Critica Sociale - XVIII - n. 18 - 16 settembre 1908

288 CRITICA SOCIALE pervenuero, se non certo alla ste.ssa conclusi,rne, alla stessa conseguenza; l'amor<', la solidarietà, così come il Leopardi, attraverso il suo pe~simismo e il suo dispe– rato individualismo, finì col cantare: Uom di pove1·0 stato e membra inferme 1'utti (l'a sè confederati eslima Gli uomini, e tutti abb1'accia Con vero am01·, pm'{)endo Valida e pronta ed aspetlando aita Negli alte1·ni perigti e ne t'angosce De la gue1·ra comune. Certo però che noi uou potrellJmo comprendere ap– pieno questa strana affinità seutimenlale nelle aurore dei due movimenti 1 cristiano e sociali.sta 1 se non tenes– simo presente: 1° Che il cristianesimo, nonostante tutto il suo misticismo, si affermò come reazione democra– tica; 2° Che ess'o rampollò nel popolo d'Isdraele, popolo messianico per eccellenza e di antiche tendenze egua– litarie: i suoi libri sacri, a ogni piè sospinto, esaltano gli umili, i poveri e gli infelici, di contro ai ricchi e ai potenti. Non per nulla esso è il popolo che, dopo Gesù Cristo, ha dato Carlo Marx; 3° Che Pambiente so• ciale, in cui sbocciò il cristianesimo, ntllle sue forme teocratiche, serbava ancora alcuni lineamenti del col– lettivismo primordiale. Dio dà al Popolo esule la te1·ra promessa; ma la terra rimane pur sempre di Dio, e non può divenire proprietà individuale, per il divino pre– cetto: u l'erra non vendetw· in pe1·petuum, quia mea est, et vos advenae et coloni meì estìs ,,. Di qui il Giu• bileo, con la relativa remissione dei debiti. Premesso ciò, voi non vi meravigliate più che sia sorto Cristo a predicare e ad annunziar Pavvento del reguo di Dio u come in cielo così in terra 1; 1 un regno di fraterna eguaglianza, il cui avvento i primi cristiani realmente aspettarono come prossimo, inaugurandolo intanto fra di loro nella comunità apostolica, iu cui " uiuuo diceva alcuna cosa esser sua, ma tutto fra loro era comune ,,. Non vi meravigliate più di leggere nel N1tovo Testamento il precetto dell'Apostolo: u chi non lavora non mangi 1 ,, di fronte a cui il divin precetto del Vecchio Testamento: 11 mangerai il pane col sudore della tua fronte m pare stia nel rapporto di premessa a conseguenza. Nè vi meravigliate più nemmeno che la Bibbia, e specialmente PEvangelio, attraverso i se– coli, abbia costituito sempre il richiamo, e fornite le massime, agli utopisti del comuniamo e ai puritani del cristianesimo. '' Quando Adamo zappava ed Eva filava, dove era il povero e il ricco? n gridò in Inghilterra pei contadini ·watt Tylor. E già. l'avea prevenuto in Italia Fra Dolcino. E gli fecero eco in Germania gli Anabattisti, seminando delle loro colonie comuniste i due mondi. E s'ispirarono alle massime evangeliche 'l'oromaso Moro e Campanella, scrivendo l'Utopia e la Città del Sole, e dietro ad essi gli altri socialisti utopisti, prima e dopo l189. Quale 18.conclusione? A mio modo di vedere, questa: che la ragione allontana il socialismo dal cristianesimo, il sentimento li avvicina e ne forma come il trait t,l'union, quel sentimento di umana solidarietà, che sprizza come iridescenza dai due movimenti. Così questi, che paiono e sono in antitesi, portano entrambi alla stessa conseguenza di una fraterna eguagliauzal:lociale, Funo mediante la 1·inunzia dei •ricchi, l'altro mediante la conquista dei poveri; l'uno per il comando divino: siate fratelli e amatevi a vicenda, siate membra gli uni degli altri, e date a chi ne manca quel che avete di soprappiù i l'altro attraverso alla positivistica, raziona• listica aspirazione alla felicità terrena, all'abolizione dello sfruttamento delFuomo sull'uomo, all'emanciI-Ja– zione del lavoro e alla democratica socializzazione dei mezzi di produzione, rivoluzionati dalla moderna mec– canica ed economia. Non :-i neghi dunque al cristianesimo, a questa an– tica sorgente del socialismo utopistico, di confluire n~l gran mare del socialismo moderno. Aprite le porte ai socialisti cl'istiani, se vengono in buona fede e senza recar il cavallo di Troja, e purchè entrino come cri– stiani .... socialisti, ossia semplicemente come socialisti, tenendo per loro, e non imponendo agli altri 1 la loro fede religiosa. r :;ocialisti, non va dimenticato. sono anche degli ultra-liberali. Oltre all'eguaglianza sociale, essi vogliono la libertà. più ampia, o prima di tutte quella di pen– siero e di coscienza. Il partito socialista, che aspira a diventare la società socialista, non può nè deve dunque negare Pingresso a chi nel trionfo del socialismo vede l'avvento di quel mistico 1·egno dì Dio sulla terra, che invoca ancora nel Pater, e vuol dar opera anch'egli alla Città del sole.... dell'avvenire - dove nel reciproco rispetto, finalmente trionfante, ci sarà posto per tutti - di tutte le opinioni e di tutte le fedi. Atei e credenti, prima di tutto e sopra tutto, dobbiamo esser uomini! Dm,1ENICO SPADONI. Diamo pure atto anche all'amico Spadoni di quella parte di verità che contengono - nei rap• porti ùel problema <la noi trattato - queste sue osservazioni. Alle quali si potrebbero opporre - con altrettanta efficacia in senso opposto - oltre le argomeHta?.ioni di .x. y. in queste stesse colonne, le citazioni, che faceva in uno degli ultimi numeri deH'Ava,iti ! (11 agosto) Alberto Malatesta, cli nu• merosi passi degli Evangeli e delle .b'pistole, in un senso che si potrebbe chiamare a dirittura schiavista La verità è che nè le sole ragioni di sentimento, cui fa, richiamo lo Spadoni, nè l'esame storico di una dottrina religiosa, vasta e varia e contraddit– toria nei secoli e potuta servire a tutti gli .usi, bastauo a ~imostrare quel che clebba e possa esse,·e, in un dato paese e momento 1 ratteggiamento e l'azione politica - che è quella che preme - di un dato gruppo di uomini; ma convien vedere co– testo atteggiamento e cotesta azione qual è, a di– spetto di tutti i precedenti e di tutte le logiche formali. Sn questo µunto i cristiani neo-socialisti, o i socialisti neo-cristiani, di cui ci siamo occll– pati, autorizzano qualche dubbio, a malgrado della purezza, che non contestiamo, delle loro inten– zioni. Di qui la precauzione igienica della quaren– tena da noi suggerita. La C. S. FILIPPO TURATI I TmBU~Aùl DEI.i ùA\/0~0 Relazione al consiglio superiore clel lavoro su la Riforma dei Probiviri industriali con 2 appendici. Un volume di circa pagine 100 a Lire UN A (presso la Critica Sociale). ---- = GIUSEPPE RIOAMON"TI, genmte responsabile. Milano, 16/9 1908 - Tlporr111la Operai (800. ooop.), vla Spartaco, 6.

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