Critica Sociale - Anno XVIII - n. 7 - 1 aprile 1908

CRITICA SOCIALE O questa affermazione di brevità non è essa un vero errore di ossen•azione? Se si esamina la scala zoologica, non è ditlìcile trovare qualche esempio cli longevitìt. Sebbene le documentazioni sulla vita degli animali siano sempre molto imperfotte, pure un corto numero di casi di accertatf\. longevità si possono mettere assieme. Nei vertebrati a sangue freddo i casi non sono infre– (tUOnti; talune tartal'llgbe hanno cerrnmente sorpas– !-lflto i 150 anni di età. o taluna - per quanto è lecito congetturare dai documenti non assolutamente probativi - ha forse raggiunto i due secoli. Anche i coccodrilli offrono casi indubbii di longo• vità; se no conoscono taluni, vh·enti in ischiavitù nei g-iardini zoologici, che certamente han vissuto più di un secolo. E si potrebbero ag-giungere anche le carpe, tra le quali famosissime quelle di Versailles, forso due volte centenarie. Percliè in questi animali la vita si protragga così n lung-o, non è dato dire: nnzi, a tutta prima, se si tiene conto solamente di quanto la ossel'vazione offre nel campo dei viventi inferiori, ci si dovrebbe at. tendere che i limiti dell'esistenza fossero molto brevi. Spesse volte, almeno nei viventi inferiori, hi limitazione della ,•ita è in rapporto coll'opera di ri• produzione. Si direbbe che la finalità ultima è quesl11, della conservazione della specie: avvenuta la podi\ delle uova o delle larve, molti insetti, molti ero• stacci, muoiono. Nel• maschio molte volte la morto arriva immediatamente dopo l'a tto fecondativo; e in alcuni 1>iccoli viventi i legn.mi tra vita e riprodu• :dono sono tali, che i vi venti, nel loro brevissimo ciclo d'esistenza, non si nutrono mnnifestamente, o al più (mancando di un apparato dirigente) assu– mono qualche po' di materialo già elaborato dall'e– sterno, cercano rispettivamente l'altro sesso, avviene la fecondazione, la posa dei nuovi viventi, e, in capo a qualche giorno, la morte. Negli animali superiori, però, questi fenomeni non sono più rilevabili. La riproduzione non è più una funzione dell'esistenza; anzi, qualche volta, essa ò persino indipendente dall'invecchiamento. Si sono viste tartnrughe centenarie, ancora capnci di ripro• durre, e si conoscono cani ultravecchi, con tutti i segni della senilità, i quali possedevano ancora ele• menti fecondanti in numero grande e in perfetto stnto di funzionamento. Venendo all'uom o, s i può ritenere che a noi è dato ricostrurre bf.ne il fenomeno de!PinYecr.hia– mento, che 1mò es sere definito come un indeboli• mento funzionale degli elementi nobili, con prepon– derante e rinnoYata attività degli elementi meno nobili. [ limiti veri di questo invecchiamento non sono determinabili con leggi ll.SSolute; però 1 in indi\•idui che, secondo il nostro comune modo di esprimerci, sono nel periodo della. vecchiaia più avanzata, i fe– nomeni di deperimento e di sostituzione cellulare oppena appena si possono rilevare. Quindi la vecchiaia, quale a noi si presenta, non è nncora tutta la vecchiaia fisiologica, e bisogna credere che, come in taluni animali si hanno esempi non rari di decrepitezza organica, così 1 nell'uomo, si può raggiungere questo limi re, che pare il confine uaruralo dell'esistenza. Certi indivi<lui, che hanno raggiunto i l 10-l20 anni 1 hanno dimostrato di pos– sedere ancora. rilevanti energie organiche, e non ripugna al biologo credere che i limiti della esi– stenzo. normale possano essere protratti sino a questi valori. rn ogni caso, i pessimisti hanno profon<lamente torto di affermare che la nostra vita è breve, e che il destino i:rravante sull'uomo è peggiore di quello degli animali. Sotto il rapporto della lunghfl'zza ciel· l'esistenza, noi possediamo un posto veramente pri- vilegiato in natura. Noi viviamo assai pilt a lungo della immensa maggioranza dei mammiferi, e vi– viamo ancora a. lungo dopo che In. nostra funziono cli conservatori della specie è fisiologicamente tcr• 111in11ta. Per questo, la concezione pessimistica della. vita umnna, determinata prima cli tutto dalla sensazione clolliLbrevitfl dell'esistcnzn, poggia su un errore di fatto. Noi siamo pessimisti e pnrliruno della brevità della. vita, perchè siamo paurosi. Et.I è strano che il pessimismo si trovi nei gio,•nni, i c1uali hanno pure lung-o cammino da percorrere, o non nei vecchi, i quali sentono più prossima la. fine. Anche i più grandi pensatori pessimisti, giunti alla vecchiaia, si sono ricreduti i la vita, non ostante le sue miserie infinite, deve esserci presentata come un fenomeno mirnhile, le armonie del quale non son afferrabili se non quando i I fenomeno sta per cessare, e la sintesi di esso, anche nei rapporti dell'individuo sin– golo, diventa possibile. [ vecchi diventano ottimisti perchè minori sono gli stimoli, e più forti i poteri inibitori, per cui la vita, anche ridotta ad una semplice funzione veg-e– tntiva, deve presentarsi come un beneficio. L'otti– mismo è un attributo della Yecchiaia. E questo ot• timismo, c1uando la vecchiaia è realmente tale, elevo manifestarsi anche verso la morte. I documenti, che Metchnikoff passa. in rassegna, dimostrano che la morte, nell'uomo che raggiunge veramente i limiti fisiologici clellELesistenza, non si presenta piì1 come un fenomeno pauroso. Goethe ha sintetizr.ato nel suo capolavoro tutto ciò: il Faust della prima parte è il pessimista nella lotta disordinata dello spirito e dell'organismo. Ma la vecchinia estrema sovraggiunge, e Faust diventa ottimista, e sente il desiderio della pace, e dà tregua alle paure della fine, e sogna, mentre scende il tra• monto estremo della vita, una nuova. esistenza so– ciale pili bella, più serenn 1 pili generosa. Attorno a tutto ciò si svolge, un po' disordina• tamente, questo volume di sag-gi ottimistici dì un ricercatore che lascierà nella biologia una traccia indelebile. Ed è un 11ffollnrsi di dati, di documenti, cli notizie, che fanno perdonare anche gli slegamenti dell'opera. La quale ha anche la sua importanza socinle. rt positivismo ha indubbiamente atterrato molte idea• lità, e così fu cagione prima al rifiorire di una nuova metafisica, larvata di sperimentalismo, come quella dell'Haeckel, o hasata su una serie, di errori, come quella di tutti i ,vhite del globo. g bene che, in mer.zo al desiderio di idealità, la biologia porti µure qu alche cosa che permetta a noi di sognare nei Ji. miti accettabili cli un probabile vero; h\ perfettibi– lità grande della vita organica, la trasformazione delle nostre tendenze spiritua\i 1 la costituzione di società. future più forti e più serene, sono nobili sogni che anche ai posi ti visti possono essere accetti, e che senza menzogne permettono a noi pure di s1>erare in qualcosa di migliore della vita quale attualmente si svolge. E. BERTAl?El,1,1. èriticn. Sociale e l 1 A v:mti ! : per l'Italia, anno i. 22, semestre L. 11. Critica Socia.Il, e Lnvoro: per l'ltalia, mmo L. 21, semestre I,. 10,50. Critica Sociale e Itnli1L lfoo11omica: amw L. 9,50, semestre L. 5,50. Critica Sociale e Grido del l'opolo: per l 1 ltalia 1 annc L. 21, semesfre I,. I I. Critica, Socinle e Yic Nuovo del Socialismo di I. Bonomi: amw L. 10,50, semestre L. 10,50.

RkJQdWJsaXNoZXIy