Critica Sociale - Anno XVIII - n. 5 - 1 marzo 1908

74 CRITICA SOCIALE mediche e giuridiche italiane aggregate all'Univer• sità tedesca di [nnsbri.lck. Rinnova.tesi le lotre na– ziouali ne! 'l'irolo o le scene selniggie che tutti ri• cordano, nel 1903 1 il ministro :Bienert, per calmare l'eccitazione della plebe tede.sca, soppresse quelle catteclt·e, annullando un decreto che aveva valore di legge. Ed è dal 1D03 che la questione è divenuta più viva. Gli italiani non riconoscono la soppressione delle cattedre d'In11sbri.ick e chiedono che siano ri– pristinate a Trieste. Sull'ostinazione del Governo austriaco in tutte le sue incarnazioni ministeri,ili, nel negare agli italiani questo giusto diritto, molte versioni sono corse. Di certo, il più testa(do fra tutti è S. M. l'imperatore in persona. Costui teme che un centro di diffusione dell'irredentismo si formi nell'Università di 'l'rieste. E, anzi, in occasione di un banchetto, n un deputato italiano che gli ricordava l'antico d~siderio delle popolazioni italiane dell'Austria, rispose con un no reciso e sdegnoso. I minh!tl'i di Francesco Giuseppe sono stati più discreti e soltanto uno di Joro giusti– ficò una volta l'assurda condotta del Governo assicu– ranrlo che questa e~a motivata da una ragione - per così dire - d'igiene sociale. Le veneri triestine, di fatti,nella opinione di quel ministro, avevano il sangue meno puro delle Joro consorelle degli altri paesi della monarchia, talchè non si poteva a cuor leggiero raccogliere a Trieste tutta l'ardente gioventù stu– diosa italiana. Tutti gli altri ministri, fra un bic– chiere di l)irra e un rosario, alle rappresentanze parlamentari italiane hanno risposto sempre con benigne promesse, niuna delle quali è stata mai mantenuta. Così, ultimamente, si sono regolati i mi– nistri Beck e Marchet, i quali sembravano disposti a concedere almeno il riconoscimento degli studi compiuti in Italia. Nel novembre dell'anno scorso la questione era ancora insoluta. Onde alle Università di Vienna e di Graz gli studenti italiani opinarono che fosse tempo di richiamare il Governo all'a<lempimeuto delle promesse . .li mezzo scelto fu il solito e l'unico possibile in siq1ili casi: le dimostrazioni con i rela– tivi sfoghi canori e lo consuete bastonate. Si ottenne in tal guisa ciò che prima sarebbe sembrato invero– simile: l'accordo tra i rappresentanti parlamentari di tutti i partiti - clericale, nazionalista e socia– lista. E si avverò quanto il deputato di Trieste Va– lentino Fittoni da tempo proclamava: la necessità di opporre alla inerzia governativa un fascio di energie concordi e tenaci. rivolte ad un 1 unica meta. Stava pe1· finire così il giuoco, durato troppo a lungo, del palleggiamento delle responsabilità fra i partiti e il Governo. Dal momento che quelli rinun– r.iavano alle loro discordie, i ricusatoriJdell'Università italiana a Trieste non avrebbero potuto più rispon– dere beffard,unente, come una volta, di essere ani– mati dalle migliori intenzioni, ma paralizzati dal malvolere degli stessi italiani, divisi e discordi. D'altra parte, l'aritmetica dei voti parlamentari lasciava sperare che i clericali italiani avrebbero guadagnato alla causa universitaria tutto il blocco clericale del Reichsrath. I socialisti di tutte le na– zionalità - tenendo fede al deliberato del Congresso di Bri.Lnn - si erano già d!chiarati favornvoli, con ammirabile compattezza. I deputati delle altre na– zionali à non avevano mai espresse le loro inten• zioni. rl'uttavia non pareva che il progetto - se un progetto ci foss8 stato - avrebbe suscitate proteste e battaglie pal'lamentari da parte loro. La più lieta prospettiva, dunque ... Quand'ecco, il Governo austriaco, rompendo un'altra volta il si– lenzio, ha fatto sapere agli italiani, aspettanti l'Uni– versità italiana a Trieste, che la Facoltà giuridica italiana sarehbe stata istituita a Vienna. E il porta– voce delle governati ve intenzioni è stato precisa- mente il ministro Marchet, quello stesso cioè, che, poco più di un anno fa., aveva promesso il ricono– scimento degli studii compiuti i11 Italia, come un !Lvviame11to alla soluzione del poco amletiano pro– blema. Probabilmente tale avance è stata fatta allo scopo di conoscere le opinioni dei partiti tedeschi non clericali. Perchè subito Ja Neue Ji'reie Presse ha ri– sposto, con molti se, molti ma, e molti forse, e at– traverso molte paure suscitate dalla minaccia che la Facoltà giuridica italiana rappresenterebbe per il carattere tedesco di Vienna .... Ha risposto che la Facoltà giuridica italiana si potl'Cbbe accogliere tut– t'al pilì come si accoglie un ospite provvisorio, ma poco gradito. E ha giustificato i temporeggiamenti e le riluttanze del Governo austriaco, risollevando lo spauracchio dell'irredentismo italiano, di cui una nuova formidabile affermazione si sarr,bbe avuta - secondo il grave giornale viennese - a Pola, dove alcuni giovani inflissero qualche fischio inevitabile alle orecchie dell'ammiraglio Montccuccoli. Per concludere. Il Governo austriaco non intende neppure oggi risolvere la questione dell'Unl\'ersità italiana a Trieste. Ciò è stato perfettamente com– preso dai socialisti, il cui organo centrale - I' Ar– beiler Zeitung - ha qualificato stupida la recentis– sima proposta Marchet. Che lo abbiano compreso gli altri partiti, non è ben certo ancora. A me piace augurare, dalle pagine di questa Ri– vista italiana, che l'accordo degli italiani dell'Au– stria pe1· ottenere il riconoscimento di un loro diritto nazionale nOn finisca a questo punto. Nè le aspre .diversità dei programmi, nè la lotta troppo irosa dei partiti, potrebbero renderci indulgenti verso co– loro che tentassero una rinuncia del comune pro gramma: l'unico che, nell'agitato fervore dell'azione dei partiti, oltre i confini politici della patria, sia per ora consentito. '.l'rieste ha diritto all'Università italiana. Questo debbono ricordare gli italia.ni delF Austria, dopo tanto imperversarn di retorica inedentistica 1 più e meglio di ogni nave Jal rostro armato fantasticamente verso l'amat'issimo Adriatico. E sarebbe desiderabile che se ne ricordasse, qualche volta, anche in Italia, qual– cuno. Per es., l'on. Tittoni. L. ].L BOTTA:t.ZI. Daremo nel prossimo nmnero un notevolea,·ticol() del nostro AMILCARES'l'ORCII!: Il sociiilismo in A11- slrin e i 1Jro1Jlemi ili nazionalitù .. LAMUNICIPALIZZAZIONE DEL ATTE Il problema del rifornimento di buon latte per le grandi città è tutt'altro che recente; basta sfogliare le Riviste inglesi di igiene o di materie economiche mu– nicipali, per trovare saggi di un pubblico intervento (leggi municipalizzazione) nella questione. Anche in Italia se ne è parlato: e Milano ha dato l'esempio di una indagine molto accurata - il Menozzi ne ha il merito principale - che ba condotto ad un progetto di municipalizzazione indiretta, compilato dal– l'avv. Giovanni )faino, progetto che ba trovato molti elogiatori. Anche fuori d 1 Italis il progetto Maino è sem– brato quanto di meglio, tenuto conto delle ragioni di praticità, si poteva pensare in materia; e Nicolas e i?orcber (professori di zooiatria a Tolosa il primo, a f,ione il secondo) elogiarono vivamente il prosretto Maino in un recente studio sulla municipalizzazione del latte. ]'orse non dappertutto il progetto Majno i:ii presenterà

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