Critica Sociale - Anno XVII - n. 9 - 1 maggio 1907

CRITICA SOCIALE l'estensione individuale del concordato agli estranei qmrndo stipulino un contratto di lavoro omettendo di regolarne espressamente clausole essenziali - in luogo in cui vige un concordato per l'industria re– lativa. Tuttavia, insistendo sulle limitnzioni di tempo dei concordati (durata massima od estensione dopo un certo tempo da!l'andtLta in vigore) - escludendo ltt disdetta degli industriali cui sia stata estesa la tariffo, JJOichè altrimenti potrebbe rendersi inutile l'estensione stessa - o concedendo, se non a tutti, almeno a coloro ch'ereno estranei un dfritlo di n• cesso (sottoposto alle condizioni di cui sopra e da riconoscersi dai probiviri stessi) per notevoli muta– menti sopravyenuti nell'industria - si potrà sancire In suaccennata estensione, come quella i cui danni sarebbero limitati nel tempo e nello spazio, e tali da potersi affrontare pel raggiungimento della pace comune. Nou vogliamo dire cho così siano esaurite tutte le questioni relative al rcgolflmento leg·islativo delle tariffe. 1\ltre ne propone la conclusione delle mede• simo per 'lrb,troto J>rivato, pel quale occorrerebbe una qualche norma ca1>acc di assicurarne la sussi– stenza di fronte al tentath•o cli scuoterne la Yirti1 in base ai mezzi d'impugnath·a (i>er errore eYiclente, dolo, ecc.) che ne dà il diritto comune. Ed altra uorma di tutela dell'intero istituto cloYrehbe aggiun– gersi per impedire che si arrechino ostacoli all'eser– cizio dei diritti che la nuova legge largirà. Ma ba– stano questi rilievi, noi lo speriamo, per dimostrare hi gravità dei problemi toccati dalla Relazione J\fa– rialdi e l'attenzione di cui sono degni. Prof. GIUSEPPB MESSINA. Nel paese dei disservizi LA CORTE DEI CONTI (Come funziona in Italia ilsupremo c ntrollo dello Stato) IT. Senza toccare per ora di tutte le attribnzioni che spettano per legge alla Corte dei Conti, si può rias– sumere la funzione di controllo ad essa demandata <'ol dire che tale funzione consiste sopratutto nel– l'esame della "legalità,, dei provvedimenti dell'am– ministra'l,ione deUo Stato. La Corte dei Conti deve, cioè, esaminare se vi sia rispondenza tra il provve– dimento da un lato e la legge e il regolamento dal– l'altro. Ora il vero è - e bisogna dirlo subito - che la Corte dei Conti non ha affatto inteso, o non ha vo– luto iutendere, questo suo altissimo compito; l'ha, an:d, sminuito, deformato, tradito, inventando per suo uso e consumo un potere " discrezionale ,,, che nessuna legge le riconosce, che assolutamente non le compete. J...a Corte dei Conti non dovrebbe che limitarsi a rilevare le " illegalità,, e a respingere i prov,•edi– menti che ne fossero viziati: null'altro; laddove essa erigesi a giudice della " convenienza o meno ,, di rilevare la illegalità e di respingere il provvedimento. Non ci vuol molto a capire che eia codesta arbitraria attribuzione di poteri in materia tanto delicata può discendere ogni sorta di inconvenienti e di abusi. Noi abbiamo, in sostanza) creato un organo cli con– trollo col preciso incarico di vigilare sulla esecuzione dolio leggi e di denunciarne al Parlamento e al paese qualsiasi minima o massima irregolarità. Ed ecco che questo medesimo organo snatura sè stesso e smen– tisce la sua origine e la ragione dell'esser suo con l'uscire deliberatamente dal campo del diritto, del quale fu YOluto severo rigido inflessibile custode, per entrare nella considerazione del fatto: e scomporre questo più o meno sottilmente nei suoi elementi per scovrire - e, quando si ha buona volontà) sempre si riesce a scoprire qualcosa - se per avventura in qualche recondita piega del " fatto II non sia accar• tocciata una qualuaque ragione per cui l'Hlegalità possa passare. Dopo di che la Corte dei Conti sen– tenzia se sia conveniente o no porre in rilievo l'il– legalità medesima. Dove, una volta messi su questa china, si possa sprofondare, si è visto in più occa~ sìoni clamorose, te quali hanno gettato tristi sprazzi di luce sui metodi con cui il nostro supremo Istituto di controllo esplica la sua attività. Questa degenetazione compiutasi ogni giorno più da quarant'anni ad ora è tntta opera dell'infiltrazione politica, che si è impadronita della Corte dei Conti pel tramite del potere esecutivo. La Corte non è in– dipendente; e non può ossore quand'ella è mancipiu. del potere esecuth•o dal cui libito dipende la vita e la morte delralta magistratura che la dirige. E cosl– assistiamo al fa.tto doloroso e umoristico a un tempo che la guardiana delle leggi dà. la misura delle sue attitudini ad esercitare la nobile professione col vio– lare la sua legge, la sua stessa tavola di fondazione. Chi ha mai dato alla Corte il potere "discrezionale,, del quale con palmare arbitrio essa fa tanto uso e abuso? Nessuno. E quali ragioni valgono a giustifi– care un simile modo cli procedere? Nessuna ragione, nessun principio di ragione; se uon se motivi anti– giuridici e politicamente deplorevoli. La Corte dei Conti ha rinunciato alla fierezza di essere la fedele cmcilla legis, e preferito di diventare l'umile e servile ancilla principis; e poichè i tassativi principi della leggo di sua istituzione non glielo avrebbero consen– tito, essa è ricorsa al furbesco espediente delJa "di– screzionalità", arrogandosi \.Ila grottesca prerogativa di u valutazione di illegalità. n, che l'ha messa in grado di spianare più facili e comode le Yie all'arbitrio e al prepotere dei ministeri e dei ministri. Questa discrezionalità, che sposta il fondamento razionale, giuridico, del funzionamento della Corte dei Conti, ha prodotto naturalmente gli effetti che doveva produrre: ha reao effimero il controllo, l'ha in– debolito e screditato. Poichè mentre la Corte dei Conti dovrebbe adoperarsi a ricondurre il "fatto,, dell'am– ministrazione alla "norma II che la legge ha imposto e tracciato, subordina l'applicabilità o meno della norma nlle contingenze del fatto! 11 11 fatto 11• cioè il potere esecutivo che lo produce, è il grande sovrano, sempre, anche se il fatto di oggi contraddica quello di ieri. Credete voi che la Corte abbia molto a penare per orientarsi tra le contrad– dizioni? .Nemmeno per sogno. Come s'è creata la di– sinvolta teoria della discrezionalità per rendere al potern esecutivo i servizi di cui questo possa aver bisogno (e sono tanti i bisogni del potere esecutivo), così con la medesima faccia fresca ha improvvisato ditteri meravigiosi di questo tenore: "La Corte non ha precedenti! 11 •••• , "la Corte giudica caso per caso,, 1.• Oh somma sapienza del genio italico, sia che faccia le sue scherme tra le carte e le casse dello Stato, sia che destreggi nei ludi dei partiti politici, con con quell'ormai famigerato caso per caso! E vi sembra poca felicità non avere precedenti? Beati i popoli... pardon ... le istituzioni che non hanno storia! La Corte dei Conti vuol essere della compagaia. Gli illustri valetuclinari ch'l ne guidano In saggezza hanno, decisa– mente, ben ragione di pretendere come postulato fon. <lamentale la labilità della memoria! Se il potere discrezionale che questi consiglieri " spendono ,, - e spendono non in senso metafo. rico, come vedremo nello svolgimento di questo stu– dio - è valso a rafforzare la loro posizione perso– nale, ha però enormemente affievolito l'autorità della

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