Critica Sociale - Anno XVII - n. 10 - 16 maggio 1907

154 CRITICA SOCIALE lorosi impiegati, ci sono energie di epurazione e vo• lontà oneste e rette. Non facciamo questioni di per– sone. Dell'Alta Corte noi non conosciamo alcuno: giudichiamo soltanto dai fatti, spassionatamente e severamente. I nostri giudizi non hanno quindi uua portata personale. Vogliamo fermare fin d'ora questo concetto: che noi attribuiamo le manchevolezze, gli errori, le colpe al sistema di reclutamento dell'Alta Corte, il quale fa sì che essa sia trascinata misere– volmente ad essere una docile ed ossequiente o- ri– conoscente appendice del potere esecutivo. Le nostre osservazioni mirano a mutare la base di questo in– fausto metodo di reclutamento clic è il maggiore ostacolo all'opera di epurazione di cui la Corte dei Conti sarebbe altrimenti capace, e per dare opera ad affrettarne la condanna continueremo pertanto nella nostra indagine dimostrativa e documentaria, certi che si finirà per sentire la necessità di un 1 in– dagine pili vasta e compiei.a fatta dalla stessa Ca– mera dei deputati, che come rappresentante del paese ha il diritto e il dovere di pretendere che la Cori.e dei Conti sia la sua alleata, e non .... qualcosa d'altro! SCIENZA E GIUSTIZIA Stipendì e garan3ie sociali. Il giorno dopo che il guardasigilli nel suo discorso– programma, discutendosi il bilancio di Grazia e Giustizia 1 si augurava la pronta approvazione del progetto già da lui presentato per l'elevamento degli stipendi dei magistrati; il ministro del!' Istruzione, inaugurando i lavori del Consiglio Superiore, preannunziava la pros– sima presentazione del disegno di legge che aumenta gli stipendi dei professori di Università. Cosicchè l'anno 1907 sarà celebrato, perchè ai cultori della scienza e della giustizia la nazione italiana, 11 con unico slancio di fede e di amore 1 ,, avrà creato una più degna ed elevata condizione economica. :Ma. a noi incombe il dovere d'intervenire nell'idillio sentimentale che il potere legislativo prepara con i rap– presentanti. del potere giudiziari'o 1 e con quelli che do– vrebbero rappresentare il costituendo potere fondamen• tale della coltura e del pensiero scientifico; ed alzare la voce per determinare la ragione ed il fine di questo fatto notevole ed impedire che costituisca aoltanto un altro aggravio inutile ed improduttivo pel bilancio dello Stato, I socialisti, cioè, se daranno il loro voto alla riforma da tanto tempo invocata, debbono almeno precisare il fine sociale cui dovrebbe tendere ed al quale dovrebbe servire. ... Cominciamo con una triste constatazione di fatto: i giudici e i professori attuali valgono, nella lo1'0 mag• giomnza, assai meno di quello che sono pagati. Se dovessimo aumentare le paghe soltanto perchè " si 1•ialzino le lorn condizioni economiche 11 , francamente non ne varrebbe la pena; sarebbe un premio immeritato. I" calzoni rattbppati ed i gorniti logori o sdruciti,., 1 tema obbligato di tanti piagnistei, hanno almeno un signifi– cato simbolico. Ora non è tanto del decoro esle1·no e dell'eleganza del vestito dei giudici e dei professori, che noi dobbiamo preoccuparci; quanto della funzione sociale alti~sima ch'essi esercitano e dei gravissimi effetti che ne deri– vano per la vita nazionale. Se gli stipendi ~i debbono elevare è necessario che si elevino le garenzie soèiali 1 relative alla funzione ed alla capacità di coloro che son chiamati ad esercitarle: ·è necessario che le due più grandi ruote della macchina che dà vita e moto all'esistenza collettiva, non siano logore e sdentate; ma siano meccanismi lucidi e tersi, adatti alla fm1zione, solleciti e sicuri nell'adempirla. *** Questo non è oggi nella Università italiana, dove un simulacro di sapere, fittizio ed ingombrante, esaurisce ogni energia giovanile, per mezzo delle vuote e pesanti ciancie accademiche, ripetute con insopportabile mono– tonia dai meno capaci e dai meno adatti alla concezione scientifica. Precisamente! L'Università contemporanea ha tra– dotto in fatto un altro paradosso, quello del "vuoto che pesa,,; nulla vi ha di più inconsistente, nulla di più schiacciante deTia coltura universitaria: nessuno più negato all'ideazione ed alla ricerca scientifica dei ·ripe– titq1·i cl\e vi /l,<\CUdiscpno. Si ?. 1j:lreato un dualismo tra la scienza e l'Ateneo; e precisamente come i preti di– struggono la fede, i professori ufficiali screditano la scienza. Non c 1 è studioso di valore che non abbia salito il Calvario degli stenti, delle amarezze, delle opposizioni j non c'è ignobile plagiario che non abbia, dalla sua viltà adulatrice e dalle dedicatorie sapienti dei libercoli stupidissimi, ottenuto il maggior successo. Più del 90 °lo dei professori universitari, che hanno raggiunto la mèta ottenendo la cattedra, non pubblicano e non studiano più: e lo studio degli altri e le pub– blicazioni ed il lavoro produttivo degli eletti di mente, che tenacemente e sentitamente si consacrano alla scienza, li umilia e li offende: o&"ni concorso univer– sitario non è che uno sfogo feroce e selvaggio dell'odio che durante i due anni circa che l'han preceduto i tito– lari di quel canonicato laico, ch'è la cattedra dell'Ateneo, hanno accumulato contro i lavoratori produttivi della scienza; il più inverosimile trionfo della stupidità dei microcefali, celebrati soltanto perchè non hanno mai scritto un volume, nè saranno mai capaci di scriverlo, e tuttavia, u assai probabilmente, potranno accodarsi ai lupi od alle volpi, già impadronitesi delle n Facoltà scientifiche n· Qualche volta qualche ministro degno dell'ufficio suo - e sono casi non molto frequenti in Italia! - compie qualche atto di energia e di giustizia; ma abitualmente il " summus studiorum moderalor m. non ha nè energia, nè autorità e sono le camorre acca– demiche che si impongono a lui. Dall'Università lo studente esce assolutamente ignaro della vita del mondo; inetto alla professione per la quale è stato laureato; con nn sentimento di avversione per tutte le inutili e pesantissime u mate·)·ie 11 , con cui hanno tentato di soffocargli il cervello; senza fede uella scienza) che ha imparato, insieme, a disprezzare ei;;la temere. Vogliamo, davvero, spendere altri milioni all'anno per questa condizione di cose che vale assai meno dei non pochi milioni che vi si sperperano annualmente? . . E la" giustizia,., non è diversamente organizzata ed amministrata. Il simbolo '' più vero e maggio1·e 11 della Giustizia ita• liana è proprio nel grandioso "Palazzo di Giustizia 111 che il sommo Zanardelli volle innalzare nella capitale d'Italia. Con circa dieci milioni si poteva nvere facil.mente un

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