Critica Sociale - Anno XVI - n. 24 - 16 dicembre 1906

CRITICASOCIALE 37i dosso agli occhi di ohi considero. le cose con i principt metaft!lic1 do\1 1antìca politica, è abbastan1.a familiare alla cla'lse degli impiegati, i quali avvertono, più chiara– mente degli estranei, come in moltis,imi casi l'opera loro sia veramente equiparabile a quella di chi produco ricchezza, senza partecipare agli utili del proprio la– voro. Certo, la legge, che sanzionò la qualità di u fun. zionari dello Stato ,, ni ferrO\'iori, non mutò nè la loro coscienza di proletart, nò la loro azione nell'economla pubblica. ... Tutto questo è detto per giustificare le presenti note In una Rivista del socialismo; ma sarebbe soverchio se non avessi un allro fine. " Odi malizia ch'egli ha pen– sata n, diceva un diavolo dantesco, e qui può ripetere il candido lettore; rispo(ldo come foce allora il dannato a Cagoazzo: u .Malizioso sono io troppo, qu1rnd 1 io pro– curo a.i miei maggior trlstizia '" cioè agli uomini di mia JHl.rte,per quello che segue. Ed è, che quando i depu– tati socialisti sono invitati dalle organizzazioni profes– sionali a venire ad osse 1 ad incorarle 1 ad assisterle, n difenderle, ossi si mostrano irresoluti 1 riluttauti, qua.si timorosi di rar opera più borghese elle di buon rappre• sentaute del proletariato. Tale onesto scrupolo non ha, mi sembra, rnJiono di essere, dal momento che la sacra maestà. del principe o quella dello Stato, ente politico e venera.bilo, sono state esiliate da una pro!laicll azienda che ha per consiglio di amministrazione ben 508 (son troppi?) consulenti, detti onorevoli. Ma, dopo aver accennato alle affinità, ò doveroso rile– vare le differenze; non voglio, possibilmente. ripetere cose dette troppe volte, e mi limito ad un argomento solo: alla collaborazione di classe. Siccome io sono un irregolare che non ho nessuna re:1ponsabilltà. politica, neppur quella lievi~slma d'o.ver votato l'ordine del giorno integralista, potrei criticare questo dogma rifor– mista, o accettarlo rodeimente (come raccio) nei riguardi della azione socialista 1 se.nza che la mia tesi ne "enga lnfl.rmatn, nel cam))O ,1el\a tattica professionale, che ha bisogni e mezzi assai di,•ersi da un partito sociale. F: qui sta quella differenza, cui allude\'O, e cho non iscor– gemmo chiara quando ftunmo COiÌ lieti di poter parlare, nei nostri Cougressi 1>articolari, di collaborazione di classe. I successi si incaricarono, come accade sempre, di farci da glossatori della oscura lettera; e, se c,ra lo sostengo Obe la partecipazione degli intoros-:ati alla elaborazione delle leggi va accolta solo cou molte riserve, non ò proprio por preveggenza, ma come conclusione. ... A B<Jlogna, nel settembre scorso, si tenue l'annuale CongreitsO della Fodernzione degli Insegnanti secondari: Congresso disgraziato, ove trionfarono criteri arretrati, che si erodevano superati da tempo i e do,·o le idee nuo,·e furono recate innanzi in una mosil\ polemica, per la quale perrnro la forza di persuasione, 8i confusero tra gli aculei delle accuse, e caddero sotto una valanga fii no. Non occorre ch'io dica cho le id11enuove erano anche buone, posto che concorchn·ano con lo mie; ma dove il dissenso prorondo si compose 1 fu sOfJra un or– cline del giorno che, presentato da uno dei colleghi più moderati e d'ala destra, tolse l'onore della luce a un mio, che doveva rappresentare un consimile pensiero dell'ala sinistra. Questa mnrn.vigliosa convergenza rli 1>ensieri consi– steva no.I deliberare che n0!-1:!Ull socio della Fedemzioue potesse far parte <IlCommissioni rer regolamenti, ecc., in rappresentanza della Federazione stessa: insomma si veniva a negare la partecipazione della classe organiz– zata alla compilazione delle leggi. TI voto non suscitò quasi nessuna discussione, fu accolto unanimemente, quasi preesistesse un tacito accordo, quasi rosse oramai ns juclicata. Eppure esso distruggeva una lunga tradi– zione di vita rederale, e pareva rinneR"aro i più nobili conquisti della forza associativa. Non si giustiflcherebbe se non J>Cnsandoche tutti i proressori fos<iero stati in– vasi da una ossessiono catastrofica, rivoluzionaria 1 anar– chica, come è accaduto a qualche testa balzana di tra essi i oppure che tanto spirito di ossequio li avesse illu– minali, da renderli proni al verbo rivelantesi dal 8upe• riore Ministero. 111 ren.ltà fu la non lieta esperienza, che persuaso i pit1; fu qualche tcoricuzrn nascente, che spinse i pochi. Vesperienza - nella nostra classe - incominciò da un progetto sullo stato giuridico degli insegnanti, che l'ono– revole Orlando fece compilare a due dei loro uomini più in ,·ista, con la consegna 1 al rappresentante del .Mini- stero, di dir sempre di ~L Ne venne fuori un disegno '1i legge audace, elle precorre\'a non solo la Intenzione pra– tica del Gabinetto d'allora - o dei seguaci - ma an– cora la coscienza della classe; la quale ru spuentata da certe novità, scossa da poche imperfezioni, e ancora non contenta da certe limitazioni, che una legge di Ga– binetto deve pur porro. " Non ci leghiamo le mani da noi stessi :: dicevano, leggendo il capitolo delle puni– zioni I Insomma la classe a))prO\'Ò 1 ma a denti stretti; e i suoi due rappresentanti dovettero con abnegazlono dire: u Adswn, q1ti feci.... La Federazione non c'entro . ., F:, creclo, si dimisero. L'esperienza segul con la Commissione Reale per la rirorma della Scuola )ledia.: Commissione mal conge– gnata1 checchè altri ne pensasse, e fuurl dallo spirito della cla<ise. Oli uomini nostri, anche in <1uc.'lta 1 dopo un poco si dimisero. Continuò la stes!ll\ esperienza, con la Commissione che do,·eva compilare il regolamento, in esecuzione delle recenti leggi por i professori, e do,•e ru chiamato, con altri, Il presidente stesso della Federazione. Oli strilli dei colleghi inaccoutentabill o iuaccontentati salirono, non so se proprio al cielo, ce1to alle orecchio del disgraziato uomo, che, dopo a\'er faticato sei mesi in un'opera ingrata, dovette nnche dire: "Zitti, zitti, ecusate, chè non lo farò più. ,, ?ili pnre elle ce ne fosse abbastanza per persuadere i congres8isti al voto de quo a11te. ì\la la teoricuzza? È qucRta. Mi par difficile considerare una organizzazione prores• sionale, di necessità limitata e sostanzialmente debole, altrimenti che come un organo di controllo, e al tempo etesso di difesn, degli atti ammiuistrativl; s'intendo ohe non parlo qui delle funzioni di valore sociale, cui ac– cennni altra volta, o sullo quali nello scorso numero promettO\'I\ di ritornare il nostro Direttore. - 'J'ale con– cetto, forse discutibile nella teoria ma certamente vero in pratica, colloca di necessità lo a.<isociazloniprofessio– nali alla opposizione; che sarà di " bene\'Ola dìffldeuza" verso i ministri meno peggio, di fiera av\'crsione agli invisi: perchè solo così, quando sappiamo che c'è chi vigila o strilla e procura noie ad ogui otto illegittimo, i nostri governanti ei a~tengonu dal prevaricare e si sostengono contro le pre\'aricazionl dei sollecitai-Ori pre– potenti. Invece un lavoro comune può indurre gli uomini più combattivi dello A.,isoclazioni (che si ha cura di atti– rare nell'ombra accidiosa dei i\linisteri) ad una cotale cortlialità. con i collaboratori d 1 oggl, che pos9ono essere

RkJQdWJsaXNoZXIy