Critica Sociale - XVII - n.20-21 - 16 ott.-1 nov. 1907

CRITICA SOCIALE 315 trove il concetto della necessità. di evitare i mono• poli nei sil)goli rami della produzione, concetto che non. m~nct~ nei cooperatori, tedeschi specialmente, ma e d1 mmor peso - come motore alla forma in– tegrale della cooperazione - dell'altro scopo di evi• tare lo sfruttamento 'degli intermediari e dei produt– tori borghesi. Vi è poi un carattere decisivo, per cui la forma cooperati Vtl vagheggiata nel Reggiano si stacca da ·tutti i precedenti degli altri paesi. Prendiamo la TVholesale inglese o scozzese. In essa le funzioni di produzione sono subordinate a quelle di consumo, ma in realtà noi abbiamo nei produt. tori e nei consumatori due termini che non coinci– dono. Da una parte qualche migliaio di salariati della Società, che partecipano bensì agli utili, ma non prendono nessuna parte alla g~stione e direzione dell'organismo cooperativo, affidato unicamente agli azionisti. Sono dei salariati di una organizzazione borghese, e niente altro. Dall'altra parte, v 1 è la schiera immensa dei con– suma.tori, che entrano nei magazzini della Wholesale come nelle altre botteghe di commercianti e com– prano, sia pure con una partecipazione agli utili, e se ne vanno senza alcun legame durevole alla So– cietà. Sono due centri di forze che s'irradiano in strati sociali diversi tra loro e rispecchiano le forme dell'ordinamento capitalistico odierno. Invece la Cooperativa integrale dei reggiani fonde insieme produttori e consumatori e tende a costituire veramente un lembo in anticipazione di società nuova. Essa cerna di chiudere il circolo fra produttori e con– sumatori: gli operai occupati nei suoi laboratorì do• vrauno essere pagati con buoni di lavoro, da impie– garsi nell'acquisto cli generi di consum.o presso gli spacci della Cooperativa integrale. Ma è dunque una coazione che dovrebbe imporsi agli organizzati nel piccolo mondo coopel'ativo ? Verrebbero spogliati della libertà d'acquisto e costretti a comprare solo da determinati spacci? Ebbene: sì. Prevedo le cri• tiche aspre che si faranno a questo punto; ma credo che si possa difendere. E' evidente che i prezzi dei generi, in un primo periodo, dovranno essere presi dall'ambiente econo• mico capitalista che circonderà i piccoli mondi coo• perativi qua e là sorgenti. Solo in un secondo pe 4 riodo, quando la struttura generale della società sia eventualmente modificata, i prezzi potranno detenni– narsi con processo diverso da quello della libera con 4 correnza, dominatrice dell'odierno mercato. La coazione non può servire che inizialmente per irrobustire e saldare l'organismo cooperativo; ed i prezzi non potranno che in caso di assolute ecce– zioni transitorie essere maggiori di quelli correnti, all'infuori del piccolo cerchio, nel campo della libera speculazione; evidentemente, se la produzione coope• rativista dovesse sempre costar di più di quella ca– pitalista, l'esperimento integrale sarebbe fallito. Ridotta a queste giuste proporzioni, mi sembra che la coazione possa giustificarsi, anche se, come limitazione della libertà d'acquisto, è un sacrificio per Poperaio. Si pensi ai sacrifici che egli fa nel campo della resistenza e degli scioperi! Anche in quello dei consumi bisogna fare altrettanto, prepa– rando un'organizzazione continuativa e forte, che non può aver meno efficacia dell'altra. Di froute alle forme estere, che intendono subor– dinare la procluziouc al consumo, la cooperazione integrale - come è stata concepita e foggiata in Italia - rappresenta un passo più in là, perchè cerca attuare la coincidenza di produttori e consu• matori in un solo organismo. E' poi più utopistica e rinnovatrice; dirà alcuno. Sicuro: è qui il suo pericolo, ma anche il suo vanto. MEUCCIO RulNI. ILBLOCCO ANTISOCIALISTA REGGIANO l~ra un pericolo inevitabile ed un onore meritato per il movimento proletario 4 socialista roggiano 1 che coutro di lui, prima e più ferocemente che altrove, si formasse la coalizione antisocialista, dei sentimenti offesi 1 delle folli paure, dei ri1trctti od egoistici interessi. Perciò il " bl9cco n - cbo chiameremo, col suo nomo di battesimo, im))ostogli sul suo nascere dai socialisti reggiani, ad augurio e vaticinio di indeprecn.bile naufr.1gio, " la Grande Armata 11 - il blocco, che sorse di poi o si diffuse per molti luoghi d'Italia, e caratterizza, ausplce Giolitti ultima maniera, questo periollo di vita nazionalo i il blocco, che ebbe a pretesto o cemento la livida paura dei bottegal e la deviazione antisocialista dell'opinione pubblica neutra. dopo lo sciopero generalo del settem– bre 1904: a Reggio era nato già nella prima,,era del– l'anno stesso, per ragioni locali. E avea preso maggior impulso nell'aprile, dop.o che, al Congresso nazionale socialista di Bologna, Antonio Vergnaninl, espouendo con calda parola la geniale azione- economica di cui egli è valoroso animatore nel Reggiano, e illustrando, contro i vaniloqui ridicolmente terribili degli spaventa– passeri rivoluzionari, i miracoli della cooperazione di consumo, affermava non senza baldanza che II fra qual– che anno tutto il commercio della provincia di Reggio sarebbe stato nelle nostro mani w Le parole, che volevano esser prose con molti grani di sale, e che miravano ad esprimere assai più la posi• zione sempre più importante che le nostre istituzioni di consumo avrebbero preso sul mercato della provincia, e la funzione regolatrice di calmiere che v: avrebbero esercitato, che non la soppressione assoluta dei com. mercianti privati 1 furono sfruttato - o lo sono ancora, invariabilmente, ad ogni lotta elettorale - da chi ci aveva interesse. Ma, del resto, anche senza di quelle parole, il ceto commerciale, che quasi dovunque dà il contingente maggiore ai partiti democratici, o addirittura simpatizza col socialismo laddove questo si limita ad un'opera elet– torale e a un'azione verbale contro il Governo tassatore, era da molto tempo, a Reggio, contro i socialisti fonda– tori di Cooperative. Dal cbe si \'ede come un contegno addomesticato e riformista, come quello delle volgari e II bottegaie " Cooperative, possa riuscire, nel suoi effetti, più intransi– gente e rivoluzionario che non le frasi incendiarie e la pro))uganda pirotecnica dei grandi principi. Se però questo ceto piccolo- borghese non era mai stato apertamente con noi, esso non era, per l'addietro, orga• nizzato e temibile. Divenne tale quando il nucleo \'Cl'n· mente sfruttatore e " borghese 111 deciso a ridiscender in guerra contro il socialismo reggiano, organizzatore del proletariato nella Camera del lavoro, e iniziatore di ardite municipalizzazioni, ledenti alti interessi di grandi speculatori, in Comune, volle e seppe accortamente suf– fulcersi tutt'intorno di gentarella minuta, che porta il contributo materialo del numero, e la incalcolabile forza dell'ignoranza e della paura. Ed insieme a questa categoria di piccoli e rue<liel:ler– ccnti, irritati coutro ll socialismo cooperntoro o munici 4 palizzatorc, il nucleo vero e genuino, cho ha ragione tti temerci e di combatterci, giunse n smuovere e a trarre intorno a sè altri ed altri gruppi di cittadini, per vie diver~e e per svariati motivi. Senza parlare <leicascinai, dei mediatori, dei commissionari: e di tutte le altre specie

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