Critica Sociale - XVII - n.20-21 - 16 ott.-1 nov. 1907

CRITICA SOCIALE 335 Lacava del 1898,che si proponevano di regolare la mn• teria dell'insegnamento professionale, giunsero in porto. Soltanto lo leggi del 1904per la Basilicata, quella del 1904 che approvò il trattato di commercio colla Svizzera, e le due leqgl del Hl06 a favore della Calabria e delle pro– vincie meridionali provvedono all'incromento dell'inse– gnamento prore11sionale. 11 progetto di lel,lge del 1906 del Cocco-Ortu, appro– vato dal Parlamento, provvede alla concessione di nuovi rondi 1 ;,, mis11m assai modesta, dice la relazione parla– mentare, assegnando, a cominciare dal 1906-907, L. 50.000 annue per la sistemazione dei laboratori o delle officine annessi o da annettersi alle scuole e per l'acquisto di materiale didattico e tecnico ad uso di esse, e assegnando L. 50.000 annue per contributi e sussidi da erogarsi por la fondazione e il mantenimento di scuole proressionali, assegnazione quest'ultima che si accrescerà di L. 100.000 nell'esercizio 1907-908 e nel successivi e-di altre L. 50.000 dall'esercizio 1908-909 in pol. Il progetto stabilisco che il contributo governativo non potrà superare i du.o terzl por la spesa dell'impianto e per il mantenimento annuale delle singole scuole, e crea un Consiglio superiore del– l'insegnamento agrario, Industriale e commerciale. 2. L'opera dello Stato a ~avore delle scuole pro• fessionali. - J,'ino ad oggi Il Ministero si ò limitato a sussidiare iniziative locali o private, a distribuire qua\. chij campiono di merci, di macchine, nd o.umentare le colleztonl lii modelli In gesso (!). 11 poco che si è rittto è dovuto all'iniziativa comunale e printa. Ma I dati che riferiremo sono anche troppo ottimisti, perchè le nostre scuole professionali, salvo rare eccezioni, difettano di Impianti, di materialo didattico, di maestri capaci, di modernità di criteri. Molto più si potrebbe fare, so si sapessero impiegare meglio i cospicui redditi delle opero pie destinaudoll a questo scopo, e rinnovando cos\ le opere pie. li Governo, per la scarsezza dei mezzl 1 non ha potuto ancora intervenire efficacemente ad assistere e migliorare le Iniziative locali. La legge per la città di Roma prevede però la crea– zione di un Istituto nazionale artistico-Industriale con un contributo annuo di L. 150.000 per l'impianto e l'e– sercizio. Somma esigua. Le spese annue del Ministero di agricoltura, industria e commercio, per l'insegnamento professionale, commer– cialo e industriale, sono salite da L. 143.322 nel 1878 a L. 956.090 nel 1888-89, ridiscese poi a L. 646.472 nel 1897-98 e da questa epoca continuamente accresciuto fluo a L. 1.165.926 nel 1905-906. Ma di queste soinmo quasi 300 mila lire sono state spese per Il Museo indu• striale di TMino e per la Scuola di set!Hcio in Como. In 19 anni, dal1'8!i al 1905, il numero delle scuole In– dustriali e commerciali da esso sussidiate è quasi rad– doppiato. Nel 1904-905 le scuole sussidiate erano 315 o I sussidt erano in totale di L. 861 355, mentre dette scuole avevano por proprio conto un'entrata comJ>IOssivadi oltre S milioni di lire. Di queste scuole sussidiate dal Ministero, 3 erano scuoio superiori di commercio, una era una scuola media di com– mercio, uno il Museo Industriale di Torino, 72 sçuole industriali, 6 scuole superiori d'arte industriale, J86 scuole artistiche industriali, 26 scuole professionali femminili. Le somme speso dal Ministero per le 10 scuole superiori di commercio e industria son circa la metà delle somme spese per tutte le 315 scuole. 3. Le scuol e sus sidiate. - Oli allievi Inscritti in queste scuoio era.no nel 1904-905 n. 49 344, e di questi 3837 nelle 8 0 scuole di commercio, superiori, medio o di terzo grado i 17.585 nello 72 scuole industriali e nel Museo industriale di Torino i 20.789 nello 186 scuole di arte industriale; 7133 nelle 26 scuole femminili. Oli insegnanti di queste Sl5 scuole erano 2277, paga.ti con .stipendf che variavano fra f.,. 3937 In media per gli • insegnanti delle scuole superiori, e I,. 452 in media al– l'anno per quelli delle scuole artistiche industriali di primo e medio grado. La frequenza in dette scuole è in ragiono del 68 O/o degli alunni Inscritti; è maggiore nelle femminili (82 ¾), minore nelle maschili (65 ¼); più intensa nello scuole superiori, che non nello scuole lnreriori e nelle serali. Contribuisce a diminuire la frequenza il desiderio dei parenti di trarre tosto un guadagno dal lavoro dei figli e " la necessità in cui si trovano gli industriali di raf• rorzare lo loro maestranze; CO!'ll che chiamano a sò gll alunni migliori delle nostre scuole industriali 1 prima che essi abbiano compiuti i corsi ,,. Sopratutto mobile ò la scolaresca delle scuoio serali, che, dopo Il periodo in– vernale, " si vedono decimati gli allievi 1>elratto che i padroni o i capi-fabbrica trattengono, più del consueto, al lavoro i giovani operai, poco curandt>si della loro istruzione o cercando sopratutto di trarre il massimo profitto dal loro lavoro manuale ,,. La spes1\ per ogni alunno è rispettiva.monte di L. 736, L. 440, L. 232 nelle scuole superim·i di commercio, nel Museo di Torino, nelle scuole superiori d'arte Industriale; è di L. 705 nelle scuoio medie di commercio; ma si ri• duce a L. 03 nelle scuoio Industriali, a L. 78 nello scuoto femminili, a L. 62 nelle scuole ('ommerclali di primo grado, a L. 20 nelle scuole artistiche industriali. Le entrate complessivo di queste 315 scuole furono nel 1904-005 di L. 3.805.846. 1 sussidi del Governo rap– presentano solo il 24 1 7 °; 0 ; mentre quelli degli altri ontl locali (Provinole, Comuni, Camere di commercio 1 Opero pie, Società. operaie, ecc.) costi~uiscono il 54,1 ¼, Scarsissimo è pure il contributo del privati (1 1 6 ¾) o dei redditi patrimoniali (G,0 ° 'n)- Finora scarso è stato l'iotero1samento del privati per questo ramo di pubblica utilità. Le spese complessivo <li questo scuole furono nel 1904-05 di L. 3.823.964. Lo 80 scuole commerciali costa– rono L. 571.204; quello Industriali (73) L. 1.873.589; qi.lelle artistiche industriali (186) L. 821.123; quelle pro– fessionali femminili L. 551.058. Le maggiori spese si ebbero por gli stipendi degli insegnanti (51,6 per cento) e per l'affitto {12,I 1>ercento). Le spese pel materiale didattico (L. 211.431), per i laboratori (209.562), per lo borse di studio (L. 222.892), non rappresentano rispetti– vamente che il 3,4 per conto, il 5 1 5 per cento, il 5,8 per cento della spesa. Anche da questi dati appare la povertà. intrinseca del nostro insegnamento industriale e commerciale. Delle scuole comunali di primo grado solo quelle,dl Firenze e Torino avevan() un discreto bilancio; dello scuole industriali solo 10 avevano oltre 50.000 rr. di ·entrata, una sola, quella di Firenze L. 194.78G;delle scuole superiori artistiche irnlustriali solo quelle di Roma o Napoli hanno oltre L. 50.000 di entrata; delle scuole ar• tistiche Industriali hanno un discreto bilancio solo otto scuole su 180 i di quelle femminili le plù forti sono quelle di Firenze, Genova, N11poli1 Roma, Siena. Ma. queste ultimo scuoio sono 1 più che scuoio professionali, scuole per signorine; lo tasse scolastiche rappresentano Il 15,6 per cento dello entrate, mentre esse non rap– presentano che il 13,7 per cento per lo scuole commer– ciali, il 9 1 5 per cento per le scuole iurtustrlali, l'1,7 per cento per le scuole artistiche industriali. l'iù manifesto appnre Il va.loro reale delle nostro scuole professionali dalla spesa media per scuola per ogni gruppo di scuoio. Le scuole superiori di commercio costano all'anno In media L. t.?.015; il Museo Industriale L. 295.514.; le scuole superiori d'arte applicata r.,. 42.961 i le scuole commer– ciali di primo grado L. 7068; le scuole Industriali L. 21.918; le scuole artistiche industriali L. 3129 (e sono 180 su 315); le scuole remminill L. 21.459. 4. Dati sconfortanti. - Anche più sconrortante appare la situazione dell'Insegnamento proressionale Italiano quando si esamini la distribuzione geografica di queste scuoio. Delle 741 scuoio circa esistenti com– plessivamente in Jtnlia nel 1904·05 1 dello quali solo 315 ricevevano sussidio dal l\llnlstoro, Il 10 per cento si trovavano In Piemonte, lo Lombardia, nel Veneto, nol– l'Emilia1 nella 'l'oscana, nella Liguria. La Sardegna è la regione che ha Il minor numero di scuole in confronto alla popolazione. Seguono poi In ordine crescente: le Calabrie, le Puglie, gli Abbruzzi, il Molise, la Campania, la Sicilia, l'Umbria, la J3asillcata, il Lazio, Il\ Liguria, le Marche, il Piemonte, la 'l'oscann 1 l'Emilia, Il Veneto e la r~ ombardia.. Di più 1 7833 comuni non possedeva.no alcuna scuola, di fronte al soli 446 comun i, nei quali e rano aperte una o più scuole commerciali, indu:ttriali 1 artistiche indu– striali e professionali femminili. Le scuoio artistiche industriali {3S6)costitlliscono, per numero, il più forte nucleo di tali istituzioni, sorpas– sando la metà del complesso dello scuoio ste9se. Se-

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