Critica Sociale - Anno XVII - n. 16 - 16 agosto 1907

212 CRITICA SOCIALE E anche questo è un discorso abbastanza chiaro e preciso. Vantimilitarismo, che predica la diser– zione, lo sciopero militare, l'insurrezione in presenza del nemico, è strnmento o complice dei partiti rea– zionari, fa. opera antirivoluziouaria ed antisocialista. l!'ino al giorno in cui l'orgflnizzazione mondiale dei lavoratori potrà dare il decish•o colpo di spalla che abbatterà la dominazione capitalistica - una iusur• rezione, a scadenza abbastanza remota, che si con– fonde colla rivoluzione me<lesima, alla quale, dunque, potrebbe anche non essere necessaria - l'antimi– litarismo ghediano si afferma. con procedimenti es– senzialmente legalitari e democratici: organizzazione socialista dei lavoratori ; riduzione internazionale della ferma e del, contingente; ricusttt.a approvazione dei Uilanci militari. Anche quest 1 ultima - fino al giorno che le forze socinliste non prevarranno nel Par• lamento e nel 1)aese, fino al giorno, cioè, in cui di– verrebbe al tempo stesso offìcRce ed inutile - non rimane che una. protesta, una dimostrazione pura e semnlice, intesa ad affermare l'antagonismo delle idea• lith. internazionali socialiste di fronte a quelle bòr· ghesi, ed ezianclio il proJ)osito dei socialisti di non concorrere a sostenere armamenti di classe, troppo ~pesso ancora rivolti all 1 oppressione interna di cia– scun proletariato. Reco ora la mozione cosidctta di conciliazione: Mozionetlella Se,ma. Il Congresso conrerma. una volta di più le delibera– zioni dei Congressi tnternaziouo.li antecedenti: 1° per l'azione contro Il milita rismo e l'imverinllsmo, che non sono altro se non l'armamento organizzato dello Stato per mantenere la classe operala sotto il giogo eco– nomico e politico della classe capitalistica; 2° per rammentare alla classe operaia di tutti i paesi che un Governo non pub minacciare Pindipen– denza. d'una nazione straniera, senza attentare con cib a questa nazione I alla sua classe operaia, e pari• menti alla classe operala internnzlonnle i che la nazione e la sua classe operaia mi11acciota ha11110 a dovere im1u- 1'iosodi salvaguardare la loro imlipendettza e autonomia, co11troquesto attentato, e il diritto di contare sul concorso delle classi operaie di tutti gli nitri paesi; che la poli– tica antimilitarista e unicamente difensiva del Partito socialista gli impone di proporsi, a questo effetto, il di• sanno militat·e della borghesia e l'armamento ge11t:rale della cl<Ust: ope1•aia 1 meditmte l'armammto genernle del popolo. fu questa, come avvertimmo, la mozione vitto– ri01~a: approvata alla quasi unanimità nella sua prima parte, e a semplice maggioranza di 169 voti contro 134 (contando i pochi astenuti fra gli avver• sari) nella seconda. Anche la vOtazione complessiYa - malgrado il suo carattere necessario di transa• zione, o, se vogliamo, di rassegnazione - lasciò oltre un terzo del Congresso renitente e uou per– suaso. . .. Noi siamo (chi ricorda il nostro discorso al Con– gresso ultimo di Roma co ne renderà testimonianza) assolutamente negati a comprendere le sublimi finezze dell'integralismo, dentro e fuori del confine nazionale. Se fossimo stati presenti a Nancy, anem– mo votato anche contro la prima parte dell'ordine del giorno della Senna, che raccolse quasi tutti i suffragi. Che significa infatti affermare chH il mili– tarismo e l'imperialismo non sono che l'armamento organizzato dello Stato per mantenere sotto il giogo la classe operaia? Si negherà dunque che - non diciamo i popoli, se così si vuole - ma almeno le borghesie delle varie nazioni abbiano in Europa e nelle colonie interessi e rivalità che possono risol– vel'si colle armi, o a difesa dei quali la minaccia dell'intervento colle armi ha il massimo peso? Ri– durre tutto il problema militare all'intervento negli scioperi o alla previsione di misure d'ordine pub– blico ò semplicemente disconoscere la storia e il fatto quotidiano. Chi crederà a cotesti paradossi, che appena si potevano concepire e spiegare - tutti al– lora potemmo cadervi - nei primordi, necessaria– mente semplicistici, dell'affermazione socialista? Nep– pure, evidentemente, quegli stessi che si compiac– C'iono a formularli e a difenderli. Ma lasciamo stare gli spropositi esclusivamente dottrinali. Veniamo alla parte più disputata, e pra– ticamente più influente, dell'ordine del giorno. I•: dunque ammesso che lo nazioni sono un fatto - un fatto obiettivo, e quindi anche nn fatto so– chtlista, se il socialismo non vuol essere una. dot• trina campata. nelle nuvole - che esse hanno, oggi uncora, una ragione d'essere, e che, quando l'indi– pendenza e l'autonomiu. (Yi ò disparità fra i due sostantivi?) di una nazione è minacciata, la sua classe operaia è minacciata in pari tempo e ha il "dovere imperioso n di difendersi contro lo straniero. Essa f\\'rà anche il diritto di contare sul concorso (leggi: insurrezione) della classe operaia sorella nel paese 11ssalitore, ma, evidentemente, questo diritto teorico potrebbe trovare in pratica molte difficoltà ad at– tuarsi, le quali non è dato di rimuovere alla classe la,•oratrice del paese assalito. 'l'roppo son disputa– bili, nei casi singoli, o abilmente dissimulati da ambo le parti, l'intenzione e il movente reale dei belli– geranti, perchè possa credersi che il torto e la ra• gionc appaiano divisi da un tnglio così netto, che salti subito agli occhi dello classi operaie interessate; nè, ad ogni modo, l'insurrezione è sempre ed ugual• mente possibile in tutti i paesi. Quando Bebel e Liebknecht, con esempio di coraggio mirabile (che costò loro parecchi anni di fortezza), protestarono nel Parlamento prussiano contro l'annessione deJ– l'Alsazia-Lorena, non perciò la classe operaia tedesca alzò le barricate nelle vie. In ogni caso, il contegno di ciascuna classe operaia non può essere, in caso di guerra, subordinato all'ipotesi di ciò che avverrà al di là del confine. Che doYrà fal'C dunque - in attesa delPincerto evento - al momento della guerra minacciata o dichiarata, la classe proletaria del paese che si ritiene assalito? " Accorrere sotto le nrmi n, dice la prima parte del secondo paragrafo della mozione: difendere l'au– tonomia e l'indipen<leuza della nazione minacciata, nella quale è compresn l'indipendenza e l'autonomia della classe operaia medesima. La solidarietà dei lavoratori della rntziono nemica verrà o non verrà, ò quello che si vedrà poi; se non viene, tanto mag• g-iore è il doveL·eche la classe operaia assalita pensi da sè alla difesa. - Ma proseguiamo di alcune linee; questa difesa come deve svolgersi? Disarmando la borghesia e armcmdo tutta quant<, fri classe operaia della 11azio11e assalita, mediante l'armamento generale del pcpolo. Confessiamo che rinunciamo interamente a com– prendere. È al momento dell'apertura delle ostilità che dovl'à compiersi qnesta piccola bisogna? Lasciamo stare che la cosa è forse un po' più facile a procla– marsi che ad effettuarsi davvero. La classe lavo– ratrice dovrà almeno tentarlo. i:, certo, anche e so– pratutto, o esclusivamente, al momento o nella imminenza dell'apertura delle ostilità. Perchè non riesce concepibile che, nei periodi normali o di pace, la classe lavoratrice possa armarsi e tenere disar– mata la borghesia. Ciò significherebbe ch'essa ha già fatto la rivoluzione, o che può farla a suo libito, e il problema allora delle guerre internazionaJi do– vrebb'essere, a dire il meno, troppo mutato, percbè

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