Critica Sociale - Anno XVII - n. 17 - 1 settembre 1907

258 CRITICA SOCIALE quanto inevitabilmente bestiali, in odi e rivalità reciprocamente deleteri. Il povero integralismo francese, accantonato n1>– punto - a dir vero, un po· suo rnnlgrado !- in cotesta concezione, la più balorda di tutte, non riesci nep– pure ad ottenere che il Congresso gli " desse atto ,, di una sun modesta dichiarazione, con la quale, ac– cusando la singolarità dell'evoluzione in paese di Francia, protestava di non poter esso, per voglia che n'avesse, seguire il precetto deliberato dal Con– gresso. Protestava, nel primo testo, di non poterlo fare " presentemente ,, : ma poi, per ragioni di di– plomazia interna, anche questo avverbio fu sacrificato. E allora la " presa di atto " gli fu negata. La di– chiarniione fu soltanto Jasciat11.. leggere ..... ed è parsa qu11si una concessione! . .. La mozione sul militarismo, frutto di transazioni sapienti) distillate nel seg-l'Cto di una Commissione selezionata, non brilla della stessa chiarezza. J:lar• tendo dalle consuete affermazioni generiche - e un tantino stereoti1>ate - delh, connessione fra milita– rismo e capitalismo e del carattere di classe dei moderni armamenti, la mozione sguìscia fra l'innocuo precetto di ricusare i bilanci della guerra e una carezza molto vaga e fuggith,a alla gioventù socia• lista (les Je,mes Ganles?), per giungere alPaugurio dell'arbitrato e del disarmo 0 1 frattanto, a un sistema di milizia dmnocmtizz1'ta, che il relatore Vander– vcldo - per farlo trangugiare agli svizzeri, che non amano la nazione armata perchè l'hanno sul collo, e a~li inglesi che, ignorando la coscrizione, ravvisa– vano in esso un ideale militarizzatore - qualificò come un sistema di esercito, i cui capi verrebbero eletti dal suffragio popolare: concetto che non sap• piamo se accetterebbe neppure il più audace e com– petento fra i democratizzatori italiani dell'esercito, il capitano Fabio Ranzi, direttore del Pensiero ;lJiU• tare. La mozione si dichiara impotente a fissare dentro formule rigide la vnriabile azione antiguer– rcsca dei partiti socialisti nei vari momenti e paesi, limitandosi a raccomandare che qualche azione, anzi molta azione, si faccia; la quale dovrà essere - non sappiamo poi in qual modo -- coordinata e di– sciplinata dal\'" Ufficio socialista internazionale,, di Bruxelles: e finisce raccomandando, a guerra scop• pinta, di utilizzare la. crisi economica e politica, che ne suol conseguire," per agitare profondamente gli strati popolari e accelerare la fine del dominio di classe capitalistico ,,. Fu quest'ultima frase l'uncino cui potè aggrap– parsi Gustavo Hervè per salire sulla propria scranna e nlzaro ed agitare le due mani io segno di adesione ironicamonte entusiasta, quando la mozione fu ac– colta per acclamazione. Ma il gesto rimaneva pur sempre una cavata, spiritosa.: perchè, se un'impres– sione ò emersa netta dalla discussione, prolungatasi per tre giorni nella Commissione e soppressa, con molta prudenza, nell'assemblea plenaria, malgrado le 1>rotesle sarcastiche del rumoroso professore francese {la polizia wurtemberghcse, del resto, aveva fatto tra– pelare già i suoi umori colh1. espulsione dell'inglese Quelch per un semplice peccato di galateo), l'im• pressione concorde fu appunto la recisa condanna dei metodi herveisti: sciopero generale, diserzione, rivolta, le terribili parole cho, accolte come ultima ratio nella mozione di Nancy, il Congresso di Stoc– carda ha t..everamentc sequestrato. J~d è appunto nella discussione che vuol essere cercato il pensiero del Congresso su questo argomento, assai più che non nelle singole parole della mozione; così incerta ed opalizzante, che - a confessione dell'Adler, che pur se ne fece difensore - Yariava di significato a seconda degli " occhiali ,, delle varie nazionalità da cui era osservata. Vtlriava anche ad occhio nudo, a seconda dei testi; e così, nel razzo finale, il testo tedesco parlava di u accelerare " (beschleunigeu), ed il testo francese di vrecipilare Ja fine del dominio borghese, ossia di mandarlo ruzzoloni con uno spintone defi. nitivo. La nuance francese ricompare nel testo ita– forno cieli' Avanti! e del Lavoro. Siamo fratelli latini! Ma, in ambo le versioni, la proposizione è equi– voca e non trova nelle premesse una congrua giu– stificazione. fnvero, se la guerra e la crisi che ne segue si pre– stano a u precipitare it o, sia pure, più pacatamente, ad u accelerare" la fine del dominio capitalistico, non s'intende perchè mai il partito socialista, che ha per fine questa fine, debba, con ogni sforzo e con ogni m~zzo appropriato, impedire lo scoppio delle guerre, e, se scoppiate, adoperarsi per fal'le, come dice la mozione, prontamente cessare. La verità è che, di 1·egol<i, le guerre non solo non accelerano, nè, mo)to meno, precipitano, la fine del dominio borghese; ma, anestando lo sviluppo della produzione, risospingendo la storia a ritroso, e obbligando i diversi proletariati - il Congresso, ricusando Hervè, implicitamente lo nmmise ..... a schierarsi l'uno contro l'altro nei quadri delle rispettive nazionalità, ostacolano ed arenano l'evoluzione che a quella fine conduce. E' perciò che, di regola, l'interesse preminente del proletariato sta appunto nelJ'allontanare i pericoli dì guerra fra le nazioni. .Ma, se è follia credere che la guerra possa, d'or– dinario, accelerare una rivoluzione sociale; una guena, tanto pili se sfortunata, può bensì molto spesso, in paesi arretrati politicamente, accelerare o precipi– tare la scomparsa di un regime politico. Sédan e la Comune di Parigi danno l'esempio e la prova di en– trambe le proposizioni. I Infatti, fra gli esempi di intervento proletario che il relatore Vandervelde - spostando abilmente la questione <lei " consigli pratici ,, dall'ordine teorico, com'egli stesso si espresso, all'ordine storico - ac– cennò, dimostrativamente, nella mozione, solo un fatto rivoluzionario è rammentato: quello dell'insur• rezione della Russia e della Polonia, in seguito alht infelice guerra col Giappone. Nessun dubbio che la sconfitta delle armi russo - lungamente attesa ed auspicata dalla giovine Russia rivoluzionaria. - diede un formidabile traballone al potere militaresco degli Czar e permise alla rivoluzione antiautocratica di accelerare il suo passo. Non osiamo escludere che qualche cosa di simile potesse accadere, per esempio, nella stessa Germania - sebbene non sarebbe stato molto igienico accennm·lo nella discussione della capitale del ,vurtemberg. Siffatti servigi può rendere ancora la guerra, e la sconfitta sopratutto, ai popoli sui quuli incombe il medioevo politico. Se il Con– gresso di Stoccarda avesse rammentato il distingue frequenter dei loici e avesse voluto parlar chiaro, avrebbe separato, di fronte al problema della guerra, il caso dei paesi arretrati da quello dei paesi più eYoluti nella civiltà e la questione del regime poli– tico da quella del regime sociale - risparmiando una generalizzazione arbitraria, che è insieme un errore nella storia e una colltraddizione nei termini. . .. Non temiamo di asserire che la mozione tuttar negativa, approvata a debole maggioranza, sulla questione coloniale-:-- io opposizione all'altra, alqunnto, ma non molto 1 più positiva. del Van Kol, prevalsa nella Commissione e battuta al Congresso - di– mostrò soltanto la assoluta impreparazione dei par– titi socialisti su un argomento, che acquista. ogni giorno una più decisiva importanza pei proletariati di tutto il mondo. Quella mozione infatti non è altro che una serie

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