Critica Sociale - Anno XVII - n.18 - 16 settembre 1907

CRITICA SOCIALE 285 zione odierna è latente una tendenza corporativista ed antisocialista, che fa. prevedere ordini diversi di lavo– ratori: aristocrazie, strati intermedf, ed infimi. La lotta ed il contrasto tra i vari interessi sin– dacali si rivela sul terreno pratico, a Reggio, in modo induhitabile; e, se la propaganda e lo spirito di partito smussa e comprime gli attriti, non can– cella il fatto inne'gabile. I dirigenti il moto cercano in ogni maniera, con voti di Congressi, prescrizioni statutarie, deliberazioni d'assemblea, ecc.•,di vincere Je minaccie di tralignamento e por argine agli im– pulsi egoistici di casta, per far trionfare il concetto di solidarietà operaia. A curare appunto lo spirito di solidarietà sono istituiti dalla Camera del lavoro, accanto alle Cooperative, Comitati di sorveglianza e di propaganda. Ma tutto ciò non fa che mettere in ma.ggior rilievo " il vizio -di natura"' dice Ver– gnanini, che vive nelle viscere del movimento eco– nomico operaio. Il fenomeno è di grande importanza: trattasi, nientemeno, che della lotta tra i Sindacati, ossia tra i vari gruppi di produttori e soddisfattori di bisogni. Una lotta di primo piano, come la chiamavo in un precedente articolo per distinguerla dalla lotta tra capitale e lavoro, che è del secondo piano. I sindacalisti, che giustamente si vantano di una loro letteratura abbondante e dotta 1 non hanno, per quanto io abbia cercato, posto attenzione a siffatti fenomeni, che pure sono frequenti, anche in am– bienti più vasti di Reggio. Anzi sembrano sorvo– larvi. Leone nel u Sindacal-ìsmo ,, insorge contro ogni accusa di corporativismo rivolto al moto dei gruppi operai, e si appella agli insegnamenti della economia edonistica moderna. Il momento d'origine (egli aggiungo) della fondazione di ogni singolo Sindacato ò lo una forza comune ed eguale, come lo è la legge d'attrazione e, come questa. legge non varia per il va.ria.re degli oggetti che la su– biscono, così la forza concorrente, che spinge i proletari ad organizzarsi, non varia per lo specificarsi dei mestieri· l} proletariato è uno ed omogeueo. i,. Bellissime affermazioni, ma che non sono confer mate dalla esperienza, tanto piìt quando dalla fase della resistenz.a pura si passa a quella della coope– ra.zione di classe, che il Leone ritiene, nel suo stesso Jil)ro, necessaria (pur sbrigandosene in poche parole) p•ér il processo dei Sindacati. ""l'l)ifronte alla cecità ostinata della maggior parte déillJllarxisti, è significativa la visione lucida e pre• cisa' che i socialisti reggiani hanno del problema d·ellé relazioni intersindacali. E non meno significa– tiva è la soluzione· che ne tentano. Agli untorelli dolt'r'inarì, che li accusano di non aver saputo· pro· dtirrè teoricamente nu11a, i reggiani possono rispon– dere r di aver trovato da sè e messa in luce splendi– damente una posizione mentale, che Holtanto ora fa -0apolino in qualche scrittore d'avanguardia. Scrh:e Vergnanini che l'unico freno capace di im– pedire lo· sviluppo degli egoismi professionali e col– lettivi.<\ di evitare la formazione di nuovi monopoli e tirannie di classi, non meno dannosi di quelli oggi esistenti, è l'organizzazione dei lavoratori dei diversi mestieri e delle varie professioni sulla base del consumo. Solo per la complicata ed irrazionale struttura della soéietà. gli interessi dei consumatori, che dovrebbero esser la base dell'umano consorzio, sono invece abban– donati alla mercè della libera speculazione e dei mo– nopolizzatori dellfLproprietà,'.Basterà qulndl organizzare i lav.oratorl sulla base del consumo.... Solamente la organizzazione delle Cooperative sulla base della solidarietà nel consumo, la cooperazione ope• raia - cooperazione di classe - potrà compiere offica• cemente la sua alta missione io mezzo all'attuale disor– dine sociale e porta.re alla cooperazione sociale. li lavoratore, essendo nel tempo stesso produttore o consumatore, avrà. modo di commisurare lo sue esigenze di produttore con quelle di consumatore; o su questa grande base, in cui si incontrano gli interessi, sarà pos• sibile trovare le norme sincere e la buona leggo rego– latrice del nuovo ordinamento cooperativo. Riassumendo, i socialisti reggiani ritengono che la cooperazione operaia - integrata dalla. lotta per· la conquista dei pubblici poteri - sia la forma d'or– ganizzazione nel cui seno possa maturare Ja solu– zione del problema opera.io e la trasformazione del– l'ordinamento odìemo, basato sulla speculazione pri– vata, in c~operazione sociale. Alle condizioni però che la cooperazione si organizzi sulla base del con– sumo ed esercisca per conto e nell'interesse dei con– sumatori la produzione industriale ed agricola. I la• boratorì, le fabbriche, la terra, i mezzi di produzione e di trasporto, ecc., uoo devono essere proprietà degli operai esercenti rispettivamente quel dato mestiere, • ma di tutti i soci consumatori. Non dunque: la terra ai contadini, le ferrovie ai ferrovieri, ecc., ma la terra ed i mezzi d·i produzione ai consumatori. §. 5. ·In base a dati, raccolti dalla Camera del lavoro di Reggio, risultava, al principio del !"906, che, tra iscritti a.Ile associazioni economiche (quasi 400 con 35.000 soci) ed ai Circoli socialisti (106 con 5.200 iscritti), si poteva contare - fatte lo debite sottra– zioni per la contemporaneità delle iscrizioni ~ su oltre 23.000 persone (superiori ai 18 anni e da con– siderarsi come sostegno di famiglia) aderenti al mo– vimento socialista. Il numero complessivo delle per• sone viventi del lavoro di questi 23.000 organizzati non sarì, minore di 75.000. Calcolando, in una serie di accurate tabelle, in base a rilevazioni fatte in van Comuni, e categoria per categoria, il reddito dei 23.000 capifamiglia e l'importo dei loro consumi, si arriva ad una cifra di circa 21 milioni di lire all'anno,chegli organizzati rica– vano dalle loro professioni e spendono quasi del tutto in provincia. Le spese, risultanti dal bilancio di nu– merose famiglie di operai e suddivise per medie a seconda delle varie professioni, sarebbero in com– plesso: 2 milioni per alloggio (le fami~lie dei soci della Camera del lavoro e della Federazione socialista occups,no più di 55 mila amhientì e pagano ai pro– prietari borghesi un fitto corrispondente ad un ca– pitale di 40 milioni d'immohili); 12 milioni per ge– neri alimentari; 2 milioni e mezzo circa per indu– menti i e quasi tre milioni per istruzione, ricrnazione, cura della persona, ecc. Cifre tutte calcolate senza dubbio con eccessiva prudenza e quindi inferiori alla realtà. Io definitiva sono almeno 20 milioni che ogni anno spendono gli organizzati del reggiano. "Non potrebbe questa cospicua somma, anzichè sperdersi per i lunghi gironi della specuia'.(iione privata, essere amministrata con criterì più razionali, in modo da circolare attra• verso al corpo dell'organizzazione, a beneficio dei consumatori, evitando le perdite e gli sperperi im– posti dal sistema della libera speculazione? ,, Ecco la domanda, che ò insieme proposito, viva. non solo nei cervelli degli ideatori, ma proprio in quello di tutti gli iscritti ai Circoli ed alle Leghe della provincia. Davanti ad ognuno di essi Pidea è stata esposta, discussa, accettata: tutti ormai sono convinti della necessità del grandioso organismo. E questo grandioso organismo unitario diviene. Per gradi. Che gente pratica gli utopisti reggiani!

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