Critica Sociale - Anno XVIII - n. 8 - 16 aprile 1908

126 CRITICA SOCIALE Cosl non ò onosto menar scalpore per le migliaia di cani sacrllìcnte da Jlagendio e fì'lourens nelle ricerche sopra i nervi sensitivi o motori, <1nando nessuno, che per poco sappia di scienze biologicbe, può in buona rodo trouro inutile Il sacrificio per questiono di così gra11de importanza. L'D[PRESA DBGLI SCIOPERI Similmente non è nè one!lto nè serio andare ~trombaz. zando che gli offetti della digitalina, della morfina, della noce ,·ornlca, della stricnina, del clororormio, e, noi po<1- siamo aggiungere, degll antiJ)ireticl e nnalge11ici, non sono sempre gli :itessl 11oll'uomo corno negli animali, per · concludere cbe lo ricerche fatte con queste sostanze sopra gli animali sono stato, non solo inutili, ma peri– colose. La verità è che, senza le ricerche sugli animali, queste sostnnzo, ohe formano gran parto del bagaglio terapeutico moderno, non avrebbero potuto entrare nella JJmtlca. Da alcuni anni, nella vita, gli scioperi si succedono uno appresso all'altro, come I creditori, alla minaccia di una crisi finanziaria, sfilano dinanzi agli sportelli di nna Banca. i: tuttuia, la cla~,o capitalista, I padroni, nulla im– pArano. Seguono, come se nulla rosse i;opravvenuto, osti• nnti a non voler scandagliare Il fondo del problema, 011tinati a voler rholvere tali conflitti col deplorevole criterio dell'amor proprio. La loro ostinazione si rifiuta di riconoscere le Leghe operaie di resistenza e di trattar con esso da oguale a eguale - ciò che, pur troppo, cnJ(IOnorà ad essi do.mli non lievi. Nell'occasione doll'ultlmo sciopero dei ferrovieri, ru rono ancora detto e ripetuto tutte le vacuità cbe, ad ogni sciopero, si sogliono dire. lo conobbi un signore che si oro. rortome11te lndiguato perchò i rerro,·iorl si ernno dichiarati in llrnlopero precisamente quando ... molti~ gente dove,·a tornare dalle vacanze! Certo 1 quella lndi– gnaziono - e rosse stata anche un po' più giustificata - era semplicemente comica; essa mi ricordò quella analoga di un famoso belligerante, che si era tutto in– dignato pcrchò li nemico gli ave\'IL dato battaglia dove, qucmdo e come era convenuto al nemico, e non dove, quR.ncloe corno sarobbe con,•enuto a lui... 11a. per una polorulcn scientiflca non sarebbe qui il oarnJ)o A.ppropriato; quello che bisogna far sapere alla grnu massa del 11rofanl, che J1otrebbe a lungo andare e~•rnre impro<1slounta dal clamore, ò èosa di carattere pili generale. i: che Il materialo di studio della cbimica ft– i,iologica, della lstol0j,Cia,della embriologia, della ana– tomia comparata proviene qua<Jie!fclusivamente dai tes sutl e dagli organi degli animali, e, pili ampiamente, che ben poche ricerche sarebbero po11sibilinelle scienze biologiche senza sacrificio di esseri viventi. Chiunque abbia appena varcato la soglia di un laboratorio sa che è non solo impossibile, ma inconcepibile una limitazione. Questo è bene far stipero. :\la non porchè sia veramente da tomer~I la limitazione della libertà e dei mezzi della scienza: troppa strada ormai si è ratta. l,e Inutili e vergognose crudeltà sopra gli animali che sono froqucntis,lme specialmente nel nostri paesi, e dello quali sono una. nssai piccola J>arte quelle che pochi no– vizt o ciarlatani pos,ono compire sotto l'usber,ro della ricerca sciontlftca, sono frutto dei residui di barbarie sociale cbe creano pur troppo crudeltà anche peggiori. Questi residui di barbarie dovono essere combattuti educando nel fnnoiullo o nel cittadino il rispetto asso– luto, lncondizionnto <iolla vita, rosi dell1uomo corno degli l\ltrl nnimnli. Ciò potrebbe o dovrebbe essere obbietto di JJrovyedirnentl legislativi e regolamentari, ma sarebbe dannoso alla educazione pubblica che tali l)rovvedimentl fossero, anche apparentemente, determinati da una agi– tazione antlvitisezionlsta. E ciò sarebbe doppiamente dannoso, perchò da un lato potrebbe lasciar credere al profani, cioè alla gran maggioranza, che la scienza sperimentale abbia battuto nel campo biologico una via di inutili e pericoloso cru– deltà; dall'altro, di fronte a provvedimenti forzatamente Inefficaci contro la liberti\ di indagine scientifica, fa– rebbe sorgere la persuasione, che a chi si occupa. di scienza sperimentalo è lecito violare continuamente la legge con piena o sicura Impunità. Questo dannoso influsso sulla educazione sociale ò forse l'unico effetto che si po9sa attendero dalla cam– pagna antivivisezionista. F'ILll'PO Lt:SSANA. Avete le ])rime tre a.nuate? UAmminist,·azione della Critica è di.I/postaa ricambiare coti 1ma qualsiùsi Bttccessiva umiata, t"ilegata, oppto-econ mi mmo d 1 ablx:mamet1tu, l'i,1vio che le ve,iis,..,e fatto della 1\ 2• o s• aw1ata (1891, 1892, 1893) di Critica Sociale itl bmmo stato di cot,serr:azitme. Una volta. un amico, un fabbricante di cui si erano dichiarati In !sciopero gli operai, mi diceva: u Jo non li avrei mai crerh1ti cosl ingrati, lo non li avrei mai creduti capaci di tanta infamia. Essi banno atteso a porsi In isciopero, proprio quando sono maggiori le richie8le, proprio quando le loro braccia più mi ab– bisognano! ,, " lla ò naturale! - lo gli risposi. - E voialtri, quando ,·i conviene di diidarvl di quegli operai che vi disturbano o di quelli cho vi soprnvanzano, Incrociate forse, rasse– gnati, lo braccia? Quante volte, di sott'acqua, voi avete promosso lo Rolopero che vi ha poi 9barazzato da chi volevate! 1.,0scl0Jloro 1 amico mio, ò una guerra, e come talo bisogna considerarlo. Esso è una guerra inevitabile nell'attualo stato sociale economico, come è inevitabile la guerra tra le nazioni nello stato attuale delle rela– zioni internazionali. Lo sciopero e la guerra, oggi come oggi, sono due mali neces~art. Tudi i nostri srorzi dCt– vrebbero tendere ad addolcirli, ad organizzarli, a inca– nalarli e a preparare, con la loro trssrormazione, il loro termine. " Lo sciopero ò, infatti, una forma di guerra e da cs~o deve esigersi tutto ciò ohe si esige da una guerra perchè moriti il nome di civile. (" Guerra civile 1 , che espres– sione tragicamente umoristica!) Ora, por esempio, quando una data falange di operai giunge a porsi in isciopero, devo uaturalmAuto esigere da ogni suo individuo una solldarieti\ rerma. e cieca. E, quando qualcuno, invocando il diritto alla libertà del lavoro 1 accusa questi e quegli di coazione su qualche scioperante che avrebbe voluto tornare al lavoro, è - lo cre(lO - semplicemente ridi– colo. Quando una nazione dichiara guerra a un'altr1\, costringe tutti i suoi nazionali, capaci di maneggiare un'Mme, afl andarla a. difendere contro il supposto ne– mico. Tutti devono andare. Non ml serve l'addurre che io stimo la guerrn ingiusta, che io credo che la ragione stia dalla parte del nemico i lo debbo andare! E queijll 1 che per tali ragioni diserta le file, viene considerato come un traditore, corno un pes.!:limopatriotta. Ogni cittadino deve sottoporro Il suo giudizio a quello

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