Critica Sociale - Anno XVIII - n. 11 - 1 giugno 1908

lG2 CRITICA SOCIALE l'esercito o l'anodino .Ministro borghese della guerra ricevono passivamente dagli organi interessat.i a de• rivare, a profitto proprio, tutte le vive energie della Nazione, noi avremo permesso che si accenda una spaventosa ipoteca, non pure sopra gli avanzi già compromessi dall'attuale bilancio, ma eziandio sul maggior gettito eventuale dei bilanci avvenire, senza che neppure sia posta 5eriarnente sul tappeto o la questione delle economie da introdursi nell'esercito stesso, o quella di una riforma tributaria che con• senta a tutti i bilanci l'elasticità necessaria alle crescenti rispettive esigenze - il riformismo, il ra– dicalismo, tutto ciò che aspira in Italia a una poli· tica di lavoro, di istruzione, di legislazione sociale, di riforme civili potranno bene dare le proprie di– missioni, sotto pena di diventare, più che noi siano stati sin qui, una semplice menzog·na 1 una ipocrisia, dottrinale. Certo, da un punto di vista partigiano, noi socia– listi potremmo oggi augmarci che lo stato giuridico e le spese militari seuza riduzione di ferma passino alla Carnera colla sola nostra opposizione. Ciò ne darebbe una piattaforma elettorale di primo ordine per riunire tutte le impazienze e le ribellioni del paese, nei futuri Comizi, intorno alla nostra ban– diera. Lu. congiunzione, già accennatasi nei Copgl'Cssi e negli ordini del giorno, fra le organizzazioni dei lavoratori degli uffici e quelle dei lavoratori della terra e delPofficina, ne sarebbe poderosamente age– volata, e una situazione potrebbe l'innovarsi in Italia, molto simile a quella che nel 1900 sembrò preludere - se non l'avessimo poi miseramente sciupata - a una vera reviviscenza politica dell'intera nazione. Ma, riformisti di fatto più che di nome, noi pre– feriremmo evitata al paese la jattura di quei mali profondi, onde pure potrebbero avvantaggiarsi le no• stre fortune di partito. E perciò auguriamo che gli elettori, i contribuenti, le classi e i ceti più diret– tamente interessati, vigilino, stimolino ed assistano la battaglia parlamentare, scrutino il contegno e l'operosità dei deputati a uno a uno e ne tengano nota, intervengano insomma sin d'ora, con tutti i mezzi onde dispongono, nella lizza in cui si decidono i loro destini. Chè, se questo intanto non avvenisse, e se - dopo la sconfitta parlamentare - non seguisse, come certo spera la maggioranza della Camera, la reazione viva delle ume, allora !'on. Giolitti, fatto rappresentante più per la forza delle cose che pel proprio volere, della stagnazione politica e morale del paese, potrà ben dire, non solo come il monarca francese, di essere egli lo Stato, ma di essere egli la nazione. La nazione avrà abdicato in sue maui, ma egli si troverà a rappresentare e dominare (e sarà la ven– detta delle cose) una carcassa senza vita. LA CRITICA SOCL\LE. LE ELEZIONIMUNICIPALI e le future coali3ioni politiche in Francia Se fosse consentito acl un giornalista illudersi di so– verchio sul destino serbato alle sue elucubrazioni nella memoria. dì un pubblico 1 distratto senza posa da un ver– tiginoso rincorrersi di avvenimenti diversi, io potrei oggi causare ogni preambolo e richiamarmi semplicemente all'articolo col quale, io pieno dilagare di ammirazione italica per la Francia radicale, parlai in queste stesse colonne di una critica del partito radicale. Ma, poìchè, dall'aprile dello scorso auuo ad oggi, tropp'acqua è passata sotto i ponti 1 io mi vedo costretto a riassumere in poche parole me stesso e a ricordare cli aver di.mostrato allora come la democrazia francese non dovesse considerarsi senza riserve come una grande e decisa forza rinnovatrice. Resa perplessa dall'affacciarsi improvviso di problemi sociali, a cui era impreparata e che crede,•a lontani, fatta debole dall'intromissione di molti elementi dubbi o conservatori 1 convertiti a parole 1 per attrat.tiva del successo, questa buona democrazia era destinata non già. a stupire il mondo, bensl a provve– dere innanzi tutto e sopratutto ai casi suoi e ad inspi– rarsi al dilemma arcaico: rinnovarsi o morire. L'anno trascor:io ha recato poi la conferma del poco lieto pronostico. F.: stato un anno d'inerzia, di bizze per– sonali1 di proroghe e di transozioni, e (tirate le sommè) di iontilo agoola. Oggi lo e!e,doni municipali, inclette in tutta la b'rancia, ha:ino tradJtta questa 1,·erità in una lista impressionante di fatti e di cifre. La mala semina– gione ha dato il raccolto che poteva dare. L~ !•'rancia del maggio 1908 non ricorJa. per nulla {agiullicarn:, clll risultato dei Comizi) la Francia del 1906. Un'ombra grigia di conservazione sociale si profila sul– l'orizzonte politico. Invano gli ottimisti per ordine o per vocazione tentano di arzigogolare sulle cifre, invano i cervelli fecondi scoprono le tl'Ovate ingegnose, che re– cano ai malati o ai moribondi i conforti necessarì al loro stato. Che dicono i risultati di Parigi, che dicono i risultati della Francia? A Parigi (i lettori lo sanno) i partiti con– servatori banno perduto dei voti e... guadagnato dei seggi. Gradevole modo di retrocedere. I reazionari in– somma banno meglio compreso che nel passato i propri interessi, e, con opportuni contratti, si sono fusi coi radi– cali laddove non avevano speranze di vittoria, limitandosi invece a concentrare i loro sforzi dove potevano sperare il successo. In complesso tre fra i socialisti unificati uscenti sono stati battuti da tre radicali, e due radicali uscenti sono stati battuti da due nazionalisti. La mag– gioranza di Sinistra è ridotta nel Consiglio municipale della metropoli a due soli voti, e una parte di essa è così compromessa dai suoi mercimoni elettorali colla Destra, che una Giunta di concentrazione radico•reazio– naria è più che possibile. Nel paese si riscontra un fenomeno analogo. ll Go• verno ha comunicata una statistica globale da cui risulta che i 36.150 Comuni di Francia {Senn.a. non compresa) ai dividono, secondo le loro maggioranze, fra 164 socialisti, 184 sociali!ti indipendenti 1 8743raclicali o radicali-socia– listi, 10.775 repubblicani di Sinistra 1 5588 progressisti, 9025 nazionalisti o reazionari, 1469 dubbi e 238 a tut– t'oggi incerti. Queste cifre sono già. significanti. Ma siccome i Mu– nicipi francesi banno una popolazione elettorale che varia dai trenta o quaranta votanti di qualche comunello di campagna, al mezzo milione di votanti di Parigi 1 non è facile dedurre da!la Statistica. ufficiale le forze doi vart partiti. I socialisti, cbe non contano meno di 900.000 elet– tori, non ottengono la maggioranza se non nell'uno per cento dei Comuni, per il semplice motivo che il loro sforzo di affermazione si è sopratutto svolto noi grandi centri. Scomponendo la statistica. globale, si hanno indica– zioni un po' più precise. Cosl, ad esempio 1 su 359 Comuni capoluoghi di Provincia o di Circondario, 8 appartengono a moggioranze socialiste uniflcate 1 3 a socialisti 'indi~ pendenti, 164 a radico-socialisti, 96 a repubblicani di Rinistra, 52 a progressisti, 33 ai uazionalisti e reazionari e 3 a maggioranze dubbie. Nei 2320 Consigli municipali 1 che sono capoluoghi di

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