Critica Sociale - Anno XVII - n. 8 - 16 aprile 1907

R 116 CR!'l'ICA SOCIALE padroni e fuori dal quale i padroni si sforzavano di trascinarli. Contestare iutanto ai quattro firmatari del concordato (ed erano i maggiori proprietari) il diritto aiescomio davanti agli a,bitri. Scambio di coalizzare su– bito con lo sciopero generale tutta la forza proprietaria contro di loro, cercare anzi cosi di dividerla, procla– mando, contro i padroni più feudali e recalcitranti agli accordi, quel boicottaggio, che per esempio seppero adoperare con tanto vantaggio i contadini di Sailetto Bolognese. Al tempo stesso promuovere un movimento di reazione nell'opinione del paese contro il contegno sleale e $8dizioso dei proprietari, e fare appello, iusieme 1 all'azione parlamentare. Tutto ciò sarebbe stato, senza dubbio, meno coreogra– fico. Non si sarebbero vedute 1 probabilmente, le schiere di bambini in commovente pellegrinaggio pei paesi della Romagna ... Ma la lotta sarebbe stata - non osiamo dire certamente e completamente vittoriosa - ma 1 senza alcun dubbio, meno disperata. Non si .sarebbero messe, almeno, fin dal primo momento, tutte le probabilità di vittoria a favore degli avversari. E si noti che la pro– clamazione dello sciopero sarebbe stata una vendei.la poco allegra, anche nella ipotesi negata di immediato :1uccosso.Sul terreno della lotta violenta, la stessa vit– toria non può esser che effimera. Se anche si fosse riesciti a ripristinare il concordato dell'ottobre, esso sarebbe ugualmente violato alla prima occcasione favo– revole e si sarebbe sempre al sicut ei·al, fino ad esau– rimento delle forze 1 fino a consunzione. Ma, per riconoscere tutto questo, che pure è evidente, converrebbe rinunciare alle teorie e ai metodi del sin– dacalismo, all'esaltazione esclusiva dell'azione diretta. Ed è ciò, appunto, che non si vuole. I fatti, par altro, devono alfine aver ragione dello fallaci teorie. L'episodio disastroso di Argenta dovrà pur dimostrare a tutti gli uomini di buona fede che è vano sperare con lo sciopero di conquistare e mantenere con– tratti collettivi di lavoro. È un'arma che 1 di per sè sola, si spezza nelle mani che l'impugnano. In fondo essa è ancora la rivolta; e la rivolta del debole al forte, del– l'inerme all'armato 1 è un terribile gioco d'azzardo. Ado– perare questo estremo mezzo per le conquiste graduali, senza chiamare in aiuto la legge che agevoli tali con– quiste e le garantisca, è illudere noi stessi e i lavo– ratori. Questa frode è tempo che cessi. E tempo che i lavo– ratori si decidano fra i metodi che conducono all'anar• chismo e quelli più complessi che ci insegna il socia– lismo evolutivo. Sopratutto conviene ritornare alla sin– cerità. Gridare contro l'intervento dello Stato, respingere ogni forma di arbitrato, e accettare al tempo stesso la mediazione dei prefetti, degli ispettori di polizia; in– sorgere contro il •riconoscimento legale delle organiz– zazioni, e dolersi poscia se i contratti collettivi risultino sprovvisti di sanzioni efficaci; tutto ciò è il colmo del– l'assurdo. La logica ripiglia i suoi diritti, ma a farne le spese non sono gli apostoli; è la pelle sempre maledetta dei lavoratori! AMILCARE S·ron.0111. Raccomandiamo a tutti i nostri lettori gli abbonamenti cumulativi, convenientissimi, della CRITICA SOCIALE: col Tempo di Milano: anno L. 22, semestre L. 1.2 i coll'Av'anti di Roma: anno L. 22, semestre L. 11i colla Vita <li Roma: esclusivame,iteannuo L. 20. La forza idrica E lasua socializzazio L'apoplessia, che l~a colpito l'on. Ma.ssimini, mi– naccia di stroncare il disegno di legge sullo deri– Yazioni idrauliche, presentato da lui nella sua ultima breve apparita al Senato. Come al soJito, il disegno era un foglio di carta bianca: o almeno mancava ogni riga di relazione. La pessima abitudine parla– mentare di far i disegni di legge, dopo che sieno presentati, viene ora. scontata. Chi completerà l'in– completo, e scriverà qualche cosa sul foglio bianco? ( 1 ). Se il progetto Massirnini finirà agli archivi, tro– verà ad attenderlo una schiera di fratelli e precur– sori. Non c'è quasi stato ministro che non abbia VO· luto modificare la legislazione sulle acque, ma ogni prnposta è andata a lastricare di buone intenzioni le.... vie degli archivi. Una specie di resistenza passiva ci dev'essere, da parte degli interessi che si sono costituiti nel campo delle derivazioni. La legislazione sulle acque pubbliche è ancora, da noi, preclusa alle esigenze della modernità. Mentre si è fatta molta e facile retorica sul carbone bianco e su quel demanio idrico dal quale dovranno trarre forza alimentatrice le industrie italiane, si è lasciato, intanto, che l'abile preveggenza degli speculatori accaparrasse le sorgive e le cascate, immobilizzando 'una ingente ricchezza pei calcolati lucri del domani. Intendiamoci; il male non è tanto nell'accaparra– mento : ce ne fossero stati molti industriali a trarre oro dall'acqua con impianti idro-elettrici! I suc– cldoni di questa specie non mi dispiacciano. Il male, il vero reato c9ntro la società, è la sottrazione delle forze alla produzione, ed il conservarle inerti per specularYi sopra. Quando si è voluto correre al ripa.ro, con dispo• sizioni ministeriali di discutibilissimn, legalità, era tardi. L'amministrazione italiana ricorda spesso i ca– rabinieri di Offembach. Il congegno delle competenze burocratiche nel de– licato maneggio delle concessioni di acque pubbliche è peL· molte parti illogico od inadatto. Ingerenze mal coordinate di vari dicasteri ; preminenza a quello delle finanze {come se ai trattasse sovra.tutto di cri• tert fiscali!); procedure ed istruttorie formalmente lunghe e sostanzialmente incomplete. Tutti concor– dano nella critica; pur di recente voci vigorose, alla Camera, chiesero che il servizio delle acque fosse unificato ed affidato all'Agricoltura. Ma Parca santa dello statu quo amministrativo resta tale e quale. I criteri che si seguono oggi nel dar le conces– sioni sono, dal punto di Yista tecnico, anacronistici. La frase è dell'Associazione elettrotecnica italfona. Si accordano le derivazioni, volta per volta, a se– conda che piovono le domande, senza esaminare se quella concessa possa ostacolarne altre più r'a.zionali ed importanti. Si lascia che le iniziative private scelgano il tratto di fiume più conveniente ai loro scopi, e non si bada alla vue d'ensemble dell'intero bacino. Come se fossimo grandi signori d'acque (anche qnesto è un luogo comune), e potessimo scialare al– legl'amente ! Occorre cambiar via. Premessa di un sistema lo– gico di concessioni dev'essere la compilazione di un catasto, bacino per bacino, delle energie disponibili nelle nostre riserve idrauliche. Bisogna integrare le ricerche sulle condizioni idrologiche d'Italia, com– piute a cura dell'Ufficio, che sta a. Palazzo di via Stamperia, ed è composto, tra direttore, ingegneri, (') mcordlamo che cl avvenne di leggero nelle Gazzette che la re– lazione earobbe etata eteea o completat.a, pro1irlo In questi ultimi giorni, cian•on. :r.rarcoPozzo, Sottosegretario d! Stato alle Finanze. (Nota dell(l CRITICA),

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