Critica Sociale - Anno XVII - n.18 - 16 settembre 1907

CRITICA SOCIALE 287 " [Hlti [0ftDU55E ALLA VITl'ORIA .... 11 Lasciate, amici, ch'io ripigll - mono jugulato dal– l'ambiente o dall'ora - un concetto oho eftorai di volo l'altra sera, a quel cordiale Uancbetto, la out letizia fa cosl cupamento sommersa nelle tristi novelle che ci mandavano I lavoratori del Ferrarese - tanto che, plò di una reata 1 parve un rito di pro~ata e di dolore. 81 trattava di festeggiare, fra l'altro, uchi ci condusse alla vittoria •· Cosl parlava la circolare d'Invito. Or chi era questo cotale? li Presidente pro tempore della vostra Federazione doveva, se mal, contare come uno fra i molti. Egli aveva, come ogni altro milito, tenuto Il suo posto di battaglia. Attorno a lui, nella J)rlmlsslma schiera, I membri dol Comitato Centrale o I re<lattorl di questo foglio, ciascuno alacre al còmplto suo, nella fraterna divisione del lavoro. Più in là, 1 Comitati eezlonall; poi meno pronta agli allori, prontissima all'opera e alla disciplina (le Poche eccezioni non ba.darono a travol• gercl nella dhfatta), IR folla anonima del federati, ne– cessarla più del condottieri, perchò, senza esercito, nè si guerreggia nè et vince, fosse pure alla testa Il genio del primo Bonaparte. Quella fece anche di meglio che co11durri alla vittoria; (,"i a11dl>. E li ltlnlstro, che, non solo presentò le tre leggi - Il trittico rnJ)presentativo delle nostre ph) recenti campagne - ma le coltivò, le sospinse, lo volle; e la stampa che cl sorresso, e il pub– blico che cl secondò .... Tutti costcro dovrebbero aver la loro parte di rimunerazione e di resta. Ma l'apoteosi al sbriciola se tentiamo di personaliz-. urla. Troppi complici! E l'autore princlpalef QuesU, Il condottiero che sta veramente alla testa - e ha nella testa domicilio legale - non è un uomo nè un gruppo; ò l'Idea che cl ha illuminati, à ILpensiero aotmatore dell'opera nostra. Rendiamo, una volta tanto, giustizia. al pensiero! ... Non è più di moda. Il pensiero, nei nostri movimenti odlernl sociali, vive come una speclo di cult-o tollerato. In espiazione dejlli antichi orgogli, gli si è Imposto il cilicio della modestia assoluta. Lo 111 iollera, purchà non parli, e sopratutto non faccia parlare, di sè. Il suo regno dev'e11sere occulto, e l'antica divisa del ftlosoro: "' cogito, ergo s-imi '" è sospetta di fatuità, se non di fallacia. Carlo Marx si vantò di aver rimesso sul piedi Il mondo, che Hegel faceva camminare sulla tosta, colle gambe ln arht, La reazione si spiega e ru necessaria. Per secoli si era detto che 11 pensiero era tutto; osso creava lo cose, a sua somiglianza, naturalmente. Era 11 demiurgo ed il numei ma anch'esso, come un volgare mortale, non vedeva dietro le sue spalle. Vedeva la metà del circolo. Contro lui, come contro ogni iddlo, si rizzava la domanda dell'eresiarca: "E tu d'onde vieni P Prima di te erano Il ratto o l'azione. 1 Il penaiero aveva rinnegato Jl padre o la madre. E ne fu punito a ragione. Ma la pena, come suole, tra• scese. Peccò dolio atesso peccato del peccatore. Il pen– siero sopprimeva le cose; le cose pretesero a lor volta sopprimere 11 pensiero. Eterna leggo del tagUone I E ai dl89ero corna dell'ideale. Ioterosal vogUon essere, ( 1 ) J~•artioolo allude a un recente banchetto di fut.gri,amento, celebrai.o.i lo llllano, dai Feden.tl deUa Poltal Td~offm e Tele• fo11ic111111/ia""· materiali e palpabili. Essi soli hanno polpe e nervi di persona viva. Ah I gli scarni Ideali, campati, librati nel– l'arla1 come le rondini t Dove poggerebbero per lanciarsi e por muovere f Vaniloquio di fllosofl pordlglorni ! Sl, ldeall attivi non esistono senza lntorossi di sotto. Ulnterosse ò la molla del mondo. Solo Il vile ventre ò. recondo: la tosta, da sola, non serve ohe a fracassarsela. Faremo perciò buon mercato del nostro cervello? U ma– teriallamo storico, il determinismo ocon omlco, l'ut ilita– rismo bobbealano piomberanno, come tre manna.le, sulla nuca de!Jluomo? Un giorno Menenlo Agrippa sull'Aven– tino .., Ecco ora clà che mi salvò dall'apologo classico - ft passabilmente trito. Una: blancovestltR Commissiono di telefoniate - le nuove e care venuto nella nostra fa.– miglia - aveva deposto innanzi a me sulla tavola un magnlfloo fnsolo di rose, dal lunghissimi etoll fronzuti, che simboleggiava insieme la rosea loro gentilezza, le loro verdeggianti speranze, o le apine dissimulate della toro oelstenza. Quel mazzo ml florl, l11te1· vocrda, il pa– ragone froebellano. Nessun flore che non venga dal terriccio viscido e nero. La rosa si nllnppa dal flmo. Porgeremo perciò letame a chi cl chiede dei fiori f E cho cosa separa dal concime la rosa.f Nient'altro che un pensiero - un eottile penelero in– teriore d'orgaalzznzlone. ... Tre pen11lorl,almeno, sono alla radico d'ogni organlz• zazlone di lavoratori. Primo: Il pensiero dell'u11ione. Unire gli uomini fra loro; fare di Infinite debolezze una forza; sembra la cosa più spiccia del mondo. E invece ... n primo letlnto degli oppres&l e dei deboli ò di Ieti– care, di mordersi, di accapigliarsi fra loro 1 Poi - 11ocondopensiero - l'omogeneità tra gli uniti. Con-.lono che un comune interesse funga da cemento. Terzo pensiero necessario: muove;•ai t lotl(H'e; assalire e roeplngore; difendersi e conquistare. Noll'lndustria li– bera li lavoro 81 offre e si rltira; Il capitale, a sua volta, Io accoglie e lo ricusa. Sciopero e serrata: doppio ri– catto; vicendevole successiva violenza. Oggi tu guadagni e domani riperdi terreno. È Il movimento degli inizil. Esso dà al lavoro co– scienza della propria necessità e del proprio valore. La più parte delle organizzazioni operale non procedettero oltre. Ma è possibile arrestarsi a quel punto f Come! Nel congegno tnftnltamente complesso della vita e della lotta socia.lo, ridurremo l'arte della guerra a una serie di urti moccanlel, a un semplice v11.-o-Ylonl su una via rettilinea P Poneeremo, sul serio, di trasrormaro Il mondo - Il mondo sociale, il mondo cerebrale - con cotesto altalenare da ubbriachi? La selva. della vita non ci dà che questa arida striscia di sabbia f Non vi 11000altre vie, altro balze, altri meandri, da percorrere, da guada– gnare, da penetrare? Quale immenH rinuncia! Quale concezione infantile I La nostra Federazione aggiunse, a quei tre rondamen– tall, un quarto pensiero. Moltiplicare le forze: non sol– tanto numeriche e quantitative, ma qualitative ed orga– niche. Aggiungere nlle nostro quello do! vicini; rapirne agll stosel avversa.rii. So il nostro lavoro è utile, utile, anzi necessario, al consumatori o allo Stato Imprendi– tore - se ti lavoro è conne11soIntimamente al lavora– tore, 80 à Il l&voratore in aziono - Il benessere del lavoratore, Il suo elevamento Intellettivo e morate, l'a– mor proprio stimolato e la competenza tecnica sua, non possono durare nè es-tranei nò antagonisti atl'ioteress e

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