Critica Sociale - Anno XVII - n. 23 - 1 dicembre 1907

CRITICA SOCIALE 35\} chi suoi seguaci - negava energicamepte la libertà di lnsegoamento; e, non appena. rosse avvenuta la rivolu– zione, prometteva a Dauicl Stern cho avrebbe destituiti tutti i profossosl hegeliani dell'Università di Napoli: e tu saresti stato fresco 1 caro Gentile! E quando, ministro dell'lstru1.ione Nunzio Nasi, la Massoneria reco e disfece dispoticamente alla Minerva, Il signor Nathan, grnn maestro della NassoneriR e alquanto mazzinlano 1 ap– profittò del momento propizio per fare Imporre come libro di testo nelle lìcuole i Doven degli uomini del Mazzini: libro in bevuto di dogmatismo religioso dal principio alla flue. E, in generale, tutti i partiti religiosi o politici guardano con cupidigia alla scuola, e son portati a con– siderare gl'insegnanti come altrettanti doganieri del pensiero, come giullari i quali abbiano Il dovere di cam– biare la canzone secondo muta il capriccio <1ella castel• lana. E so io domani divontaq13j ministro o n!)n avessi lo mani legate, molto probabilmente protenderei anch'io che gl' insegnanti si considerassero come filosofi salariati del partito socialista. Non dalla sola Chiesa cattolica, dunque, noi dobbiamo affermare la indipendenza dell'imegnante della scuola pubblica; ma da tutte le chiese e da tutti i partiti po– litici. Laicità della scuola pubblica e Indipendenza della magistratura, sono due principi analoghi, senza la cui realh:zazlon& lo Stato rappresenlorebbe la più intolle– rabile e la più odiosa delle tirannie. E, anche In questo caso di autonomia degl'insegnanti pubblici da ogni costrizione di autorità religiosa o po– litica, la laicità ò assicurata io ltalia, in misura, se nou completa, larghis13ima per tutte le scuole, dalla legge Casati, dalla legge sullo stato giuridico, dalla legge del 1901 sulla nomina e licenzià.mento dei maestri ele · mentari. ì\la a nulla varrebbe la nostra autonomia san• cita dalla legge seritta, qualora noi di quest'autonomia non avessimo alfosimo il sentimento e fervido il bi– sogno, o non sapessimo difenderla a viso aperto, sempre, ovunque, senza esclusione di mezzi, contro tutto o contro tutti. ... Siamo, pori,, finora, sempre nella zona dello idee ne– gative. - Quest'insegnanti dello scuole pubbliche, i quali dovono essere indipendenti nel loro ufficio da ogni gerarchia ecclesiastica e da ogni autorità politica, quale Indirizzo devono dare alla scuola, quale atteggiamento devono assumere di fronte a quel problemi fondamen– tali della vita, di cui pur si preoccupa ogni conressione religiosa, ogni scuola ftlosoflca 1 ogni partito politico? Si dico che la scuola laica dinanzi a questi problemi deve tenersi neutrale .. Ma ò mai po~slblle che un inse– gnante sia, dinanzi a certi problemi, ,•eramente neu– trale? Finanche il professore di matematica, allorchò deflnieco la retta e il punto, segue, conoiapovolmente o inconsapevolmente, l'uno a preferenza di uu altro in– dirizzo di pensiero. E come può e9sere neutrale un inse– gnante di storia e di fllosofla? Si dice cbe di certe que- 1:1tloninella scuola non si deve parlare: e certo sarebbe un bel matto chi andasse a parlare di teismo e di ateismo, dì socialismo o di Individualismo nell'asilo infantile o nelle elementari o nel ginnasio inferiore, 11ebbeneneanche da queste scuole eia posaibile e11cludere assolutamente ogni eco delle grandi battaglio cho si combattono nella vita, o nessun insegnante pos!la, nel farsi eco di esse, rimaneru p1,rri,tta.mente neutrale. Ma nelle scuole medie, dì grado superiore, è mai possibile, sarebbe mal deside– rabile tener gli alunni lontani da quelle che pur sono le quedioni fondamentali della nostra esistenza intel1et• tuale, morate, sociale, da quelle che sono lo sole que- 11tlonl degne di essere studiate, da quelle che sole ap• J)Msionano fortemente e noi e i nostri alunni, che sole vivificano e fanno vibrare e palpitare la scuola? lo, in• sognante cli storia, cbe sono socialista, devo parlare nella terza liceale della storia clel secolo xix, e non debbo trattare del movimento socialista? Io, cho ho un metodo determinato - buono o cattivo che sia - di ricerca o di coordinazione dei fatti storici, lo, che ho un ideale di vita e da questo ideale traggo Il criterio di valuta– zione dei ~atti passati, e qm,st'itteale ò la parte più vh•a, più Intima, più cara del mio pensiero, e di quest'ideale cerco le sconfitte e le ,•ittorie nelle tragedie del pa~sato 1 e questo Ideale ò la mia luce e la mia guida nella ri– cerca scientiflca e nell'azione pratlra, lo - appena en– trato nella scuola - devo dimenticare quest'ideale, devo rinunziare al mio criterio di valutl\zlonc, de,·o sconfes– sare Il mio metodo, devo rimanoro neutrale? Ma che cosa ml resterebbe da ingegnare allora? Le date, i nomi, le genealogie, la materia bruta, la parte che, non illu– minata da nessuna luce d'idea, è buona sola a sovrac– caricar la memoria, ad annoiare gli alunni, la parto muta o stupida della storia? A un patto solo lo mi sen– tirei capace di rimanere neutrale: a patto di non aYere ldec> 1 di non avere personalità., di non avere odf nè amori, rli 0!l3ere uno scettico e un cinico Indifferente a ogni male e art ogni bene, a patto di non essere altro che un mi• serabilo specialista rimasticatoro di aoristi e pescatore di varianti. l\la ò una neutralità questa che non auguro a me, nou auguro a nessuno di vol, 11011 auguro spe– cialmente agli alunni delle nostre scuoio. Eppoi, se è vero cbe la scuola devo preparare gli alunni alla vita, qu~le preparazione darebbe la scuola, se dovesse non parlar mai dei problemi centrali della. vita? Come potremmo educare l nostri alunni ad essere sinceri e liberi, se dovessimo mostrarci con essi, noi per i primi, reticenti e poco sinceri? La chiave del segreto della vita - ha detto il ·Fioravanti - nou l'han trovata nò la rellglone nò la ftlosofla, non la dà.uno nè la scuola. confessionale nè la scuolo. laica. È vero . .Ma l'umanità, non domata da milio sconfitte, lo assale sempre questo mistero della vita e ne cerca la chiave. E, se la scuola conresslona.lo ba torto nel volere Imporre ai suoi alunni dogmaticamente la sua soluzione del mistero, la scuola laica commetterebbe un grave errore pedagogico e una grande immoralità, se racesse ignorare al giovani l'esi– stenza. di questo mistero, se li educasse dinanzi ai grandi problemi della vita, alla fredda Indifferenza o allo scet• tico sorriso. La!lciamo, dunque, che entri da tutte le parti no lit\ nostra scuola il gran vento della vita; ascol– tino i nostri alunni le ,·oc!, il maggio1· uumero possil>ile rti voci, che rumoreggiano ruri della scuola; sieno essi educati n bene vivere, non nell'Ignoranza dei problemi fondamentali della vita, non nella indifferenza reticente, lncolora 1 opportuni!lta e vile; ma nella cura intensa o sincera di quel p;.·obleml, nel desiderio della verità ra• zlooalmente acquistata e razionalmente comunicabile, nell'avversione ad ogni dogma Indimostrato e ad ogni Intolleranza. settaria. . .. .E1leccola venir fuori, dalla critica del concetto dl neutralità., la definizione del concetto di laicità., quale è risultata qued'u.nno dalle dlohlarazioni della maggio– ranza. dei nostri colleghi, riassunte nella relazione del Consiglio Federale, e quale lo sono fermameoto convinto che sia vera. I La scuola laica deve ed•1care gli alunni alla'massima

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