Critica Sociale - Anno XVIII - n.17 - 1 settembre 1908

CRITICA SOCIALE 259 una questiono per noi cRpitnlc, rechino energie e propositi ed armi, per conseguire la vittoria, o mag– giori o mi~liori di quelle che noi possediamo. Soltanto, si tratta di sapere, di vedere, di discutere, di per– suaderci. A'lnu-io accenna Ri>ecialmente al clericulismo, la cui disfattn ò q1108tione cli colturn diffusa: o questa, alla sull. volta, ò question€' precisa, di scuole, di maestri, di hibliotcche popolnri, di quattrini, di mol– tissimi quattrini, da spender$i in un modo e non ir. un altro. E qui si inanella il problema delle spese militari, che non ò solt.anto di alcuni milioni, votati ieri, o da votarsi domani, ma ò problema, di tendenza, tale quindi da improntare la tìsionomia di un par– tito. Sente la democrazia, e in rhe modo e fino a qual punto, l'assoluta necessitt\ di antc1>orro la que– stione della scuola a ouella dello armi? l~cco un terna. che potrebbe essere il fondamento di 1111 blocco. Pili cli recente il Saraceno indicava maostrevol•• monto altre armi 1 cli cui i con~crvn tori ncconnano a valersi e che con,,errebbe spcz1.ar loro in mtHlO: " il riconoscimento legale delle Ca mere di lavoro; la riforma della legge sulle assicura1.ioni; l'arbitrato obblii:;atorio con garanzie favorevoli ai proprietari; e a poco a poco si andrà ancora pii, a,•anti: sento già parlare di voto plurimo ,,. Qunl'è, su tutti questi punti, non diciamo la tendenza generica, ma il pro– posito preciso e fermo della democrazia che ci chiede di votare per lei? E come intende di affermarlo e di farle trionfare? Finchè stiamo noi vago, e provale il disdegno dei programmi, ùeg-li impegni precisi, è nnturale che ciascun partito prescelga di sostenere i propri uomini, di affermare il proprio credo, di svilu1>pare se stesso. Le risultanti le trarrà il corpo elettorale, nè v'è bi– sogno che già siano predisposte nei pre,•ii accordi fra i partiti. A questa, che è leggo universale dei partiti e delle idee, legge di selezione, di concorrenza, di ,•ita, perchè dovrebbe sottrarsi il solo partito so– cialista? l!"'ort!e che il socialismo riformista, graduale, evolutivo, trani:1igente nella tattica, è perciò meno socialismo, non ha i fini, davanti a sè, del socialismo vero e proprio? ]~, coi fini, le vie. Ora - non è chi lo contesti - la situazione, che consigliò i b!occhi generici del t !.100 1 è profondamente mutata. ·rutto è mutato in Italia: ò mutato lo spirito del Governo, è mutata l'opinione pubblica, sono mu• tati, uno ad uno, i partiti - moderati, clericali, ra– dicali, repubblicani - la democrazia si trasforma di continuo, e crea nuovi aggruppamenti e 1>rende co– lorazioni prima insospettate, dalla" samt democrazia,, che si attribuiva al Luzzatti 1 alla. democrazia costi– tuzionale, che si differenzia dal radicalismo, ecc., ecc. Ma i purtiti dèll'rnstrema Sinhjti-a, che pur furono uuiU fin dove poterono - a dispetto dei va.Dtaggi di una maggiore libertà nel paese - sentono tutti un disagio, unn paresi, un 1 inorzia inviucibilo che li attannglia - e la chiamano " giolittismo ,,, ragio– nando colla mentalità del selvairgio che ha bisogno di attribuire sem1>re a una forza misteriosa esteriore i fenomeni interni del suo organismo. 'l'utti sentiamo di essere come profondati in un cui di 1-mcco,dal quale ci è difficile uscire. Non sarebbe, perchè ap– punto ognuno dei nostri partiti troppo si è adagiato e adattato nella piega che gli convenne in quel mo· mento della storia in cui la reazione poliziesca era il solo imminente ed urgente nemico? perchò troppo og-ni partito si ò accordato e accodato o fatto simile al partito vicino? Questo ha a,·vertito la parte socialista, nelle sue varie fazioni e frazioni, libera ormai dalle contese sostanziali interiori che la paralizzarono per un'ora della sua storia, unificata - non per ipocrisia di for– mulo, ma per reale convergenza di tendenze e di azione - con so stessa e col grosso del movimento proletario, che urge e la sospinge di fuori. Ila av– vertito che l'opera sua, in questo momento, doveva essere sopratutto di preparazione e di sviluppo; che do,•eva suscitllre nuove forzo o arricchirsene; fog– giare nuovi strumenti e impRdronirsene e imparare a nrnnegginrli; innalzare e irrohustiro se stessa. Poichò e1:1snnon ha per missione di rnccoglio1·0 le briciole che dal desco dolio classi dirigenti sian lasciate ca– dere nlla farne dei sovversivi; ma ha l'incarico di imprimere alla storia della civiltà il proprio indirizzo. Coloro, che delle cose intorno mutate non si ac– corgono se non dopo regolare inventario, trovano che noi siamo nlt:-i da quelli che fummo. Lo siamo per non rinneg-arci. I~ il mutamento potrà urtar<' qualche misoneismo ncriclioso; potrà spostare qualche posiziono acquisita, qurllche eomhinazione localo sai,ientemente artefatta. Nuocerà ai democratici? Non lo crediamo. Alla de– mocruzia? No di certo. LA CRITICA SOCIA.LE . A MO' D'ESEMPIO Non è possibile sfuggire a questa impressione: la di– scussione è appeua aperta e già. langue. Del Cc.,ngresso socialista quasi più si occupa la stampa conservatrice che non la nostra. I Circoli e i CircoletU si adunano in fretta e, tra uno sbadiglio e l'altro, senza che passi per 1'1Hia l'alito veemente di una qualsivoglia passione, vo– tano. Si sono liberati di un obbligo e basta. 1>erchè? li ninna-nanna giolitt.iano, dopo aver ad– dormentato gli spiriti attivi del Parlamento, ba esso as<i;opitoanche il paese e i furenti indomabili soldati dell',wanguardia socialista? O la passione degli atteg– giamenti estetici e gladiatorii ha talmente preso gli animi nostri, da farei ritenere poco meno che mesch.ino un Congresso, in cui non si possa buscare qualche pu• gno "' unitario II e in cui il cervello rimanga possibil– mente a segno? Oppure l'esperienza amarissima, mentre porMun~ee piegò i più increduli, a suon di grngnuola distruttrice, tolse agli avversari cli un tempo il desi– derio e la voglia di lottare, non fosse che per onor della firma? In tutte queste spiegazioni vi ha un nocciolo di v& riti\; ma, se noi, oggi, ci troviamo nella comica condi– zione di andare attorno a pregare che ci si raccia op– posizione !ò!Ul serio 1 il merito sta nei fatti, che hanno oramai posto CO!òli limpidamente 11 problema 1 da renderlo f,·oebelianamente semplice e aperto a un'unica solu– zione. Avevarno una posizione politica _invidinblle. Pochi, emvamo riusciti a divenire il centro operofòlodi un in– terno rinnovamento parlamentare. Attorno a noi grs. vitavano le forze della democrazia. Avevamo anche queste nel pugno, perehè eravamo riusciti ad attrarre verso di noi le forze piit vive del paese, tutto anelante a nuove, profonde giustizie. Avevamo una bella e an– tica formula di saggezza: prmiu,n vivere, deinde philo.so– phari. L'abbiamo capovolta. Invece di operare a bbiamo dh1cusso. Quando ci siamo deolsi a cogliere il frutto proibito, un altro se l'era mangiato. Ci piacque" la no– strn donna 11 , appena un tizio ce la sposò. Ci erano rimastl degli amici, iu Parlamento e fuori j ci parve un atroce insulto ohe qualcuno ci volesse bene, foori della nostra famiglia, della nostra u chiesa n• del uo"itro cenacolo. Ci lambiccammo il cen•ello per tro– vare i più adatti mezzi di ripulsione e, appena potemmo bearci di un davvero II splendido" isolamento, ecco im-

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