Critica Sociale - Anno XVIII - n. 13 - 1 luglio 1908

204 CRITICASOCIALE vrebbe essere comuno a tutti i partiti, di voler elimi– nare uno dei fattori di discordia sociale più irritanti e più sterili. Purtroppo all'argomento rinfrescano la lugubre attua. lità le fucilato di ieri in provincia di Caltanissetta. J)lco che ò interesse comune che il nostro paese cessi di nvere, fra tutti i paesi civili, ad esclusione della Russia, il tristo primato dei conflitti sanguinosi. Cbi, pur militando fra i conservatori, non pensa che i bagni di sangue cittadino giovino a cementare la civiltà, le istituzioni, i Go,·erni, e che è sempre vero il vecchio motto che le baionette potranno servire ad ogni uso, tranne a quello di i;iedervlsi sopra; e chi, dal Iato op– posto, dal lato dei partiti novatori, non pensa che - almeno noi periodi normali - l'irritazione, il malcon– tento, l'odio stano coefflcienti di evoluzione economica e politica, o li vorrebbe sequestrati dalla storia nello stesso Interesse della lotta di classe proletaria - tutti costoro, tutti coloro cloò che seppero emanciparsi delle due opposte utopie, l'utopia reazionaria e l'utopia rh•ol– tosa, come coneentono In un medesimo intento, così de– vono cercare i mezzi di effettuarlo. E un'intesa, come ò certo possibile, cos\ è doverosa, sopratutto in Italia, dove Il male sembra aggravarsi ogni giorno, minacciando so· pratutto la causa della libertà. Qualche cosa ò d'uopo dunque tentare. Ma io intrav– vedo un softsma, che sl pretenderà di opporci. I conflitti aangulnosi in Italia, ei dirà, nascono da troppe cause ad un tempo, e troppo complesse e pro• ronde - condizioni economiche, impulsività di razza, ineilucazlone popolare, cattive tradizioni amministrative, competizioni locali, ecc. 1 ecc. - un groviglio di caus(', in parte permanenti, in parte eliminabili soltanto col· l'aiuto del tempo; e tutto ciò è perfettamente vero; quindi, st aggiungo (ed ecco Il sofisma), un rimedio sem• plico, una leggo di procedura, che tenti soltanto di fis- 11aremeglio le responsabilità, di modificare, adattandolo alla materia epoclalo, li rito giudiziario, di disciplinare le Indennità, non va al fondo del ronomeno e non può riuscire efficace. Sofisma notissimo ai loie!, che consisto nel raro del pessimismo por rifiutare i miglioramenti, nel pretendere l'Impossibile per rlcurnre il possibile. Or qui convien subito dichiarare che noi non inten - diamo, con questo disegno di legge, di proporre una pa– nacea; lo panacee non esistono se non nel bagaglio dei ciarlatani di piazza. Sappiamo benissimo elio non è con leggi di procedura che ei sradicano I dissidi e lo loro manifestazioni ,•io– lontl: ma non per questo crediamo che non vi sia nulla da fare, che non si possa Inseguire e fermare qualcuna delle cause più immediate, più tangibili o più dolorose del male che tutti deploriamo; non per questo crediamo che non giovi al Parlamento e al Governo dare alle masse inrellcl - onde germina quel " delitto delle folle ,,, effetto di euggestlone e di ubbriacatura collet– tiva, nel quale le responAabilltà diffuse eono il pili spesso inafferrabili (del reeto non si ò forse parlato qui, in questi giorni, di roeponsabllità diffuso e inafferrabili an– che In ambienti ben altrimenti elevati, a proposito dei dlssidt della marina?) - che non giovi dare 1 diciamo, a coteete masso lnrellcl, sacrificate, un pegno della nostra ferma. volontà comune di risolvere questo angoscioso probl~ma. E penso che anche soltanto il tentarlo, l'averlo ten– tato, sarà. atto di grande importanza politica e morale, anche se - ciò che, del resto, nego - la legge non potesse avere effetti materiali immediati; sarà un atto di equanimità che cl permetterà anche di esigere da co• teste rolle un maggior rispetto, dal canto loro, a quelle leggi che esse non concor3oro a fucinare, a quelle au– torità obe osso erodono schierate sempre contro i loro interessi. Certo, e Pho già detto, in questa materia degli eccidi la responsabilità. è un po' di tutti: vi può essere respon– sabilità dei Goveroi e roeponsabilità dei partiti, e tra queste, non lo escludo, talvolta, dello stesso partito so– cialista. Chi ha seguilo la mia modesta opera di propagandista sa che non da oggi lo vado int1istendo sulla grande re• sponsabilltà cbe si assumono coloro, che additano a masso incolte il facile miraggio di paradisi avvenire, sorvolando Alla inevitabile lunghezza ed asperità delle tappe intermedie, trascurando 18 virtù e lucative che sgorgano dnlFazione modesta, intesa alla conquista dei miglioramenti graduali. Qui il pericolo ò di esser frain• tesi e di produrre effetti che non sono nella nostra intenzione. Anche sono <l'accordo con la maggior parte di voi, e, credo, col proslderÌte del Consiglio, nel ritenere che, nel conflitti di cui ci occupiamo, c'è una grande massima. che valo tutte le leggi e tutti i regolamenti o che nessuna legge o regolamento può sostituire: la massima " chi ha giudizio ne usi 11 ; il buon senso ill1.1.• minato che si regola e <lispone caso per caso. Ma il giu. dizio ed Il buon senso non si possono creare nè nelle folle, nò nei funzionari e nemmeno, ahimè!, nei socia– listi, per decreto o per legge! Jo epero che anche questa educazione si faccia a poco a poco, o che non sia lont4no il giorno in cui, anche in Italia, un ministro dell'interno possa e voglia ripetere le parole vibranti con cui, nella vicina Repub– blica, un mirabile vecchio, Il ministro Clémenceau, nello storico recente suo duello oratorio col Jaurès, diceva tutto Io schianto dell'animo di un ministro, cui sia ri• chiesto <li autorizzare violenze eu i propri concittadini tumultuanti - o sappia, come Cl6menceau, rispondere con un rifiuto, Ma lntirnto, ripeto, qualche cOsa si deve tentare. I~ vengo, con brevi parole, al disegno di leggo. . .. 'rra le CI\U80 più Immediate e più attive di questo ri– p6tersi di eccidi, fra le cause sopratutto dell'irritazione o della sovversione che di contraccolpo esei generano, noi crediamo di averne fissata una principalisRima 1 che risulta del resto (e tutti potete ricordarlo) dalle pole– miche, dalle Interpellanze svoltesi qua dentro: il fatto o l'opinione - e quest'ultima ha politicamente egual valore del ratto - della troppo raei!e impunità. dei col• pevoli di eccesso di diresa 1 di coloro cioè che, o per ma– lanimo, o per supina servilità. alle camorre locali, o 11 più spesso per paura, o anche solo per inabilità, hanno ordinato l'eccidio. Da Ilerra a Castelluzzo, a Buggerru, a Caglia-ri, do– vunque, anche negli ultimissimi fatti, sempre rimase la impressiono che da parte della forza pubblica si eia ol. trapassata Impunemente la giusta misura della diresa. Ricorderò duo fatti soli, ma tipici, quello del briga. diere Centannl, responsabile dell'eccidio di Canrlela il quale vedemmo encomiato (e lo stesso onorevole Giol~ttl dovette onestamente riconoscere, rispondendo ad una ·nostra lnterpollanzA, che ru male encomiato); e l'altro, anche più grave, del brigadiere Ritfaldi e dei suoi com– pagni a.Castelluzzo (onde nacque per contraccolpo quello sciopero generale del settembre 1904 che noi stessi non ricordiamo con soverchia compiacenza), i quali viola•

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