Critica Sociale - Anno XVIII - n. 8 - 16 aprile 1908

CRITICA SOCIALE 125 pure le .Associazioni che assumono in enfiteusi o in affittanza. collettiva i fondi di proprietà privata in base a piani di coJonizzazione regolarmente appl'O– va.ti . Il progetto è ardito, ma inefficace per la Sicilia: da una parte in Sicilia le terre di proprietà dello Stato e degli E]oti morali sono ben misera cosa, come prospettammo con dati statistici in altra parte di questo scritto; e d'altra parte i latifondisti pri– vati non vorranno pacificamente concedere terre alle Cooperative cli semplici lavoratori; molto meno vor– ranno concedere le lunghe affittanze con la libertà delle colture e il diritto alle migliorie, seuzR.di che la colonizzazione dei feudi orn deserti resterà utopia. I lettori ricordano quanto abbiamo detto sull'interesse del pl'Oletariato a negare tali riforme nei patti di locazione di terre. Oggi la sola affittanza lunga è quella che impone la coltura della vigna e la ri– nunzia ad ogni indennizzo per le migliorie lasciate alla scadenza del contratto. Se non si stendono le mani sul diritto privato 1 se non si obbligano per le:tge i latifondisti a cedere le terre alle associazioni di laYoratori per via delle pubbliche Amministra– zioni, con affitti non minori di 25 anni, col diritto alle migliorie per parte di chi le fa. e con canoni determinati da un arbitraggio rti probiviri, eletti dalle parti interessate, il problema della colonizza– zione interna della Sicilia non sarà mai risoluto. Però il disegno di legge Pantano, con tutte Je sue mauchevolezze qui rilevate, ha fatto molta paura alla classe m()oopolizzatrice del potere, ed è restnto lettera morta. Imaginiamoci se vi fossero incluse le nostre idee, che sono pur quelle che dovranno trionfare! Era bastato a spaurire la non sullodata classe che Pantano, con la sua partecipazione al Governo, si fosse mosso a colonizzare dalPesterno repubblicano lo sterile suolo interno del Parlamento monarchico e reazionario. Se la esperienza è riuscita d'insegnamento, nessun altro repubblicano, e molto meno nessun socialista, farà più il gran passo senza essersi prima hen assicurato che le riforme, per il cui amore si transige, sieno davvero volute e dalla grazia di dio e dalla volontà della nazione. Non bisogna nemmeno dimenticare che le popo– lazioni non sorressero il progetto riformatore. Le Leghe di contadini siciliani, per immaturità politica, si disinteressarono di quel progetto, che le riguar– dava direttamente, e non si fecero vive nel Congresso tenuto appositamente il 1 ° {lprile 1906 a Reggio– Emilia tra le Cooperative agricole italiane, dove non poterono essere discusse le corre7,ioni che, nel· l'interesse speciale della Sicilia, quel progetto ri~ chiedeva. Siamo dunque noi soli sul giusto cammino, trac– ciato in questo scritto: se non si sviluppa con assidua. propaganda l'organizzazione dei lavoratori, infondendo la coscienza delle cause e dei rimedi riguardanti le piaghe siciliane, il bene non pioverà mai dall'alto. Le· organizzazioni locali, isolatamente operanti, avreb• bero poca influenza sulla colonizzazione delle cam– pagne ora deserte; la potente efficacia colonizzatrice dell'Isola è riserbata alla Federazione delle Coope· rative agricole, per il cui mezzo l'eccesso di braccia si sfogherà dove la terra è sovrabbondante. Pur troppo in Sicilia, dove nella totalità la terra è insuf– ficiente, secondo l'attuale produttività agricola, a dar lavoro e pane a. tutti i contadini, che sono costretti a scappare in America; in Sicilia, dico, alcuni paesi hanno fame di terra ed altri ne hanoo quasi nausea; così disordinata è la distrihuzione dei pa.esi, delle popolazioni e dei territori. (Continua). s. CA.MMARlmI-SCUR'rl. Criticu Sociale e Itnlia Nconomicn: anno· L. 9,50 1 semestre L. 5,50. APROPOSITO DIVIVISEZlONI SPERIMENTA Urbain Gohier, in un recente articolo messo al posto d'onore sul Matin ( 1 ), dà ragguagli intorno ad un esteso movimento antivivisezionista, professandosi, visibilmente, milite della nuova crociata. Fino ad ora la lotta contro le crudeltà degli acienziati e contro gli orrori di cui essi si rendono colpevoli sopra cavie, conigli e cani era importazione anglosassone per signorine sentimentali, ignare per loro fortuna dello tante miserie umane che nel vasto mondo vi son da meditare e da combattere. Ma sembra ormai che il movimento antivivisezionista abbia preso uno slancio in9perato dagli stessi originari fautori. Orroai 1 secondo l'articolista del Matin, si fanno adunanze import11nti, che il gran pubblico considera con favore, adunanze a cui aderiscono esperti legali, membri di Commissioni 1 uomini politici di ogni partito, e, mirabile dictu, medici e Scienziati: la parte incrimi• nata. Naturalmente, coi nuovi adepti 1 nuove ragioni ven– gono ad aggiungersi tdle vecchie, che erano di carattere sentimentale e facevano poca strada. Infatti, alla natu– rale pietà verso gli animali sacrificati, si contrapponeva la necessità scientifica e, d'altro canto, chi per poco ri· flettesse poteva convincersi come le crndeltà di labora– torio siano trasourabile minoranza rispetio a quelle mol– tissime, certo meno giustificabili, che si compiono abi· tualrnente, dovunque, senza freno. Iavece le nuove adesioni e i nuovi argomenti meri– hno qualche parola di commento nuovo. Gli uomini politici hrnno dato numerosi il loro consenso perchè temono la degradazione che l'abitudine della crudeltà 1n·o• duce nel cat·aue,·e di una nazione. Salutare timorei }; lecito però domandare ai menzionati uomini politici, se per avventura non possano avere peggiore effetto sul carattere di una nazione lo crudeltà esercitato a danno degli uomini, per esempio i pubblici spettacoli della ghigliottina, e le schioppettate in piazza, colle conse– guenti gìustiflcazloni e glorificazioni dei relativi Cen– tannl, nel Parlamento o sopra i giornali benpensanti. La pratica di vivisezione è d'altra. parte esercitata, in ogni più ampia ipotesi, da una così esigua minoranza, che le preoccupazioni sulPinflusso sociale di essa non possono essere molto serie. !la I nuovi seguaci trovati nel campo scientifico hanno addotto un argomento più radicale: per essi la vivise– zione 110nsolo e inutile al progresso scie11U{lco 1 ma anzi è da1111osa, ed è sorgente cli errori e di pericoli nella medicina pratica. Se è vero che il gran pubblico non può interessarsi a un dibattito scientifico, e che esso non deve essere chia– mato giudice io una questione per la quale gli manca la compl:ltenza, è altrettanto vero che non si deve, con argomenti capziosi e con fatti incompleti, tentar di sor– prendere la buona fede del pubblico stesso, necessaria– mente profano. Il trasportare conclusioni fisiologiche e farmacologiche nel campo della terapia può aver causato inconvenienti, ma non è onesto portare innanzi questi inconvenienti, quasi meritassero il paragone coi vantaggi o coi pro– gres11i che anatomia, fisiologia e farmacologia hanno fatto fare negli ultimi sessant'anni alla medicina e alla chirurgia. (I) MaUll, 23 marzo ltOS,

RkJQdWJsaXNoZXIy