Critica Sociale - Anno XVI - n. 20 - 16 ottobre 1906

306 CRITICA SOCIALE pidozza di ideo o libertà cli condotta. avvenire, onde ap(nmto il Gussola. si ra. cam1>ionc. Avremmo 1 per un 1>iatto cli lenti, barattata la nostra primogenitura socialista. . . . Chi ben voglia intendere e valutare le ragioni e gli effetti del voto dei riformisti nel Congresso di Homa dee tener presente questo punto fondamentale: che ivi la lotta ero. essenzialmente fra il partito socialista C\'Olu:donista, nelle sue effettive gradazioni e nello suo apparenti screziature, qualche volta accattato ad opportunità, e il sindacalismo rivoluzionario penetra– tovi dal Congresso di Jfologna. j~ evidente che la transigenza, nel formulare e definire il proprio es– sere, ò la leggo di ogni partito nei rapporti interiori, come la inlrnnsigenza 1 in cotesta autodefinizione, è la sua legge nel rapporto cogli allri partiti. Un par– tito si caratterizza innanzi tutto da cotesto clo1>pio movimento centripeto o centrifugo. Ciò non toglie che, dentro lo sue viscere, altre differenziazioni, e le lotte cons('guenti, si debbano esplicare, che ne formano la yita interiore e sono condlzione e stimolo del suo stesso svilt'rppo j ma questi ulteriori moYi• menti debbono rimanere soconchtrii di fronte a quei due principali e costitutivi, senza i quali il partito non esiste. fl còmpito capitale del Congresso di Roma era dunque di frangere il blocco socialista-sindncnJista, formatosi, contro ogni logica e iu vista di solo uti• lità personali, a Bologna, con quegli effetti di para– lisi che furono già troppo analizzati, o di escludere dai quadri dottrinali e pratici del partito la frazione sindaca.lista rivoluzionaria. Ogni altra <lifferenziozione, di fronte a questo còmpito, non poteva che passare in seconda linea. Che cotesto scopo sinsi raggiunto nella pii1 ampia misura che le circostanze consentivano, non ci pare revocabile in dubbio. Astraggiamo pure dalle nostre impressioni, forse sospette: cerchiamo le impressioni clelh~ stampa d'ogni colore. Dal furore dei sindaca– listi che, dopo sbracciatisi a dimostrare con noi che l'integralismo era in sostanza una CO!Ht sola coll'ese– crato riformismo, definirono poi, con logica rivolu– zionaria, l'avvenuto congiungimento come " una farsa indecente 71 ; nl dispetto dei reazionari e dei radicali, che speravano dalla nostra divisione, i primi lo sfa– celo <lei partito, i secondi un rinforzo alla tisica de– mocrazia paesana; por venire ai giudizf più obiet• tivi, pcrchè mono immediatamente interessati, dei conscl'vatori progressisti e degli studiosi i una sola è la nota dominante delle conclusioni: - il sindaralismo rivoluzionario venne sconfessato; il partito poggia n destra; la vittoria, sotto larva intcgralìsta 1 è tutta del riformismo. - Non per nulf'(l ~nrico Ferri fece il salto, abbandonando all'innocente Lercla lo stremato Centro sinistro, per rifugiare se stesso destramente nel destro. « Voi - qui rimbecca Cassola - vi fato bolli del sol di luglio. Il sindacalismo s'era già per tre quarti suicidato; l'aritmetica non è un'opinione. ,, - L'os– servazione non è acuta qunnto è sottile il suo au– tore. l,a dottrina della violenza ha troppo snido ra• dici nella miseria e nella ignoranza del paese, porchè si possa credere morta, pur dopo il voto di un Con– gresso. Non ò indifferente, tuttavia, che sin stata rinnegata da un così numeroso e compatto stuolo di voti. :Ma qunli sarebhoro, al contrario, le consc– g-ucnze, se il riformismo si affermava su un proprio e distinto ordine del giorno, o so - il che valeva supcrgii't il medesimo si asteneva nel ,•oto? l" La sconfessione elci rivoluzionari sarebbe ap– pa1·sa meno decisiva. Si snrebbe riparlato - stilo J◄'oni - dello ' 1 due aie 71 do! partito, come di due frazioni ugualmente tollerate. La leggeuda, molto 11tilitaria 1 doll'ultrariformismo avrebbe avuto, per fatto nostro, un'apparente conferma. 2° La posizione elci Gruppi autonomi riformisti - ora decisa implicitamente nella questione d'indi· rizzo - a.vrebhc urtato in nuovi cavilli.. .. unitari per mandarli a spasso. 3° [ riformh;ti, nella lotta e nella propaganda interna., si sarebbero trovati in condizioni meno van– taggiose; e ciò proprio quando il costituirsi dell'in– tegralismo, accettante 1 sia pure con pudiche reti– cenze, tutte le loro eresie, attestaya sostanzinlrnente della loro vittoria. Tutto ciò per un gesto di sincerità subifttiva cd effimera, contro la permanente sincerità o Yerità delle cose. Ben Yero che sarehbcro state mere apparenze. Ma queste appm·enze divenivano •realUi ,1ell 1 animo delle masse, e in politica l'essere e il parere troppe volte si valgono. La profonda. realtà deJle cose non la può mutare un Congresso: 1M1. può darne uno specchio artificioso e infedele, diminuendo così quello forze che riflette diminuite. Che lo specchio sia schietto, questo è tutto ciò che si può, ma è anche tutto ciò cho 1 si deve procurar di ottenere. Corto, se il rifo1 1 - mismo1 nel suo complesso, fosse stato pcima pitt coe• ronte, più coraggioso, più attivo, non inquinato d'in– tegralismo esso stesso, altra poteva essere al Con– gresso la. decisione e l'azione. Ma non è coi se che si fa la politica. L'essenziale ò che l'integralismo era - noi rnpporti nostri - una trappola ordita contro il riformismo por discreditarlo e cliYidcrlo: spalancandola o irrompendovi in massa, quella. trap– pola l'abbiamo smontata. . .. Questo discorso vale pel Congresso, ossia pel pas– sato. Ma per l'av,•enire? Qui, come chiarimmo di– cendo delle due fasi, la " ragion pura ,, ri1>iglia i suoi diritti, e si riabilita il ragionamento dei dissi– denti alla Cnssola. Se il nostro voto al Congresso fosse stato, non già un momentaneo adattamento per eliminare il più pernicioso degli equivoci, ma una comoda ipocrisia o un'accidiosa rinunzia - se davvero, come teme Cassala, ci fossimo, abdicando, messi stabilmente a rimorchio degli integralisti - a ragione si sarebbe parlato del nostro suicidio. Vintegralismo, me:,rlio che uno stato d'animo, come accenna lo Zibordi, fu la speculazione su uno stato cl\rnimo - sul semplicismo, sul misoneismo, sulla incoerenza intellettuale delle folle; per gli uni a scopo di ostracismi odiosi e di predominio personale; per gli altri, per i più, coll'onesto intendimento di valersi del pregiudizio antiriformista. come di un alihi tattico, a pili presto e più n.govolmente - se non pii1 c0mpiutamente - sbaragliare la tesi e l'in– fluenza rivoluzionaria nella pigra o confusa mentalità delle masse. Questo riformismo degli stomaci deboli fu abbastanza bene paragonato a una pozione di rabarbaro per purgare e risanare il partito. Se, pur fungendo ùa " respingente ri o quindi attenuando lo schiacciamento delle schiere rivoluzionarie, giunse però a squalificarne risolutamente i caposaldi di dottrina e di metodo; se, pur tentonnnndo e facendo boccacce, come se inghiottisse un tossico, trangugiò tuttavia lo nostre eresie più clinboliche, ancor ieri scomunicato, dell'autonomia della tattica, della col– laborazione di classe, degli appoggi eventuali a Ga– binetti borghesi, eia noi rievocate, come presupposti di un'intesa, nella nostra dichiarazione preparatoria (veggasi pili oltre: La sinopsi del Congresso) i tutto ciò fu dovuto unicamente all1impulso del pensiero riformista in ciò che ebbe di più schietto e di pii1 hattngliero. Porsevemnclo, que1:1to 1 che fo oggi l'oc– culto vincitore, sarà, nel prossimo Congresso, trion• futore palese. Se si attenua, se si ritrae, anche i

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