Critica Sociale - Anno XVII - n. 22 - 16 novembre 1907

CRITICA SOCIALE 347 di fanteria porta uno spostamento di attribuzioni e una perturbazione di gran danno al servizio o alla prepa– razione delle truppe alla guerra; e citai in appoggio i Bersaglieri e gli Alpini che, avendo la fortuna di non avere generali di brlgatn 1 stanno bene In salute e cam– minano e progrediscono meglio dei fantaccini di uso comune. Tu, fratello mio, che certo bai le tue ragioni di pigliar le parti di chi sta in alto, mi stappi due para– grafi di regolamento per dimostrarmi cbo il mio ragio– namento non reggo. Capisco benis8lmo Jo convenienze e rispetto tutte le opinioni; ma questa volta fraternamente devo dirti che non sei troppo destro nella difesa dei generali del tuo cuore. Vogliamo mettere 1a }?arte i Bersaglieri? Concesso ... per ora. Ma riman,iono· gli Alpini, del quali io scrissi e tu taci, ebe non hanno dipendenza d'alcun genere da nessun Comando di brigata e sentono pochissimo la Ingerenza dei loro Comandi di Circolo. Eppure gli Al– pini sono bene istruiti e addestrati. Pren.-tila come vuol, tu mi hai aiutato a dimostrare che, per lo u10no, i Comandi di brigata ·non sono dav– vero !ndispensabili per fare andar bene le cose; sicchò lo potrei completare Il tuo ragionamento con una mas– sima IJen nota d'organica militare, la quale afferma che olò che non è strettamente necessario, nelle organizza. zloni militari, ei converte quasi sempre in impaccio e debolezza. La tua disinteressata difesa appare poi ancor peg– giore se si pensa che a ribattermi tu citi precisamente il paragrafo di regolamento che i Comandanti di brigata maggiormente dlme,1tlcano. Il comando della brigata, secondo le savie parole che tu riporti, si deve riassumere in aziono di vigilanza e di controllo, limitando l'intervento diretto (paragrafo 187 del regolamento di disciplina) quando sia necessario u a correggere le negligenze e gli abusi, a riparare gli in• convenienti e le irregolarità, ad imprimere vigore e buona direziono in ogni ramo del servizio w E il pa– ragrafo che viene dopo dice anche più chiaro che il generale di brigata deve sviluppare la sua azione II in modo da lasciare al comandanti del reggimenti tutta quell'autorità direltiva e tutta quella libertà. d'azione e di Iniziati\'& che loro compete, e che è Indispensabile, porchè possano esercitare pienamente quel comando del quale sono rivestiti e del quale devono rispondere n- Vedi, caro fratello, che i regolamenti ll ho anch'io e anch'io li so copiare I Ma dimmi la verità: quante credl che siano le brigate dove i generali al regolino cosl bene? I regolamenti dicono molte cose sante: il male è che non sono osservate, specialmente da chi eta iu alto; o tu stesso, fratello benevolo, se non sei un novellmo, avrai visto come pochi alano i generali di brigata che si ten– gono imbrigliati nel regolamenti, mentre la maggior parte, o per sfiducia verso i colonnelli o per eccessiva fiducia in se stessi o per desiderio di quel tal meglio ch'è nemico del bene, scendono quotidianamente a di– sporre nei reggimenti esautorando I colonnelli, che a lor volta sono tratti a esautorare cht eta più giù. Ml dispiace con te, ma coi Bersaglieri è un altro caso, J)erchò proprio quel paragrafo di regolamento che tu citi parla di analoghe mm1sioni. 'l'u non hai capito bene il significato della parola. Analogia - scu~a, non sono lo che mi permetto di darti una lezione, è il vocabolario del Higutini - analogia. è " sorta di somiglianza tra. due o più cose differenti 11 • Perciò il paragrafo che do– vrebbe annientare il mio ragionamento dico invece che I generali di brigata non hanno sui Bersaglieri la stessa precisa azione cho sulln povera Ii"anterla da strapazzo. E tu, ee vorrai disturbarti un tantino a studiare a fonrlo l'ambiente militare, non avrai difficoltà a persuaderti che l'azione di questi generali del tuo cuore sui Bersa• glleri è veramente come dèv'essero (s'Intende, 1'i gene- 1·ale) azione di sOr\'egllanza e d'Ispezione - utilissima e necessaria - e non d'invadenza e di sovrapposizione, com'è nel resto della .Fanteria. Concludendo: tu, fratello mio, non ha.i distrutto nulla del mio ragionamento; con tua buona pace e con mio dispetto i tuoi generali comanda110 la Fanteria di linea e fovigilano sui Bersaglieri. Questa ò la storia. Ilo fluito. Mi dispiace che la mia risposta non eia riuscita molto soddisfacente per il tuo desiderio. Ma non te ne affliggere j la vita è breve e non bisogna amareg• giarsela. Goditi Bologna ... e salutami il 1 1 ,wco. Il tuo fratello P. :Noccmo. LA POLUICA INDUS1 1 RIALFJ delle o,-ganizzazioni operaie Attilio Cabiati, il noto e acuto cultore di cose economiche e sociali, riprendendo un argomento già trattato nella c,·ttica(I), ha iniziato snlla Ri(o,·,na Sociale uno studio poderoso ed a larghe linee iu– ~orno all'o rganizzazione opern,ia e ai problemi foll– damenta.li che si riannodano a quel fenomeno so– ciale tutt 'aifa.tto moderno che è il movimento proletario. Da quanto è stato finora pubblicato, è tacile arguire che lo studio del Cabiati (che vuol mettere in luce l'azione della classe lavoratrice or– ganizzata, specialmente riguardo al contratto col– lettivo di lavoro 1 allo sciopero e all 1 iul;ervento nei pubblici poteri) riuscirà uno dei maggiori contri– buti di autori italiani sulle questioni orgauizzative, la cui importanza nella vita nazionale aumeuta di giorno in giorno. Il Cabiati pren<le le mosse (Rifo,·ma Sociale ilel 15 luglio 1907) dal tanto dibattuto problema della cosidetta lilJertit di lavoro. Oh! la libertà fii lavoro! •rutti ne abbiamo 1·iutro– nati gli orecchi... Ad ogni sciopero, ad ogni con• flitto o controversia fra imprenditori e salariati, le ga.zzette più o meno serie e reazionarie della pe– uisola staruazzauo come paperi spennacchiati e vociano su tutti i toni che va rispettata la libertà di lav01·0, che i delitti più esecrandi sono quelli commessi CQntro cotesta libertà, senza la quale il mondo precipiterebbe nella ba.rbarie. Con buona pace <li tutta questa gente a,nmotlo e benpensante (lucus a non tttcenao) che monta su tutt e le furie e inveisce colle ingiul'ie più gTOS– solu.ne quando ve,Ie nn gruppo <li operai sciope– ranti s forzarsi ad impedire comechessia l'opera del krnmirag~io, e che JJl'eteude l'intervento <lei cielo e della terra, del padreterno e del questurino, del prete e del carabiniere, perch0 non sia manomessa la sacrosanta e iuta,ngibile libértà <li lavoro, cou bnona. pace di tutta 'l uesta gente perb ene, g li operai e i socialisti hanno diritto di esch \tna.re : adagio, signori; le vostre scalmane non so no m eno ridi– cole e irragionevoli di qnelle tlel toro che infuria (I) Vedi CrUka Sodalt del 1904 -A. CABIATI, 1,t ba,, tto,•idlt 1ltl• 1•0,·gaNizzazto,1e operala.

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