Critica Sociale - Anno XVIII - n. 5 - 1 marzo 1908

CJUTJCA SOClALE 73 di categoria e Pìncubo enorme di domani; il J)robabile cnncro del tessuto in formazione della società nuova. Comunque, ripeto, le organi1,znzioni dei produttori sono benefiche per l'immediato scopo della lotta contro i ba• ghorini. .-\ que3to scopo senono perfino le ('ooporath•e tra i rivenditori miuuti 1 che, unìte lor forze, pos:10110 fron• te~ginr meglio la prepotenza. dell'usura. Qualunque forma cooperatim 1 sul mercato, ò un bene relativo ecl un avviamento n migliori nssetti, salvo poi, in unn ra:10 ulteriore, estirpare gli inconvenienti ger– mi1Hlti dallo ste1se forme nuove. .Mn In. cooperazione non nasce da giorno a ,!?iOrno: l'educa solo la pazienza e Pa.::si1uità. Contare su essa por agire l'l\l)idamente nei mercati è vano. 1,; allora? Allora, iusiome e al di sopra della prop11ganda cooperatìva,occorre dar vita a I un nuovo intervenzionismo del :'llunicipio. Un nuO\'O ~egmento clel cosi<lelto socia– lismo comunale. Bisogna studiare la municipalizzazione dei mercati. Che il Comune debba es<1.oro un vero ap– provvigionatore di vi,;erl ai cittadini, non si può, nel nostro mondo economico, pretendere. )la non è escluso che, per certi generi di pili indispeniabile consumo ed in certi casi di eccezione e <li urgenza, possa diretta– mente agire, comprnndo e rivendendo. 1 n via normale, pare preferibile che la mw1icipafiz. ;;:(t:io11e dei mercati, di cui si parla con tanta conrusione, '!i limiti a concentrare in un·aziemla. autonoma i vari servizi ilei mercati, esercitando le funzioni di pesatura, "endita. all'asta, e sovratutto di magazzinaggio. Si tratta in sostanza cli imprimere unità e snellezza ai servizi che giÌI. ordinariamente si esercitano nel cnmpo della WIII01IO. Oltre al riordiiinre meglio i :<;orvlzt esistenti, ile"e iniziarsi l'esperimento ili servizt nuovi. Abbiamo visto che la funzione dei grossisti si riduce essenzialmente alla mediazione o commissione, che degenera in acca– parramento, ed all'anticipazione o crellito, che degenera in uiwra. Per ricondurre a.Ila correttezza. normale le due funzioni, può teutar.:;I di socializzarle più o.cconciamente. Il Comune non ò sempre adatto ad esercitarlo diretta– mentej e può meglio presentarsi la convenienza di uno ,li quegli enti intermedi, che nel campo <lei credito rendono spiccati. servigi, purohò chiudano ogni adito alle infiltrazioni aft:'t,ristlohe che troverebbero accomo– (fomenti o nuo,;c forme di bagarinaggio. Un ente costi• tui!o col denaro del Gornuuo e di altri pubblici istituti; pubblico istituto esso ste~soj speoializ7.azlono particolare del Comune per Pan nona, come lo sono, ad esempio, gli i1tituti dì case popohui per 11alloggio. L'intervenzio– nhmo municip1\c non ò solo a3sorbimento nell'orga– ni3mo centrale del C'omuoe, ma creazione di rami au• tonoml (aziende municipalizzate) e combinazioni inter– medio (come sarebbe l'agenzia annonaria). [,'agenzia annonaria dO\'rebbs agirJ come organo di mediazione tra produttori e rivenditori; di credito agli uni e<l agli altri; di acquisto e ven lita in caso di spe– ciale bisogno. Per J<?ma l'Ilo progettat.l così: il pro– duttore manda o porta le derrate all'agenzia, ohe rilascia una ricevuta ed, occorrendo, un acconto, o paga poi 1 ef– fettuata la vendita sul mercato. La resa non preoccupa: noi generi annonart tutto va venduto subito, per non deperire. Preoccupa I~ secouda funzione, os'lìa il cre– dito; non tanto per gh aotielpi ai profl11ttori :si possono sh1rllarc garenzie giuridiche nella forma di pri,·i– tegi1 ecc.), quanto di fronte ai rivenditori, che, come \'edemmo, pagano quanrlo dio ed il consumatore \'O- gliono. Esazioni pazienti, rateali, giornaliere; urtando il meno possibile le consuetudini antecedenti (il ri– snnamento sia nella sostan:.-:a, non nelle forme); sti– molando la responsabilità collettiva di gruJ)pi di riven• ditori da ammetter3i a ftclo, fino ad una somma com– plessiva1 io modo che Funo risponda del\laltro; formando, per così dìre,dello Cooperative di fatto, se non si riesce a formarne di diritto .... 'l'entare e ritentare: la novifa dello forme consiglia esperimenti gra<lunli. I.a terzn funzione, e cioè di ncquisto o vendita. - non commis• slone o credito - vctlemmo che pur oggi non è con– sueta ai gro3sistl l>agarini: pliò quindi, anche per l'Agenzia, limitar~i a còmpito non normale . Hiuscirà. il nuovo orgaulsmo - che stiamo per rnraro a Homa ad acquistare la cittadinanu nella rinno,,ata politica dell'Annona? Suo scopo è in sostnnzn: risanare il merCll.to, elimi– nare il dominio del grossisti, sorreggere e nel tempo stesso assoggettare ad un ente pubblico o semi-puhbli<'O il ceto dei rivenditori. Ma non è che un primo passo della azione munici• pale sul mercato. 1\ltri sforzi occorreranno, in un se– condo momento, per assottigliare rescrcito dei detta– glianti e socializz<l1"e meglio anche lo. rh•ondita. ).rt:LTCt'iO Ruon. PER L'UHIVERSITÀ ITALIAHA ATRIESTE 'l'ra le innumerevoli afflizioni che incombono a questo nostro hnsso mondo giornalistico Yn nnuovc• ratn. la questione clell'Universifa italift1Ut a 'l'riestr. 'È una delle questioni che ritornano con vicenda perenne nei giornali o che sembrano destinate ad essere risolntc clO(>Oavere affaticate parecchie gene– razioni di studenti, di scrittori e di uomini politici. Sarebbe assurdo presumere di risalire alle origini. )feglio rnJe evocare il passato prossimo di tale que– :stione, che Orà risorge per la millesima volta a cau:sa di una recente deliberazione del ministro austrinco della pubblica istruzione. Da anni, dunque, gli italiani dell'Austria cornhat– tono una lotta senza tregua perchè· sia loro ricono– :-1ciuto il diritto di ottenere a Trieste una propri:i Università e anche quello di far valere in Austria le lauree conseA"uitc in Italia. UruL lotta che si po– trebbe dire santa, se certe parole non avessrro ormai il valore delle monete logorate dall'uso. P1Jr convincen,ene, basta por mente ,dia strana 8itunzione a cui Pordinamento dell'istruzìone :;upe– riorc costringe i nostri giovani connazionali dell"Au– stria. Costoro possono frequentare le scuole elemen· tari e le scuole medie, dove si studia in lingua ita• liana e dove il tedesco ha quasi il vnlore di una materia sccondarhL. Ma nell'UnivcrsillL essi debbono rassegnarsi a 11011 udirn piit una pfu·ola italiana., a vivero in un'atmosfem intellettuA.le completamente tedesca, a formarsi la loro nuova e pÌll vasta cul– tura, ad assistere alle lezioni e a darn gli esami in tedesco, cioè in una lingua che non i.• la loro e che rnediocl'Cmentc intendono. Oli ibtliani 1 insieme con i tedeschi e gli tcechi, sono all'avanguardia della colturn in 1\ ustria. È noto a tutti che tutte le UniYersità clell'Anstria sono to– tlcsche. l tcechi hanno una loro UnivA1·sità. a. Prnga e u,ù,Jtra ne chiedono a Bri.inn. l polacchi hauno l'Università di Lcmberg. l croati non hanno Univer– i:;ità, ma alcune facilitazioni a quelln cli Zagabria. Nulla per i ruteni e 1>0r gli sloveni, e nulla per gli italiani. Ii'ino a qualche anno fa esistevano lo cattedre

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