Critica Sociale - Anno XVII - n. 23 - 1 dicembre 1907

364 CRITICA SOCIALE ma anche e sopratutto perchò si regge con scarsi capitali e scarsa abilità tecnica, mentre la seconda richiede una forte scorta di mezzi e grande abi– lità. Ma che la Cooperativa cli consumo abbia ca– rattere più democratico è discutibile, o almeno (e qui sta il punto) lo avrà democratico 1 ma certo uou socialista. In questo senso e in questi limiti ànno ragion tl'essere le critiche dello Scalzotto 1 come avevano fondamento, e le àuno tutt'oggi, le critiche dei marxisti. Infatti, con buona pace del Gide e di tutti gli altri empirici della scienza. borghese, le Coopera– tive di consumo non risolvono affatto e nemmeno scalfiscono il problema fondamentale dell'economia presente, cioè il conflitto fra chi produce col pro– prio lavoro e chi produce col lavoro altrui. Astraete da. questo problema, e a<l(liosocialismo, a<ldioaspi– razioni, addio lotte per la costituzione di uu mondo economico diverso e migliore <lell'attuale. Non ri• solvete, non eliminate anzi tale conflitto, e avrete dei buoni pannicelli caldi, flei pregevoli toccasana per cento altre malattie secondarie che affl.iggouo e affliggeranno sempre l'umanità, ma non avrete la tiue di quel male gran<lìssimo che è caratteri• stico dell'epoca nostra e che à determinato il sor· gere del socialismo. Le Cooperative rli consumo! Ma, di grazia, qual è la loro massima efficacia, quella che cita a sommo onore lo stesso Bonomi? L'eliminazione della figura del commerciante. Verissimo! Ma questa elimina– zic,ue non interessa il solo proletariato: interessa. tutti i consumatori; e difatti noi abbiamo Coope– rative di consumo fondate da borghesi, <lamilitari, da preti, i quali certo non userebbero tale arma se essa avesse il potere di distruggere o anche solo menomare i loro privilegi economici. C'è invece un'altra eliminar.ione, eh ben maggiore importanza, che interessa la sola classe dei lavo– ratori: l'eliminazione di coloro che detengono i mezzi di produzione e che, finchè sussisteranno, renderanno assolutamente impossibile la instaura– zione d'un regime economico diverso dell'attuale. Ora., a tale eliminazione, secondo il vecchio mar– xismo, si sarebbe giunti in seguito a una violenta. catastrofe prodotta dal crescere della miseria e dell'accentrarsi dei capitali e delle industrie; se– concio il riformismo, invece, in seguito alla cre– scente elevazione materiale e morale del proleta– riato, favorito dal continuo sviluppo del capitalismo, contro cui la classe operaia non <leve lottare cie, ca.mente, inesorabilmente, mirando alla sna imme· cl.iata distruzione, ma <leve combattere temporeg– gia.mio, lascia.ndolo in vita., traendotle sempre mag– giori vautagg-i, finchè non sia arrivato il momento opportuno per poterlo strozzare e accettarne con animo sicuro l'eredità. Ma tale tattica fabiana si comincia ora a com– pren<lere che non è sempre facile o non è completa. Come possono sempre i lavoratori fare i conti in tasca al capitlilista, e comprenclere quando la loro azione di resistenza, per la couquista <li maggiori salari e più ampi diritti possa pregiudicare la pro– duzione? Una volta penetrato il dubbio di far male, questo partorirk l 1 incertezza 1 e l'incertezza la timi– dità. e la remissività, da cui a poco a poco quello spirito addomesticato e bottegaio che giustifica, per reazione, le escandescenze dei sindacalisti e dei rivoluzionari. Si presenta quindi un'altra necessità: quella di integrare la resistenza con un sistema che valga ~ad addestrare la classe operaia ad assumere essa direttamente la prnduz\one, eliminando dal campo economico, fin rl'ora., gradatamente, i suoi sfrutta– tori. E il sistema non può esser altro che quello della cooperazione ma, evidentemente, della coope– razione di produzione e non di quella di consumo. Le Cooperative di consumo, tutt'al più, possono servire come mezzo per sorreggere quelle di pro· duzioue. Appunto perchè le prime richiedono pochi capitali, minor fatica, meno difficoltà e ànno mag– giore possibilità di sviluppo, è da queste che i la– voratori debbono cominciare per arrivare a quelle, come si sta facendo nel Belgio, in Inghiterra e altrove, e per giungere a ciò che veramente costi– tuisce, sia pure in piccolo, la meta dei loro sforzi. Ma fermarsi alle Cooperative di consumo per metterle al disopra o anche alla pari, com.evalore rivoluzionario, di quelle di produzione, ma par– lare di consumo come di " chiave di volta dell'e– dificio sociale "' ma assurgere all'idea di una po– litica speciale ad uso e.... consumo dei consumatori, e fare di questi, quasi o senza quasi, un partito) è non solo teoricamente erroneo, ma praticamente pericoloso, potendo distrarre i lavoratori da.Ila vera ed unica via della loro redenzione, e ricon<lurre il socialismo a quello stato amorfo e caotico da cui con tanta fatica lo trasse Marx. Un sintomo di questo pericolo potremmo scor– gerlo nelle seguenti parole di uno dei nostri m,,g– giori organizzatori e propagandisti, anzi di un maestro e fondatore del socialismo italiano, citate dal Bonomi nell'Avanti.' -del 10 ottobre: " Credo che abbiamo fin qui commesso un grave errore non occupandoci intensamente della organizza– zione del conaumatori. "Trascinati dall'unilateralità della dottrina marxista,ab• biamo dimenticato che l'Italia è soltanto in piccolissima parte un paese di grande industria.. Non pensammo che allo sfruttamento a cui sono soggetti i salariati, senza. tener conto che i salariati in Italia sono relativamente pochissimi. i, Viceversa, dello sfruttamento che colpisce i consu– matori, sia direttamente che indirettamente, soffriamo tutti o quasi tutti. E perciò )a nostra propaganda otter– rebbe risultati grandiasimi se battesse su questo chiodo. " Vi sono intere regioni nelle quali è ridicolo parlare d'organizzazione di salariati, pel semplicinimo motivo cho i salariati non vi esistono o sono in pochissimo numero. " Al contrario, dappertutto è possibile e sarebbe gran– demente benefica e preparat1'ice l'organizzazione dei consuma.tori. · " Vi è tutta una moltitudine di gente, di donne par– ticolarmente, che non può seguirci nè intenderci flnchè limitiamo la nostra critica e la nostra azione alla resi– stenza contro lo sfruttamento nel campo del lavoro; e che invece accoglierebbe con entusiasmo l'opera nostra contro lo sfruttamento del coosumatore. " Questo sarebbe anche l'antidoto più efficace per con– trastare il campo al sindacalismo ... n No, questo sarebbe il più bel mezzo per dar ra– gione ai sindacalisti ! Infatti, se il socialismo no– strano si è già pur troppo dilatato e prodigato, organizzando i postelegrafici e occupandosi con so– verchia predilezione degli insegnanti e degli im– piegati, cosa mai <liventerebbe qua.udo si desse ad organizzare anche le massaie, le domestiche ed i cuo– chi, per ottenere un maggior risparmio sulla spesa? Sarà cecit!t la mia, ma io confesso che tale orga– nizzazione uon mi sembrerebbe nè socialista, nè un avviamento al socialismo; e perciò mi domando se davvero al fatidico grido di Marx i: Proletarì di tutto il mondo, unitevi! ,, si debba <l'ora innanzi sostituire ciuello del mio amico Ruini: " Consuma· tori di tutto il rnonao, unitevi/ u CARLO PI-:TROCOHI.

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