Critica Sociale - Anno XVI - n. 21 - 1 novembre 1906

CRITICA SOCIALE UH' IH[HIESTA CHE HOH SIFARÀ Cosa ratta capo ha. Possiamo chiudere la discussione sul passato, giacchò i riformisti sembrano d 1 accordo circa quello che bisogna fare. Per altro, non voglio trnscuraru duo attributi, uno d'ingenuità e il secondo di pessimismo, che tu, caro 'l'urati 1 per troppa foga di neofita, appioppi a me o ohe io non posso ritenere per mioi. Secondo te, mi sarei illuso al punto da sperare che, abbattuti i sindacalisti, il riformismo, cioè il socialismo, non avrebbe più trovato intoppo io partiti che traggono i loro succhi vitali dalla dottrina della violenza. lo questo specchio non mi ricono11co. So qualche cosa di vero c'ò, è proprio nel contrario. Dissi soltanto che erano disfatti dal vizio, avanti il Congresso socialista, i parti– giani di quella speciale forma cli violenza cho si chiama sindacalismo i che a tale opera di disfacimento noi non avevamo concorso nella misura delle nostre forzei che a ogni modo (non so quanto .Jozziu,e di volto l'ho scritto) Panarchismo 1 imbellettato dei 1.101ni J)iù strambi, ricom– parirà periodicamente in mezzo al popolo italiano. Sono certo che tra non molto (sarà. una bella sorpresa per tutti) si farà. largo a spintoni di tra mezzo alla compa– gnia dei buor.'uoruini, voglio dire gl'integralisti. E tu, parlando di " partito operaio di Goveruo III fai come il falco che piomba in un passeraio. Vedrai che facce smorte! In secondo luogo, dirò uon essere punto vero che io, per avere biasimato la balordaggine dei riformisti, Yeda tutto buio. 'ru, capo primo, mi fai l'Ingiuria di credermi molto devoto alla costituzione ufficiale del partito e ai santi che si espongono alla pubhlica adorazione. Credo anche poco a'l'efficacia dei Congressi. :.\la credo che, nonostante l'analrabetismo e l'integralismo, il socialismo taccia progressi anche in Italia e che 1 a dispetto dei riformisti o dello loro cappe di fra Crl9tororl, il rifor– mismo sia lo sbocco naturale delle sorgenti che scatu– riscono dalla nostra terra e delle forze migliori del pro– letariato. La critica, intesa a proseguire il meglio, non esclude il bene. Certamente, ho poca stima <Il Ulisse; non lo faccio così astutu, com'egli si vanta. Entrato nel campo degli integralisti, perfidia sfruttare l'opera di questi per i suoi fini. Non mi perderò a leggere nel futuro. Intanto però sembra che i riformisti nel contatto ci perdano e che, scambio di partire le loro virtù con gPintegralisti, pren– dano da q_uestl ogni sorta di malattie. Ecco qua Gio– vanni Zibordi preso dall'ossessione intog'rallsta (in coloro che non ò ossessione, è trucco) di denunziare alcuni riformh1ti cli leso socialismo: " usurpatori del nome di riformisti, che speravano nella scissiouo per costituire quel partito radico-socialista alla francese, unicamente parlamentare e polemico, avulso e separato dalla massa proletaria, nel quale si tro,·erehbero bene d'animo e di corpo ,,. Chi ha mai detto o scritto queste sciocchezze? Fuori nomi o ratti! Ve l'immaginato vol 1 te l'immagini tu, umico Turati, un 1>artito socialistn " n\"Ulso e sepa– r1\tOdalla massa proletaria "? Sarebbo come un prete i9nz'altaro o un uovo senza gallina. Eppure, lo Zibordi ò una dolio spalle quadre del riformismo reggiano e mantovano! Per darci una prova di ciò che sapranno faro I riformisti a profitto del riformismo, scrive come usava $Crivoro la buon'aoinrn. del Ferri rivoluzionario e come vuole In moda integralista. Mi paro che, per volor troppo spc~ulare sullo stato 1nicologico delle folle, qual- cosina rimanga appiccicato: alcuni direttori di mani• comio ramlgliarizzano troppo coi loro malati. }: basta, almeno spero. Anzi, oggi non volevo contl- 1rnaro questa nostra discussione, ma toccare di altre coscrelle. J,:, se tra quella e queste non si riscontra neB– suna affinità, se tra il prima o Il J)Oi non c'è nesso Jògico, mi se ne voglia rendere merito come di un omaggio che anch'io modestamente faccio all'integra– lismo. . .. Per lo studio della folla, più che la grande accademia di un Congrcsso 1 giova talvolta l'osservnzione dei piccoli fatti. Una Sezione socialista dello Puglie imponeva al suo rappresentante, nel Congresso di Bologna del 1904, l'obbligo di votare per la tattica rivoluzionaria, con tanto cli carta bollata debitamente vidimata; e faceva una satira non voluta alla terribilità del rivoluziona– ri."mOferriano. Por il Congresso cli quosfanno, il Circolo socialista rivoluzionario di Corleone muniva il suo rap– prO:iontanto dl quest'ordine del giorno 1 che sarebbe pec• calo vimanosse inedito: Ritenuto che l'unità nazionale, sogno o sacriflzio dei migliori italiani, divenue ratto compiuto anche perchè il popolo siciliano per essa sacrificò tutta la sna storia si eciale; Considerando che la Sicilia non quale colonia tri– butnrla si fece conquistare dai Mille, sibbene da rìbelle rovesciatrico di troni volle, col ferro in pugno, abbrac– clllr.r;Ialla terza Italia; Conslderan<lo che dall'unificazione ad oggi il capi– talismo settentrionale ed il suo e11ponente, il Governo centralo, reso audace dal supino affarismo della quasi totalità della deputazione meridionale, ba commesso a. danno della Sicilia tntte le più nefaste opere per an– nientarne la personalità politico-storica; Considerando altresl che ancbe i socialisti setten– trionali, in massima, si sono dimostrati coi ratti nè più nè meno impeciati del comune pregiudizio di quella borghesia a sfregio dei meridionali; Ritenuto che la bontà e la verità giammai devono offui.rarsi con i sotterfugi dei politicanti ; Domanda conoscere definitivamente se il partito so– cinlìsta Italiano riunito in Congresso nazionale intenda ulllcialmente confermare lo scisma tra lo due Italie, ac– ciocchè la gioventì1 e il proletariato meridionale (e il siciliano In Ispecie) potranno avere netta la visione dei 1>roprtdestini e gettarsi con tutto il coraggio della redo o della disperazione uelPagitaziono por Infrangere non solo gli ostacoli del servaggio economico, sibbene lo pesautigsimo catene politico-unitarie che della Sicilia hanno fatto peggio che una terra di conquista, Non badiamo alla rorma bislacca 1 che dev'es9cre fa. tica 1>articolare di qualche avvocato. La sostanza di quost 1 ordiuo del giorno esprime !l vero o diffuso stato d'1lllima cli mozza Italia: l'altra mozza fa colpa d'ogni suo malo al Mezzogiorno. Il partito socialista non si sottrae all'aspra contesa. Per essere precisi, abbiamo tante ltalio quante sono le regioni i o ciascuna di queste ba la sua capitale e SJ)arla delle altre; dappertutto sono le a tendenze n· La rigidezza burocraticamente unitaria rlella nostra costitu· ziono ha accresciuto i malumori e le diffidouze, ba rin– focolato l'odio, ha rimodernato i pregiudizi. L'antìmilitaris1no dei giovincelli socialisti, il quale J)retondo rirerlrsi a leggi superiori di civiltà, nasconde, sotto la vernice delle grosse parole dai vistosi colori, la povertà dol sentimento che lo stimola, quello stesso i;eutlmento ancora barbarico di avversione alla patria, che germogliò con le antiche divisioni o che resisto tuttavia. Vorrebbe esprimere un'Idea più nobile della idea di patria, e ci rappresenta in,·ece la deflcenza, l'io• feriorità morale di gran par-te del nostro popolo. Non è

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