogni tranquillità e lealtà nei rapporti fra gli Stati; si perderebbero tutti i guadagni fatti nel secolo XIX dai principi della pace e della equità; ci troveremmo tutti esposti ai colpi di mano. E in una atmosfera politica, così grave di incer– tezze e di sospetti 1 in cui la forza, la sola forza brutale dominerebbe sovrana, non ci rimarrebbe altro da fare che armarci tutti fino ai denti più che non ci siamo ar– mdl flnora 1 e cercare di non rim rrre addietro agli altri Stati in questo brigantaggio generale. In questo caso apeciale, poi, l'Austria-Ungheria, an– nettendosi definitivamente una regione di circa due mi– lioni d'abitanti, che o prima o poi avrebbe potuto es– sere costretta, secondo il trattato di Berlino, da essa sottoscritto, a restituire alla 1'urchia ~ e appunto per questo ha compiuto l'annessione, che se rosse stata un fatto di nessuna importanza nè sarebbe avvenuta, nè avrebbe provocato le proteste di tutti gli Stati, meno la tittoniana Italia - l'Austria-C'ugheria non solo ha vio• lati brutalmente i diritti della 'furchia; non solo cerca di rendere impossibile quella federazione di popoli iugo-slavi (Serbia, Montenegro, Bosnia, Erzegovina), senza cui questi popoli, divisi politicamente e per linee doga• nati gli uni dagli altrii non hanno possibilità di sviluppo e,conomico, e minacciano di essere soffocatl ed assorbiti •ad uno ad uno dall'Austria; ma, rafforzandosi di tutto quanto perdono la Turchia e i popoli iugo-slavi, inde– bolisce in proporzione quegli altri Stati, spec.ialruente

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