Critica Sociale - Anno XVIII - n. 5 - 1 marzo 1908

CRITICASOCIALls 75 di facile attuazione; e, per contro 1 quello della munici– palizzazione del latte ò uno dei tentativi pii'1 semplici ohe potrebbero tentarsi in ratto di municipalizzazione, col vantaggio che una municipalizzazione di tal genere non soltanto si presenta simpatica, ma può essere una bellissima arme di profilassi pubblica. Per questo mi permetto esporre alcune idee al pro– posito, dettate anche da una pratica fatta - un po' a spese delle tasche cli chi scrive - in società private, o desunta dalla osservazione di quanto altrove si è fatto. J~ un luogo più che comune dire che il latte è un alimento di prima necessità; rorse ò mono comune ri– p~tere che 8950 è ovunque male raccolto; male distri– buito, male trasportato. SulPargomento esiste tutta una letteratura ed è quindi inutile insistere. Vale invece la spesa di aggiungere che questo sistema di raccolta A di distribuzione, se ha la sua iut'lueoza poco buona sugli adulti, male dimostrabile in cifre, ha invece una ben dimostrabile disastrosa influenza sulla mortalità infan– tile, tanto che in Germania si è oramai imperniata nella dife!H~igienica del latte l'a difesa contro la mortali'tà infantile. Per rimediare a tutto ciò si è proposta la municipa– lizzazione del latte: municlpalizzaZione indiretta o di– retta; quest'ultima totale o parziale. Il metodo più semplicista è quello dell'intervento mu– nicipale indiretto, il quale può riassumersi nella rego– lamentazione severa e nella severa sua applicazione, nella. sorveglianza educativa fatta direttamente sui produttori, nell'istituzione di premi alle latterie migliori, e magari nello stabilimento di una latteria normale modello. Non so chi creda ancora alla utilità. vera e propria di un tale intervento intliretto. Si possono imporre visite alle stalle 1 si può costringere in teoria alla tubercoliniz– zazione, prescrivere norme pei trasporti, ecc.; ma tutte le misure in pratica avranno un mediocrissimo successo. Per la più razionale e importante di queste prescrizioni, la tubercolinizzazione, basta. ricordare che, se non si prov– vede all'a.bbattimento(e quindi all'indennizzo pecuniario) degli animali riconosciuti tubercolosi, la pratica stessa diventa inefficace, non potendosi avere oes.mna garanzia che gli animali riconosciuti tubercolo.:ii colla tubercolina vengano realmente e perennemente separati da quelli destinati alla produzione lattifera. 11 Municipio può arrivare più io là; obbligare alla pastorizzazione del latte. Ma ahimè! Non esistono armi buone per, contra,Uare ~ pastorizzazione, e i metodi oggi u3ati sono incerti e fallaci. Per cul, come rendere effi– cace il controllo su una pratica, che pure avrebbe tanta importanza? Quindi un intervento indiretto dal l\Junicipio non avrebbe valore pratico: al più potrebbe servire di ecci• tameuto ai migliori, senza risolvere a fondo nessuno dei problemi che si connettono colta questione del latte. Resta da vedere come la. municipa.iizzazione possa esplicarsi. Vi ha chi ~osteone l'utilità di una municipa– lizzazione intera e diretta. Il Municipio cioè dovrebbe a grado a grado diventare produttore di latte, organiz– zando pascoli e stalle model lo, procurando adatti mezzi di trasporto, e provvedendo alla vendita minuta. Ma Jlinconveniento di una tale municipalizzazione è evidente: esso è anzitutto un inconveniente finanziario, secoudariamente è un inconveniente pratico. Nei rapporti finanziari l'acquisto od anche solamente !,esercizio delle stalle, sufficienti per una grande città, immobilizzerebbe un capitale cosl enorme da spaventare anche i più coraggiosi innovatori. Praticamente l'organismo, cui bi– sognerebbe dar corpo, dovrebbe risultare talmente com– plesso e macchinoso da togliere ogni velleità di muni– cipalizzazione. Nò si può pensare a fare qualcosa di unito, RJ)plicando qui i concetti della grande industria. Le stalle hanno un limite naturale nelle zone di pa– scolo, e non Ri può quindi pensare allo stabilimento di un numero limitato di grandi sta.Ile municipali che provvedano il latte per tutta una città. Si dovrà. quindi ricorrere ancora alla produzione frazionata, coll'incon– veniente di una sorveglianza costosa e, in ogni caso, difficile. Per questo si presenta più semplice, piì1 facile, una via di mezzo, che affronti una parte sola del problema. Il l\tunici))iO dovrebbe per ora limitarsi R.d una mu– nicipalizzazione parziale 1 rimediando ai danni che si osservano nella raccolta, nel trasporto e nella distribu• zlone del latte. Perchè però tutto questo pos~a farsi regolarmente o colle cure dovute, occorro che di fatto, se anche non rli diritto, esista y monopolio municipale del latte: il che in ogni caso con una regolamentazione severa è bene ottenihile praticamente. Basta obbligare alla tubercolinizzazione e alla pastorizzazione e sorve– gliare strettamente i privati che volessero vendere latte, per raggiungere in effetto lo scopo. J produttori d! lattt: resterebbero quelli stessi che oggi procurano il latte alla. città. Essi dovrebbero por– tare il latte alle barriere, servendosi di tipi fissi di recipienti, da lavarsi alle barri ero stesse, dopo aver fatta 1 la consegna del latte all'agente municipale, o da carn- i biarsi alla barriera con altri recipienti già. puliti. Il latte acquistato dovrebbe per contratto presentare un tasso fisso di grasso, con un premio ai venditori che fornis– sero costantemente del latte con un tasso di grasso su- periore alla norma. Inoltre, nel contratto tra Municipio e venditori, questi dovrebbero impegnarsi a talune norme regolanti la mungitura e la tenuta. delle stalle, con di- I ritto al Municipio di rivalsa in caso di inadempienza. Verificati alle barriere i bidoni del latte, qllesti ver– rebbero avviati ad uno stnbilimento o a più stabilimenti municipali. Sarebbe anche possibile far portare diretta• mente dai produttori il latte allo stabilimento: in tal I ca.so , per rendere più frequente il controllo, converrebbe sempre che alle barriere fossero fs>tte le rapide deter– minazioni delle densità. o del grasso, sigillando poi i bidoni e lasciandoli proseguire ver,:10 lo stabilimento centrale. l trattamenti che Il Municipio dovrebbe far subire al latte sarebbero: filtrazione (per filtri olandesi o tedeschi), centrirugazione, pastorizzazione. L'ultimo procedimento dovrebbe essere fatto a 75°. lnoltre nello staOilimento devono esservi dei frigori– feri, per la. conservazione del latte del pomeriggio, per gli opportuni tagli del latte della sera con quello del mattino, e per la conservazione del latte sopravanzato. Se l'impianto opera su quantità notevoli di latte (a Milano si consumano 1 salvo errore, oltre 80.000 litri al giorno), un impianto di ta! genere porterelJbe un sopra• valore al latte di 2 centesimi circa. Quindi si deve af– fermare essere tecnicameote impossibile <lare oggi nelle grandi città il latte (un buon latte con almeno 3,5 ¾ di grasso), tenendo il prezzo di vendita al pubblico al disotto di 28-29 cente,imi al litro. Condizione ultima, perchò il latte mantenga le sue buono caratteristiche, è che esso si venda in recipienti turati, e non si deve permettere il travasa.mento e il frazionamento al momento della minuta vendita,

RkJQdWJsaXNoZXIy