Critica Sociale - Anno XVII - n. 10 - 16 maggio 1907

150 CRITICA SOCIALE fermo che la Giunta de1le acque, anche se vorrà di– ventare una super~iurisdizione e si lasoierà pervadere dalle esigenze nuove nell 1 interpretozione del diritto, non potrà compiere (]nell'opera che sarebbe stato così semplice fare con un articoletto di legge, dichiarando che le acque tutte correnti sono della collettivitll, e dello Stato, che la rappresenta. La lacuna ò imperdonabile erl inspiegabile. :Ma altre cose sono inspiegabili nel disegno arcaico, che chiede ora il battesimo legislativo. Basti accen– nare alla predominanza del carattere fiscale. Di ciò in un altro articolo, ove continuerò gli sviluppi del tema, ai quali cortesemente mi invita l'on. Turati. lli.UCCIO RUJNI. LA BATTAGLIA PER LACOLTURA POPOLARE le ideediscutibili, masemplici, diunnostro collaboratore. Pubblichiamo 1>erla discussione, pur con qualche riserva sopra talune conclusioni: 'l'utti d'nccordo che sl ha da comhattere l'anaHabe– tlsmo, redimere le classi proletarie con una modesta quanto efficace educnzione. L'ltl\lla, senza la scuola prl• maria, è una casa senza fondamenta. Dissentiamo sui rimedt. Chi dice: le leggi son cattive; chi dice: affidiamo lo scuole a un altro ente. Ma questo è il meno essen– ziale. Lo dimostrai nella Critica del 16 novembre. Oli è piuttosto che da noi te leggi non si eseguono, manca lo slancio del fare. Spe8&0 ci si pasce di lustre. Oli analfabeti apessegglano nelle borgnte dove man– canole scuole. Quindi, anzitutto, crearle. La legge Or– lando nulla ha fatto per questo; m,lla dove gli allievi sono addensati entro bugigattoli In cento e più; 1mlla dove la maestra ha tre classi riunite e sole 4 ore di orario. Ha creato invece la sesta. Ma dove? dove esi– stono istituzioni sussidiarie, spesso eccellenti. Nell 1 Udi– nese1con quasi mllle frazioni, fu creata In diori: a Udine, Pordenone, Civiltale 1 ecc., dovo prosperano ~ con mi· nore spesa - scuoio serali, Università popolari, scuole commerciali, di dlsegno 1 di arti e mestieri. E parlo di (mzioni, per non incappare nell'errore, che neppure Maggiorino Ferraris evitb nell'Antologia, di pro· vedere male la spesa. Un Comtme consta dl frazioni, che circondano il capoluogo e spesso contengono il grosso clella popolazione. Nell'Udinese Attlmis ha nel capoluogo 1287 abitanti, nelle frazioni 1408; Povoletto rispettiva– mente 593 e 3412; Brugnera 1117 e 2360; e cosi via. Oli anairabeti sono lò, in cotesti casolari aggruppati, lungi dal sindaco, dal medico, dal segretario e sopratutto dal maestro. Conviene dunque per questo riguardo pariflcare gli italiani, vivano in città o nei borghi o nelle campagne. E, per non sprecare tempo e denaro senza costrutto, conviene: 1° Limitare per ora la scuola a quattro anni e isti– tuirla in ti,tte le frazio,ii e in modo ebe ciascuna classe (mista, se occorre) abbia un solo insegnante e non più di 40 allievi; chi è Immaturo ripeta la classe. V Insegnar bene - ma bene - Il legger«), lo seri• vere e il far di conto, senza l'attuale guazzabuglio ci– nematografico cbe snerva e distrae dall'essenziale. J I maestro, qual è oggi, saprà. dare pe11et,·azio,iealt'in• tellige11za, come voleva il Gabelli; saprà destare lo spi– rito d'osservazione, d'investigazione, l'amore alla patria, senza bisogno di programtrli speciali, e senza quel su- bisso d'esarni che r.on hanno rapporto coi futuri doveri dell'alunno. 3° I maestri non siano condanna.ti a domicilio coatto In un luogo; le promozioni avvengano col mutar sede. Un maestro, ottenuto il diploma, cominci In una fra– zione con L. 1200; passi in un capoluogo con L. 1800; in un altro più Importante con L. 2400; Infine nella città con L. 3000. Qui sta tutto il seE[reto per ~premere dagli insegnnntl tutte quelle energie, quell'affetto verso la scuola dei piccoli centri, che rnranno il miracolo della resurrezione morale e civile delle nostre inebetite popolazioni rurali. 4° Jotlne tutti gli allievi abbiano la rerezione gra– tuita o semi-gratuita o a pagamento Intero, secondo le condizioni delle famiglie, e gli alunni restino ogni giorno alla scuola. sei o,·e, nfflnchè l'opera educativa. non si sperda vivendo negll nitri ambienti del paese. Io non credo che lo Stato, da Roma, possa con van– taggio provvedere a tanti e cosi minuti bisogni di una amministrazione scolastica, cbe tleve pensare ai maestri, ai fabbricati, alle refezioni in migliaia e migliaia di frazioni, sparse In una superficie di 280 mila chilometri qundrati. Lo dlmo:itrai nella Critica, già citata, e più am– piamente in un volumetto: ll dotiere dei sociaUsti i·erso la scuola. Ma ora altri sorsero contro l'avocazione allo Stato. Cito il Sergi e con esso Giuseppe Oirardìni, una delle menti più serie ch'io conosca. 11 L'educazione na– zionale - egli disse - non può formarJI che nei centri ove ferve la. vita nazionale, la quale, non s'irradia dal centro alla periferia, ma sale, in quanto sale, dalle re• gioni sino a Roma ..... Da.te le scuole allo Stato, e, più presto che non si creda, si delineerà un disastro na.zlo• nale, di cui le prime vittime saranno i maestri, che di– penderanno dal favore del deputati, dalle disordinate prepotenze locali ..... 1 (Secolo, 1° marzo 1907). Egli vorrebbe creare l'interreglone. Io preferirei la provincia - che e9lste già. Non suscita interesse; cib ò vero. Ma. torse appunto perchè la sua azione non tocca da vicino gli interessi delle classi popolari. Affidatele le scuole, governate da leggi dello Stato, e t partiti avanzati 11! appassioneranno anche alle provincie. Ma la provincia è In mano dei retrivi, dei vandeani rurali ..... Che slgolflca? Che dovremo lottare con più fervore, perchè, malgrado le intemperanze e le pazzie odierne, l'avvenire sarà delle classi lavoratrici. (I) L'a– nima del popolo è con chi pensa realmente e tenace– mente a lui; esso sente che il socialismo solo pub redi· merlo moralmente ed economicamente, come in plceo\a parte ha già fatto. Dalle nostre scuole ogni anno escono maestri e maestre con la. coscienza. aperta alla tede nuova. La. crisi attuale non è segno cll morte .. Ma intanto guardiamoci dai sogni. 1>er elevare la. coltura del popolo occorre denaro. Lo Stato autorizzi lo. provincia a porre una tassa scolastica prog,·essiva determinata dalle Commissioni per la ric– chezza mobile. Alla prqvincia si versino lo sommo at– tualmente stanziate nei bilanci comunali per l'istruzione elementare; a ogoi Provincia lo Stato dia un sussidio annuo, a un di presso di un milione. E allora andremo avanti a. carriera. Se no, sogneremo il passo..... illudendoci di cammi– nare! LUIGI SUXTO. (I) SI, ma.e lntantoP (Nota della CA\TJCA),

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