Critica Sociale - Anno XVII - n. 10 - 16 maggio 1907

148 CRITICA SOCIALE butione loro alla difesa imperiale. Questi paesi, come tutti i paesi Industriosi, sono naturalmente per la pace come la loro nazione madre, e, prima che alcuna flotta arrivi ad uguagliare la flotta inglese, questa sarà dive• nuta flotta imperiale, ttotta dl cinque nazioni prospere e ricche, unite da tradizioni robustissime di mutua de– vozione e solidarietà. L'Europa si rovina dimenticando che essa non è tutto il mondo e che vi è, di là dalla Manica e di là dagli oceani, un mondo più giovine, più forte, più operoso, più identico con le ragioni della giu– stizia, pronto per esse a schierare, fra pochi anni, i suoi eserciti e le sue flotte. Ed allora dall'equilibrio coatto di molti non nascerà - necessaria - la atessa realtà di paee che ora essa rifluta di attuare di buon animo? In ciò ò il nesso intimo tra le due Conferenze dell'.Aja e di Londra. ANGELO CRESPI, PS. Il recente discorso del Cancelliere tedesco sul contegno della Germania di fronte alla conferenza del– l'Aja e alla proposta inglese sul disarmo non è certo fatto per incoraggiare l'ottimismo. Poichè è certo che l'lnghilterra non inte:nde ritirare la sua proposta, ed anzi è probabile che essa aderirà alla rinuncia del di– ritto di cattura della proprietà privata dei belligeranti in tempo di guerra e cosi renderà insussistente l'argo– mento della necessità. di mantenere o accrescere flotte per la protezione del commercio marittimo. Con ciò la posizione della Germania. diverrà anche più difficile. Il che non implica punto che l'Inghilterra miri ad esaspe– rarla e a infliggerle una umiliazione manu militari. Anche per la flotta inglese la cosa non sarebbe così facile come può sembrare a prima vista, pur nel caso che l'Inghilterra serbi il sopra.ricordato diritto di cattura. Con i moderni sottomarini, con le mine sottomarine galleggianti e fisse, l'offensiva da parte di una qualsiasi flotta diventa difficilissima e il blocco dei porti impos– sibile come mostra l'esperienza di Port Arthur. In altri termini, le flotte non possono più a.vere che una fun– zione quasi esclusivamente difensiva. E per di più bi– sogna pensare che il commercio tedesco potrebbe pel momento passare sotto bandiera americana e che ad esso sarebbero sempre accessibili i porti deIPOlanda e del Belgio. . In queste condizioni si può prevedere che l'offensiva da parte dell'Inghilterra sarebbe una follla e da parte della Germania una foll1a doppia; perciò si potrebbe a prio1·i escluderne la possibilità. Ciò che può far pen– sare il contra.rio è dovuto alle recenti tradizioni dei due paesi. La Oermania 1 costituitasi a nazione con due guerre offensive e vittoriose e sotto gli auspici di Bismark, non può capire la politica inglese, dettata, in sostanza, ora più che mai, dallo spirito del liberalismo gladstoniano; la Germania, con il suo esercito permanente e le sue frontiere aperte verso ,nazioni potenti, non può Capire la politica di un paese insulare a cui la pace ò imposta dal difficilissimo còmpito di conciliare gli interessi in– tricatissimi di popolazioni e continenti diversissimi e lontanissimi e tenuti assieme da legami di devozione spontanea. La Germania, col suo Governo personale non capisce che i viaggi di re Edoardo non banno costi– tuzionalmente lo stesso significato che quelli di Gu– glielmo II. Ed essa attribuisce oggi a Edoardo VII, come ieri a Delcas56, la responsabilità di un isolamento, che in realtà è dovuto S'olo al suo spirito militaristico, alla sua oppressione ,lei polacchi, alla sua interferenza nel Ma• rocco, ai suoi Intrighi in Egitto, ai suoi intrighi nel Sud-Africa. E sl badi. Von Btilow avrebbe potuto molto abilmente far buon viso alla proposta inglese, salvo Mg li ere pre– testi di dettaglio per farla fallire. Perchè ha scelto - con l'approvazione della gran maggioranza del Parla– mento - di rigettarla a p1'iori? Perchè temette di ap– parire di nuovo isolato come ad A.\gesiras, e percbè non vuole neanche incoraggiare le idee paciflChe. Egll e il suo padrone pensano che queste, negli altri popoli, sono indizio di indebolimento; che la proposta. inglese ma– schera il presentimento di non poter più tenere la su– premazia dei mari nel prossimo avvenire; e che quindi sia Yantaggioso tenersi pronti a trar profitto dell'inftac• cbimento altrui. Essa crede che l'Inghilterra. ne sia gelosa, mentre il momento di sorpresa, che poteva giu• stiflcare qualche impulso di gelosia, pare già cosa di un altro secolo ed è già sostituito col momento di sor– presa destato dallo scoprire quante risorse inesauribili nel seno dell'ImpeJ'.O non fanno che aspettare chi le sfrutti. Il suo conto è sbagliato ed essa ne pagherà il flo. Frattanto, mi sia permesso cdncludere ch0 1 contraria, mente a quanto alcuni pubblicisti italiani e francesi ritengon.o, ogni allannismo è senza fondamento di ra– gione alcuna, e che, ad ogni modo, noi italiani non abbiamo nessun interesse a metterci dalla parte di chi è, sia pur solo, contro l'idea di discutere la riduzione degli armamenti; e ciò sopratutto se l'offensiva. navale diventa quasi impossibile, e se l'Inghilterra si decide a togliere il solito pretesto degli armamenti navali: la protezione del commercio marittimo. Chi in queste con· dizioni non vuol disarmare si pone contro tutti. a. c. FORZE NUOVELEGGI ARCAICHE (per le acque pubbliche) Nato sotto non lieta stella, il disegno di legge Massimini sulle derivazioni di acque pubbliche mo– stra tutte le rughe di una vecchiezza stantia. Sembra impossibile che sia sbucato fuori nell'anno di grazia 1907. Quasi quasi verrebbe voglia di ritenerlo ante• riore a ... Galileo Ferraris. Non una parola sull'appartenenza delle acque, che è logicamente, e (badisi) anche praticamente, il pernio di ogni que1:1tione sulJa conquista e sull'impiego deJla energia idrica. Questo disegno fa come lo struzzo: si cela il capo sotto l'ala, per non yedere. E sì che, tutt1 attorno, nel campo delle industrie rinnovate, freme e pulsa l'esigenza di risolvere una buona volta il problema giuridico della proprietà del carbone bianco. Noi in Italia invece, tranne pei fiumi e torrenti proclamati demaniali dal Codice civile, non sappiamo con certezza a chi appartengono i minori corsi di acque e le sorgive, dalle quali gli opificì possono trarre ricco alimento. I professori di diritto discutono; i giudici si contraddicono; l'amministrazione, tra le due tendenze (una delle quali professa la demania– lità. d'ogni corso, e l'altra sostiene pei minori il do– minio privato), è ... di parere contrario. Come il mar• chese Colombi. Vige, da noi, l'assurdo sistema degli elenchi- di acque pubbliche. Assurdo:. <lacchè ormai la pubblicità è la norma e la spettanza privata Peccezione (anche nelle pii1 spinte teorie privatistiche), si capirebbe meglio il Yiceversa; e si farebbe più presto a com– pilare l'elenco delle acque private. Ma che cosa vuol <lire pttbbliche, riferito ad acque? I giuristi discutono; cioè a dire, non si sa. Non è

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