Critica Sociale - XVII - n. 13-14 - 1-16 luglio 1907

200 CRITICA SOCIALE zichè aumentare, la. necessità di un ulteriore !sfrutta– mento. Ma l'osservazione del •rreves - se non vale allo sqopo cui egli la dirige - rievoca però una delle più gravi questioni che s'impongano oggimai al partito socialista ed al movimento proletario. Anzi il suo valore va più in là che non sembri aver previsto il medesimo Treves. Dove infatti l'operaio si valga delle ore di libertà per dedicarsi ad altri lavori economicamente produttivi, egli non solo logora se stesso direttamente, ma genera la possibilità di un ribasso automatico di mercedi, che gli può ritogliere da \lD lato ciò che egli, con quel sopra– lavoro, s 1 illude di procurarsi dall'altro. Il problema ha una portata generale. Nelle nostre conferenze di 1° maggio, nella propaganda per l'ab– breviamento degli orari di lavoro, noi andiamo da lungo tempo proponendo ai nostri uditori questa formula: conquistate le otto ore di lavoro (o uu orario prossimo ad esse), il problema, che più deve preoccupare il mo– vimeu to proletario, è come impiega1·e le alt1·e oUo 01·e, nel modo più utile al tempo stesso per Findividuo e per la classe. Ciò che si dice delle all1·e otto O>'e, deve din;i, analogamente, del riposo settimanale, imminente ge– nerale conquista, che vuol essere disputata alla taverna ed alla chiesa. Si tratta, dopo di avere disciplinato il lavoro, di disciplinare e organizzare il riposo, affìuchè i suoi beuefizi vi?'tuali diventino reali. E questo è il còmpito, da un lato, della organizza– zione proletaria, dall'altro, della complessa politica socialista. Còmpito sopratutto importante per la donna ed il fanciullo operaio: per la donna, che vuol essere sottratta da quel limbo sociale in cui passivamente è vissuta finora, per farne una forza politica militante, che integri, anzichè indebolirla, la forza operaia ma– schile; pel fanciullo, cui le ore libere sottratte all'offi• ciua debbono dar modo di perfezionare non soltanto l'istruzione professionale, ma la. sua preparazione a.Ila vita e alla milizia civile. Difesa contro lo sfruttamento domestico e contro ogni sorta di lavoro aggiunto dopo quello della fab– brica; organizzazione di ritrovi istruttivi, di scuole popolari e profossionali per adulti, biblioteche circo– lanti, conferenze, ecc., ecc.: ecco tutto un programma da svolgere, che il conquistato riposo impone al prole• tariato ed al socialismo. Nè sembra serio obiettare che il sistema dei due turni impedisce ai lavoratori del mattino di adunarsi coi loro compagni impegnati il pomeriggio. Esso permette alla metà della popolazione operaia. di adunarsi con se stessa - e ciò vale assai meglio di un orario che, lasciando liberi soltanto due brevissimi ritagli di tempo la sera ed il mattino, impedisce in realtà a tutti quanti gli operai di utilizzarli in qualunque modo. Ma 1 dal fatto che non dovunque nè del tutto il pro– letariato è preparato a utilizzare nel miglior modo le ore conquistate alla vita ed .alla libertà, sarebbe as– surdo dedurre che dunque }a libertà e la vita si han da ricusare: che cioè si debba ricusare ciò che di quella utilizzazione redentrice è il presupposto e lo stimolo necessario. ... Questi sono i motivi pei quali la mattina del 2 giu– guo, quando non era tempo di chiacchiere inconclu– denti, abbiamo taciuto alla Camera - e pei quali sarà bene che parlino ora, più che non l'abbiano fatto fin qui, i veramente competenti e i più interessati. FILIPPO '!'URATI. Latragicommedia d iv gnaiuoli francesi La necessità di occuparsi degli eventi di Francia viene da ciò, che questi hanno in Italia quasi sem– pre ripercussioni notevoli. In Italia l'imitazione dì tutto ciò che viene d'oltre le Alpi di Ponente, so– pratutto nella democrazia, è una abitudine che ha quasi l'irresistibilità di un istinto; se ne imita il giacobinismo, il sindacalismo, l'anticlericalismo, dai partiti popolari, altrettanto indiscriminatamente, quanto dagli altri se ne è imitato nel pa<:isato il militarismo, il burocratismo, l'accentramento. Perciò non sarebbe da meravigliarsi se i disordini, che si vennero ora svolgendo nel Sud della Francia, aves– sero un'eco anche tra le folle scioperanti italiane. Ne viene che è bene metter subito a posto molte cose e dir molte verità crude e scottanti sull'amica d'occidente. In Italia si crede ché il livello morale e intellet– tuale delle moltitudini francesi sia assai più elevato che il nostro; si crede da molti che il regime par– lamentare fr~ncese funzioni molto meglio che il. no• stro. Si crede che, perchè in Francia c'è la repub– blica e perchè la stampa francese è molto vivace e clamorosa e le espressioni son focose e gl'insulti spesso atroci, la vitalità interiore sia a un livello corrispondente. Bisogna non conoscere - e molto mule - che la sola Parigi, per concepire una simile idea; bisogna non conoscere la vita delle cittadine di provincia e dei villaggi per persistere in queste illusioni. Il medio abitante francese è certo meravigliosa– mente sobrio e industrioso, la donna francese è certo una meraviglia di sapienza amministrativa dome– stica; ma nel complesso v'è qualcosa di intellettual– mente infantile nel modo con cui la massa francese concepisce la vita politica. Nella massima parte delle famiglie le agitazioni politiche organizzate sono guardate con sospetto; nessuno vede di buon occhio le organizzazioni operaie, l'associazione è qualcosa che ognuno considera - e ciò è comune anche tra operai - se non come contraria alla legge, certo come contraria alle abitudini e alle -vedute della gente rispettabile. La vita politica è compresa solo dal punto di vista dell'intrigo: il deputato esiste per procurare posti, licenze, stipendi) promozioni, altera– zioni doganali, annullamenti di sentenze, condoni di multe, ecc. Per procurarne ad alcuni, sposta gli in– teressi di altri e, quando il numero di coloro che ha scontentato supera il numero di coloro che ha accontentati, il suo destino è segnato. Analogamente il destino di un Ministero è segnato quando non sa più come fare a soddisftire le continue sollecitazioni di favori. li risultato di questo stato di cose è che n- noc– ciolo della politica francese, vista di dietro le scene, si riduce a un 1 altalena tra l'onnipotenza ministeriale al momento in cui un gruppo è o sale al potere, e l'onnipotenza degli interessi privati quando esso ha scontentato tutti e non può più accontentare nes– suno. La lotta contro la Chiesa è finita; la sparti– zione della preda è avvenuta, affari più prosaici si impongono, e il :Ministero non può più promettere nulla. La crisi attuale è una tra le cento illustrazioni di questo processo. La crisi della fillossera di alcuni anni or sono ha servito da ottimo pretesto ai vi– gnaioli del Sud, per far escludere con forti tariffe doganali i vini stranieri; protetti da queste tariffe, essi si misero a moltiplicare il loro vino senza ri· guardo nè alla potenzialità di consumo del pubblico, nè alla qualità del prodotto. Essi volevano obbligare il pubblico a bere ciò che essi gli preparavano, e senza riguardo ai suoi gusti, ma con riguardo solo

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