Critica Sociale - Anno XVIII - n. 11 - 1 giugno 1908

CRITICA SOCIALE 163 Cantone, lo maggiorame si deeompongono così: 25 so– cialisti uuiftcati, 16 socialisti indipendenti, 825 radicali o radicali-socialisti, 721 repubblicani di Sinistra, 249 pro• gressisti, 435 nazionalisti e reazionarì 1 43 incerti e 6 ri– sultati sono incompleti. Quanta eloquenzf\ in queste cifre! Esse dicono Fim– portanza enorme assunta nel paese dai repubblicani di Sinistra, ossia dai repubblicani conservatori, entrati nel blocco per rassegnazione e decisi a non seguirlo punto nel suo passaggio sul terreno dell'anticlericalismo e dolio riforme ijQCiali.J~sse fanno indovinare (sopratutto a chi al di là dei numeri può leggere nomi o vedere le fisio– nomie) che nella compagine radicale e radicale-socialista, la frazione più avvantaggiata è quella più temperata e più .... ragionevole. I Socialist.i han fatto perdite raggllar• devoli 1 che i nostri quotidiani hanno già indicate. Essi non hanno ripreso nè Lilla, nè Roubaix, nè Marsiglia, hanno perduto Digione, Ilrest e 'l'olosa, e sono rotroce– duti in molti e molti centri. Certo il loro contingente elettorale non ò diminuito, certo lo sconforto assoluto non sarebbe legittimo; ma il fatto brutale dell'insuc• cesso è (per qun.nto spiegabile) deplorevolissimo ed al– larmantissimo. Si può dire, insomma, che il movimento impresso dal suffragio universale ai congegni amministrativi ha se– guìto un impulso diretto da Sinistra a Destra. Certo il colpo si è ammortito a mezza via e le sue ripercLissioni non si sono propagate fino ai partiti che stanno alla coda estrema della reazione i ma il profitto trattone dalle frazioni politiche del Centro, depositarie delle buone dottrine statiche e conservatrici, non è meno fatto per allarmarci e per addolorarci. . .. Adesso (mentre scrivo) suona l'ora del Co11/Ueor. Pas– sato il primo momento, nel quale tutti i partiti hanno (secondo il solito) ·cantata vittoria, nel rispettabile in– tento di incuorare i loro aderenti, gli imparziali si ar– rischiano sul terreno della lotta 1 contano i caduti 1 scru– tano le ferite, si domandano il perchò e il come ed esco– gitano e propongono i rimedi. Nè (come è facile indo– vinare) le ricerche finiscono sempre pacificamente. Spesso l'esame di coscienza degenera In polemica vivace e la ricerca degli errori propri si svia in una furibonda di– samina delle colpe altrui. La caratteristica veramente nuova, che dà. alle ele– zioni odierne un'importanza deciaiva sui destini del paese, è stata la fine del blocco. E non già del blocco quale l'aveva concepito ,valdeck•Rousseau e quale l'aveva de– finito Clemenceau nei bei tempi in cui egli redigeva la Rivista che dall'Unione delle Sinistre prendeva appunto a prestito il titolo. No. Vuuione parlamentare delle Si– nistre era tramontata da tre anni almeno, e non ap• pariva piì1 che come un fenomeno accidentale e inter• mittente. Ma noi paese il blocco persisteva. Nato assai prima del 1899, il blocco elettorale era quella tendenza per la quale le masse radicali si accostavano e si con– fondevano colle masse socialiste per schiacciare nei bal– lottaggi il comune nemico. Questo costume tradir:ionale, che vigeva anche o ~opratutto durante i periodi di rea• zione, ha ricevuto stavolta un'infrazione mortale. La cosidetta disciplina repubblicana, che io chiamerei più volontieri disciplina democratica, ò stata offesa un po' da tutti. In questo Parigi, che è sempre il termometro del– l'opinione nazionale, i socialisti uniflcat( hanno dichia– rato di non pronunziarsi per la tattica dei ballottaggi, "non sapendo come distinguere nel branco reazionario, formato da radicali 1 progressisti e nazionalisti. n Nel nuovo Consiglio mL1nicipale si sta tontando una coalizione coi partiti conservatori. E il signor Bollan 1 radicale temperato, ba formulato così la teori/\ della nuovissima alleanza: "I pl'Ogressisti? (si tratta dei par– tigiani di Meline e cli U.ibot, badate!) Ma nessuno può contestare i loro titoli di repubblicanismo. I naziona– listi? Ma il nazionalismo fu uno stato di spirito passeg– gero, ormai disperso ed obliato, e noi non abbiamo il diritto di respingere coloro che vengono a noi, dimen– ticando i talli del passato. Con gli elementi patriottici e ragionevoli noi possiamo dunque far blocco contro i ne– mici dell'ot·dine e della patria. 11 QL1estodiscorso è l'indice di uno stato cli spirito inte– ressantissimo. Esso preludia alla costituzione di una coalizione che si prepara all'ombra dell'etichetta. repub– blicana. Ma repubblicani son tutti, cosl i mellnisti pro– ttzlonisti e retrogradi, come i nazionalisti che hanno abbandonato le speranze di aV\'enture d'ordine interno, limitandosi a rimanere sciovinisti e militaristi. Solo il contenuto varia, mentre l'etichetta è invariata. li blocco repubblicano di ieri, era un blocco di riformo audaci 1 quello che si sogna per l'indomani non sarebbe che una coalizione di difesa contro le riforme. . .. È possibile la effettuazione di una simile manovra? Per rispondere sarà. bene vedere brevemente perchò e come rnnne fatto ai partiti francesi di giungere dagli ardimenti del combismo al vicolo chiuso, in cui ora si dibattono, La spiegazione è facile. Il blocco di ·waldeck-Rousseau era una compagine transitoria, concepita da una mente lucida di tattico parlamentare. Attorno a un centro di gravità (il radicalismo), il grande premier aveva riunito temporaneamente, e per un preciso còmpito di epura– zione antinazionatista ed anticlericale, le due frazioni opposte, formate verso il Centro da. moderati evoluzio– nisti e all'Estrema dai socialisti. .La compagine resistette all'oltraggio del tempo ed all'urto degli eventi e la sua. azione fu per lunga pezza influenzata dalla frazione più ardita e pitl attiva, ossia dai nostri compagni. Ma quando (dopo il Congresso cll Amsterdam) Jaurès abbandonò il blocco, il centro di gnuità. si andò spostando e la coa– lizione (malgrado le resistenze d'ordine sentimentale e tradizionale) pencolò irrimediabilmente verso il Centro parlamentare. I moderati spiegarono quella forza di attrazione che per tanti anni era stata spiegata dai socialisti, e i radicali puri (divisi del resto in un nu– mero infinito di sfumature e cli tendenze) non seppero o non vollero opporre all'evento minacciante le ener– giche resistenze indispensabili. Per necessità dì gover– na.re e di vivere, essi dovettero Fare ai loro alleati mono avanzati concessioni su concessioni e mettersi sulla china pericolosa nella quale ì moderati evolutivi ardono di confondersi coi moderati non evolutivi, abbandonati otto anni or sono per una delle molte fatalità della politica. Questo risultato è innegabilmente l'opera dei socin• lb1ti. Gli affini (o molti di essi) Io desideravano in fondo al cuore, ma i nostl'i offrirono il pretesto. Invano Jauròs continua tuttora (ad intervalli) a farci sapere che egli è sempre l'uomo di un tempo, invano egli promette ai radicali il suo concorso intermittente per il trionfo di questa o di quella riforma. Dal momento che i radicali perdettero l'appoggio continuativo, e d'altronde sotto– posto a patti ben chiari, dei socialisti, essi procombet– tero, come partito di Governo, cli transazione in transa• zioue 1 fino a divenire quel che oggi sono, 03Sia una mag– gioranza irresistibilmente attratta verso Destra 1 colla

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