Critica Sociale - Anno XVIII - n. 8 - 16 aprile 1908

CRITICA SOCIALE 127 della collettività che si suppone - troppo arbitraria– mente iu molti casi - rappresentata dai. governanti. È un principio di salute sociale. Ora, non ha questo da valere per la classe overaia quando lotta por il proprio miglioramento? Lo sciopero ò una guerra e dovrebbe essere l\iretto con quella medesima tattica, serena o fredda, con cui si dove dirigere una guerra, se si vuole ottenere un ri– sultato. L'amor proprio deve passare In seconda fila. Lo sciopero è, innanzi tutto e sopra tutto, un negozio, una transazione mercantile ... Esso, oggi, ò l'unico proce• dimonto erncace su cui conta la classe operaia per de• terminare il salario massimo che il capitalista può darle. Poicbè non basta. che questi dica che non J)UÒ elevare la mercede senza recar danno ai suol interessi; ò ne• cessario porlo alla prova. Lo sciopero è, in grande, ciò cho ò li mercanteggio In una bottega. Io entro e chiedo Il prezzo di un og– getto. Il padrone mi domanda otto lire, io ne offro cinque e II minaccio n di uscire se non mi dà l'oggetto a tal prezzo. TI mercante ribassa una ltra, io sto termo su la mia offerta. O cede lui, o cedo io, o cediamo un poco tutti e due, o esco senza comprare l'oggetto. Ciò non è nitro che uno sciopero di consumatore ... Eviden– temente, il mercanteggio va sempre più scomparendo, dove il commercio è più evoluto; però lo stesso accade con gli scioperi. Via via che la classe capitalistica si migliora, si addestra, si istruisce, impara a conoscere i propri: Interessi ed evita. gli scioperi. Lo sciopero è un affare. Supponiamo che un nucleo di operai, abbandonando per un certo tempo il lavoro, lasci di percepire cento mila lire e che, in grazia dello sciopero, ottenga in massa un beneficio di diecimila lire all'anno. Ecco dunque un capitale collocato al dieci per cento. E cosl si comprende come uno sciopero produca. l'uno, il due, il dieci, il venti o il conto per cento. Quanto più tacili e maggiori saranno i benefizi ottenuti, tanto più rilevante sarà l'Interesse reso. E pub essere anche cho non ronda nulla, che renda. un Interesse ne• gatlvo. Però, il fallimento è di tutti gli affari : i divi• dendi, Invece di essere attivi, possono essere passivi. Per parte sua, il capitalista, se è Intelligente, lascia da un lato ogni considerazione di amor proprio e tratta l'assunto come un affare. Calcola Il tempo che gli operai possono resistere scioperando e il danno che gli cagio– nano; capitalizza I vantaggi che pretendono e vede se gli conviene resistere o se gli conviene cedere, giacchè è indubital>lle cbo ha da preferire il sa.orifizio di diecimila lire annuali, auz\chè perdere ottocento mila lire, o un milione, in una volta. E da qui sl deduce che uno sciopero ha molte più probabilità di risolversi in favore degli scioperanti quanto più avanzata ò l'industria. Perchè, dove l'Industria è avanzata, la macchina significa molto e il braccio umano poco. La paga dell'operaio non è che unn. piccola parte delle spese totali di produzione. In ratti, noi abbiamo veduto che lo sciopero del personale di un'officina mec• ca.nica. è sempre breve e sempre di profitto per gli operai. Vedete, Invece, uno sciopero di minatori! .. J'.; che questì lavorano soltanto con un piccone o unn. vanga por stac– care il minerale e un bigonciolo per caricarlo. Se uno di questi rimane tutto il giorno con lo braccia incro– ciate, non sarà. certo un gran danno; ma so un operaio di un'offtcina siderurgica lascierà spegnere un torno, il danno sarà rllevanti~simo .... 'l'alvolta avviene che un dieci per cento di aumento nelle paghe, o una diminu– zione di ore di lavoro, che è lo stesso, significa quasi un dieci por cento di aumento nello 11pesetotali di pro• duzione, mentre, altra volta, nell'industria molto svilup• pata e mantenuta da un gran macchinario, questo dieci por cento pub non signiftCH.renò pure uno. Oli scioperi, inoltre, hanno certamente ratto progredire di molto le industrie, col costringere I capitalisti e gli impreimrì n ideare i mezzi con cui rlsnrcirsi dall'au– mento dello spese che gli scioperi loro apportarono. A qmui tutti gli scioperi vittorio~t segul un progresso tee. nico. Un adagio americano dice: " A braccio caro, mac– china a buon mercato ,,; o nessuno si serve di una macchina che costi diecimila. lire so non gli economizza. a.Imeno cinquecento lire di paghe - che è il cinque per cento. I Romani, per e!lemplo, conoscevano i mulini ad acqua sin da un'antichità assai remota, però non li applicarono, proferirono lo schiavo, sino a che questi non rincarò. F. oggi, ancora, in Ha.Ila o ovunque, l'intro– duzione del la macchina agricola. vo. coincidendo con l'aumento delle richieste e delle esigenze dei lavoratori della terra, che, frequentemente, nell'epoca della mieti– 'tura, sventolano la bandiera. dello sciopero. Alla luce di questi principi chiari e sereni, si evol– vono gli scioperi, a cui si aniano operai e padroni con la monte negli affari. Sovente lo sciopero non scoppia. nemmanco; basta Il semplice annunzio, come tra due nazioni basta talvolta. la minaccia di una guerra per risolvere tutte le difficoltà esistenti... ... Jo esponevo queste e altro consldernzlont analoghe all'amlco mio, al fabbricante dianzi mentovato. Egli mi ascoItò attentamente, poi, mi rispose: '' Tutto codesto sta bene, molto bene; io non ho nulla da obiettarvi, vorrei anzi che gli operai tutti conosces– sero bene codesti principi e vi ~i conformassero divota– mente. Però, quando tu dici che, nella soluzione di questi conflitti, noi apportiamo qunsi sempre il nostro amor proprio, tu ci movi un'accusa che ò ingiusta. Quello che tu chiami il nostro o.mor proprio è invece un calcolo, giacchò puoi tu dirmi quale sarà. il termino delle esigenze o delle pretese degli operai? Oggi io cedo e, tra un anno, tra due, tra tro, essi procla:neranno un altro sciopero; io cederò un'altra volta, ed essi tor– neranno di nuovo alla carica. Quando termineranno le loro esigenze?... Lo sciopero, hai ben detto, è una guerra. Una nazione pttò, una volta, ,•odersl costretta ad accettare la guerra, pur prevedendo la disfatta, poichè se si ignora che essa non è disposta a lasciarsi concul– care tn ciò che crede suo diritto senza far pagar caro l'attentato, la soverchieranno a ogni momento. A questo mondo l>isogna Ropratntto farsi rispettare, Incutere ti– more. I~ lo torno a dimandarti: Dove termineranno lo osigenzo degli operai? ,, 11 Dovo termineranno P Ma non termineranno mai! non devono mai terminare - lo risposi. - Yoi, capita– listi, vi dovete ben convincere di questo e regolare su di ciò la vostra condotta. Essi vi chiederanno, volta a volta, un salario maggiore, e Il termine teorico delle esigenze loro si avrà soltanto in quel giorno in cui, fi– nalmente, potranno spossessarvi, espropriarvi, socializ– zare la vostra industria. Io non dico che giungerai tn a veder questo, però, tu, che hai figli, hai obbligo cH eclucarli in questa prospettiva e In modo che possano direnderel, se domani sorgerà. uno stuto tale di cose. " " i\la, in tal caso - esclamò l'amico vivacemente - io non lavorerò più. Se non posso lasciare ai miei ft– gliuoli la mia fabbrica, perch8 arrabattarmi tanto per 1 ruigllorarla? 11

RkJQdWJsaXNoZXIy