Critica Sociale - Anno XVIII - n. 19 - 1 ottobre 1908

302 CRITICA SOCIALE Romministrazione della carne, per 3 giorni dopo i 15 giorni che si davano 100 grammi di carne, e final– mente per 3 giorni dopo che 8i erano dati per un altro mezzo mese 200 grammi di carne al giorno. [ risultati furono assai importanti. Anzitutto no– tiamo, che spontaneamente gli individui sperimen– tati diminuirono 11ingestione dei cibi abituali quando ebbero la carne, in modo che la quantità totale di calorie della dieta rimase lfl. stessa. L'organismo, adattato da lungo tem1>0a un ricambio ridotto, non può, in un mese, modificarne sensibilmente l'entità, non può abituarsi in fretta nè a rendere, nè a con– sumare di più. - Ma i risultati diventano per questo fatto anche più salienti. In primo luogo il bilancio dell'azoto, che era, come vedemmo, ridotto ai limiti minimi o anche in per– dita, divenne in guadagno: alla fine del mese gli rndividui sperimentati ritenevano 2 grammi e più cliazoto al giorno, cioè aggiungevano circa 13 grammi cli materia viva al loro corpo. - La assimilazione degli alimentì si trovò migliorata in modo meravi– glioso. - Mentre prima., per gli uomini di questa famiglia, vi era nelle feci una perdita del 26 °/ 0 delle sostanze azotate introdotte, e del 31 ¼ per le donne, dopo il mese di vitto carneo parziale si aveva una perdita del 12 e rispettivamente del 10 ¾ di so– stanze azotate! 'l'almente i processi assimilativi del– l'intestino erano migliorati! Le conseguenze natu– rali di questo miglioramento si fecero sensibili: il peso corporeo aumentò notevolmente, i globuli rossi aumentarono del 10 °/ 01 l'emoglobina del 16 ¼, la forza muscolare, misurata al dinamometro, <lei 17 °/ 0 • Questi miglioramenti, che, per il loro carattere, per così dire, grossolano, si possono in pratica assai facilmente constatare, ci lasciano supporre che mol– tissime altre funzioni organiche debbono essere mi– gliorate in modo analogo, e ci fanno pensare quali modificazioni potrebbe dare la migliorata alimenta– zione e la possibilità d: introduzione permanente della carne nella dieta delle cla$Si rurali) modifica zioni che consisterebbero, oltre che nella migliorata resistenza alle malattie, nell 1 aumeuto di forza e di energia fisica) morale e intellettuale. Nè questo è dir troppo ove si pensi, che, come ho già accennato, per– fino gli istinti più forti dell 1individuo, come l'impulso sessuale, sono in questi contadini intorpiditi per l'infiacchimento della razza, dovuto alla secolare de– nutrizione. Infatti si può osservare che generalmente, nell'Abruzzo, uno solo si ammoglia dei componenti delle famiglie contadine. È risaputo che, nelle plebi agricole delle regioni ancora impervie all'industria– lismo1 il celibato è un equivalente quasi assoluto della castità. . * • Dagli studi di cui ho reso cenno ei;ce dunque assai bene lumeggiata in primo luogo la condizione della classe contadina abnrnzese, in secondo luogo l'im– portanza. della carne nella alimentazione dell'uomo. Le sostanze azotate, che non sono di origine animale, nou possono, anche se somministrate in dose suffi– ciente, sostituire la carne in modo efficace, sia perchè sono meno assimilabili, sia perchè non hanno la fa. vorevole influenza, sul funzionamento dei vari organi, che manifestano le albumiue animali. Alcuni scienziati, probabilmente ben pasciuti, hanno sostenuto in varì tempi il poco valore alimentare della carne, e la non necessità di una alimentazione così copiosa, come generalmente è io uso fra i po– poli civili. E, fuori del campo scientifico, l'eco delle temperanti conclusioni fu raccolta e diffusa in spe– cial modo da giornali rappresentanti classi ben nu– trite, anzi talvolta troppo ben nutrite. Quegli scien– :dati si fondano sopra esperienze che non hanno il valore ad esse attribuito. Infatti, quando ai prenda un individuo in ottime condi,..,ioni, che si è sempre alimentato con cibi buoni e abbondanti, è facile ri– durre notevolmente per alcuni giorni la sua dieta, specialmente in rapporto alle sostanze azotate, senza avere nel suo bilancio una perdita di azoto. Ma, so questo dimostra la elasticità dell'organismo, non prova che la dieta minima così esperimentata non sarebbe per dare a lunga scadenza dei tristi e dan– nosi effetti. J~, se la dieta ridotta ai limiti minimi è anche composta di alimenti cattivi e di faticosa digestione, allora, perpetuata in un paese e in una razza per dei secoli, ha per conseguenza il decadi· mento fisico e intellettuale degli individui, l'impo– verimento, l'indebolimento e la barbarie della so– cietà. La conoscenza delle condizioni di tanta parte del :Mezzogiorno, di regioni che, dopo essere state il primo vh•aio di energia della civiltà latina, ripro– ducono ora, nelle plebi agricole quasi alle porte di Roma, uno stato di abiezione materiale e morale che potrebbe parngonarsi a quello dei contadini francesi ai tempi di Giovanna d'Arco, o a quello della moderna Abissinia, dovrebbe impressionare lo classi colte e le classi dirigenti italiane; e, smet– tendo di imprecare ai socialisti, siano essi di marca parmigiana o milanese, come perturbatori delle ar– monie sociali, coloro, che sono piì.1o meno partecipi del reggimento della pubblica cosa, dovrebbero se– riamente provvedere ai rimedì, ove guardassero un poco più lungi del tornacont9 e della tranquillità dell'istante. La minaccia è grave, e non voglio dire la mi– naccia degli interessi di una classe proprietaria as– senteista ed ignorante, che, dopo aver sfruttato al– l'estremo l'immiserimento organico del contadino, potrebbe vedere fra non molti anni le sue terre, spopolate e abbandonate, perdere una gran parte del valore e della possibilità di rendimento. La mi– naccia è nazionale e sociale. Perchè le classi agri– cole sono fondamentalmente il grande serbatoio cli forza, lo strato profondo dal quale scaturiscono le vivide sorgenti di energia della stirpe. Una massa enorme di forza nervosa riposa in quella più pro– fonda e più grande stratificazione sociale, e di questa forza aniva continuamente una parte a rinnovare e surrogare le energie che, negli strati superiori più agitati e più fattivi, si logora e si consuma. Ma il riposo non deve essere morte, non den, l'immiserimento fisiologico delle classi rurali atrofiz– zare in esse la forza latente che in esse riposa, poichè la continua corrente rinnovatrice verrebbe a mancare, e tutto l'aggregato sociale .sarebbe colpito di irremediabile decadenza. • FILIPPO LUSS.ANA . PER UHA NUOVA LE61SLAZION SULLE INDUSTRIE INSALUBl~I Lo leggi di cnrattere sociale, lodevoli nell'intenzione se anche non tutto efficaci nell'azione, vanno molti– plicandosi: e conviene ammettere che l'Italia ripara, forse un po' frettolosamente, ma con coraggio, l'inerzia del passato. Tra le leggi in formazione dovrebbe essere posta anche quella cho occasiona queste poche linee, e che comlncia a diventare urgente. Esiste una legge, che conta parecchi lustri, sulle la– vorazioni insnlubri 1 una legge sorta in tempi, nei quali, nè le rivendicazioni lavoratrici nvevano ancora agito come leva sullo Stato, per determinare benéftci mol'i– menti legislativi, nò la tecnica igienica era cosl progrc•

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