Critica Sociale - XVII - n. 13-14 - 1-16 luglio 1907

CRl1'1CA SOCIALE 213 loro collaborazione ed intesa. .Ma non ha saputo uscire che di rado dal solco tra~ciato dall'enorme pensiero di Ma, x; e, se ha modificato la posizione reciproca dei due termini contrapposti, ha però con– servato questi termini stessi, non ponendo nuoYe categorie di rapporti fra termini nuovi. Non è forse giunta l'ora di ampliare_ le basi del revisionismo marxista? La lotta tra capitale e lavoro non è neppur sempre la più importante delle lotte che pulsano nella vita sociale. Voleni inchiodare su tutto il socialismo ò condannarlo al letto di Procuste. Una fondamentale, la fondamentale delle contrap– posizioni d'interesse, è trn procluttor! e consumatori. Noi ci pensiamo troppo di rado. Eppure, quanta parte delle questioni amministrative e sociali si pone su questo terreno! Ebbi occasione di darne un cenno, uno trn i mille possibili, parlando delle elezioni am– ministrative di Roma. La lottn. fra consumatori e produttori si riflette e fraziona poi - <lacchè i produttori sono anche con– sumatori e viceversa - in n.ltrc lotte interne fra. i gruppi di consumatori, ed in altre lotte ancora tra i gruppi di produttori. r1•utta una, nuova teoria di lotta tra gli intereressi c'ò da costruire. Importantissimi i contrasti tra operai d'un dato ~"?PPO e quelli d'un altro. La lotta di classe, come e mtesa dalla comune dei marxisti, è stata parago– nata a gruppi di lavoratori che picchiano bastonate contro un sipario, dove c'è scritto su: capitalistr,. Non s'accorgono che, dietro il siJ>ario, ci stanno nitri gruppi di lavoratori, e che, in realtà, oltre che sul capitalista 1 le botte si spartiscono tra i gruppi diversi. Tendiamo pure a levar di mezzo l'organizzatore ed intermediario della produzione, il capitalista. Ma non dimentichiamo 1 anche, fin d'ora, l'altra forma di contesa e contrasto, che pur è una determinante im– portantissinrn. dei fenomeni odierni 1 che il daltonismo marxista non può sempre spiegare. Anche quando il sipario sarà alzato, continueranno le lotte fra i sindacati. Studiamo questa pagina nuova della vita economica. MBUCClO RUINL Per una nuova legge sulle industrie insalubri La leglslaziono Italiana sul lavoro non primeggia dav– vero per vastità. di concetti direttivi, nè per efficacia pratica. Tranne poche leggine speciali, e salvo la legge sul lavoro..dello donne o del ranclulll (che, se anche non perfetta e non tale ancora da appagare t desideri dei sociologi e degli igienisti, ba però un a1to valore pra– tico), tutta la vera legislazione, dirò cosl tecnica, del lavoro e dell'Industria, si riduce a quella delle industrie insalubri, coll'annesso regolamento primordiale. Quando la legge fu formulata, Il tecnicismo industriale era ben lontano dall'aver raggiunto lo sviluppo odierno: specialmente In Italia l'Industria era così piccina, che parve opera meritoria non frapporre Imbarazzi, anche se questi parevano giustificati dalle esigenze igieniche. Si era ancora nel periodo di discussione sul valore da attribuirai aJPlnfortunlo sul lavoro e alla malattia pro– fessionale, e I legislatori pareva volessero considerare e l'uno o l'altra come coefficienti naturali dl alea, sui quali, in conseguenza, non era neppure necessario far intervenire la legge. Ecco perchè, con grande meraviglia 1 la legge tace realmente sulle garanzie che possono richiedersi per il lavoratore addetto a questo industrie e si preoccupa esclusivamente o quasi di un fattore: l'Incomodo o il pericolo che le industrie Insalubri presentano per i terzi. Invano voi cercate nella legge una parola qualsiasi che tenti ridurre i pericoli della lavorazione del piombo - cito tra le mille questa lavorazione -; la legge ha una sola preoccupazione: impedire che i pericoli, o ancho semplicemento lo noie della lavorazione, possn.no esten– dersi al di là della fabbrica e cagionare lesioni o noie a terzi. Nella cerchia della fabbrica non intervie~e una particolare responsabilità padronale, collegata colla na• tura del lavoro particolare, ma vigono solamente i co– muni rapporti di richiesta e di offerta. Si direbbe che il legislatore ha cosl ragionato: l'ape• ralo addetto alla lavorazione del piombo (per restare nell'esempio) sa assai bene cho il pericolo di intossica– zione derivante dall'lnclustria ò grave e rinforzerà la sua richiesta di salarlo con una aliquota compensatoria del pericolo e dell'alea. A che domandare che il })adrone intervenga a scemare un'alea, che ha la sua contropar• tlta economica? So anche, qua o lò. 1 nella legge e noi regolamento, qualche disposizione igienica fa, tratto tratto, capolino, ciò è solo per ineldente 1 e dipende più particolarmente dal tatto che le misure proposte dovrebbero avere valore per diminuiro Il pericolo derivante da talune industrie insalubri poi vicinato. Tanto ciò ò vero che, nel conslderare e nel raggrup– pare le diverse induetrle (che si sono divise in due ca– tegorie), si è tenuto conto, piì1 che altro, del criterio del disturbo che esse rlanno, e quindi della necessità di allontanarle più o meno dall'abitato, tralasciando per intero Il concetto dolla Intrinseca nocività. La conclusione pratica di tutto ciò è che la legge permette che talune industrie, gravemente pericolose, si svolgano in miserrime condizioni, rinunciando anche a tutte le Innovazioni tecniche che ridurrebbero in modo considerevole i danni dell'industria, purchè esse si sieno stabilite In bene aperta campagna. È lasciato agli igie– nisti Il contentiuo del possibile intervento coi regola-· menti locali: ma la misura può sembrare quasi uno scherzo, per chi considera lo stato di sudditanza dei Consigli camuno.li dei piccoli paesi verso il grande in• dustrlale, che su tutti i regolamenti vessa~ori tien so– spesa la spacla di Damocle del trasportare l'industria in lidi meno schiavi delle fisime Igieniche, e sembrerà poi ben allegra per chi conosce Il grado di sviluppo cere– brale del componenti I corpi amministrativi nostri. Non sono J)Crflno mancati, in conseguenza di ciò, i casi allegri. In un piccolo Comune della provincia di Torino, un industriale 1 desideroso di sbarazzarsi senza noie e senza spese delle acque luride del euo stabili– mento, e ben sapendo come la legge sanitaria e il re– golamento sanitario (Intendo la legge sanitaria generale e relativo regolamento) vietino, sotto pena di gravi san• ziont 1 di inquinare i corsi d'acqua, nè potendo sbaraz– zarsi in maniera più semplice delle sue acque, se non convogliandole appunto nel corso d'acqua, rece vot.are al Consiglio comunale Il permesso che le sue acque ter• minassero nel corso d'acqua. I bravi consiglieri, così, non solamente venivano a spingere verso la violazione della legge ed a coprirlo., ma as,umevano implicitamente la garanzia della non nocività dolio acque luride. L'esempio non è unico e dlmostra - se puro ve ne è bisogno - che del regolamenti locali (eccezione fatta per I grandissimi Comuni) non ci si può e non ci si deve fidare. Inoltre, anche i regolamenti locali, in materia di rego– lamentazione dol lavoro e di Igiene del lavoro, non pos-

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