Critica Sociale - Anno XVI - n. 19 - 1 ottobre 1906

290 CRITICA SOCIALE armonia in cui vissero quando Berta filava. 'l1ale un naturalista che, riscontrando nell'embrione umano, alle prime fasi di sviluppo, le forme appena sbozzate degli animali piii diversi, ne desumesse IR, posHibilità di un uomo adulto, vivo e vitale, e magari compagno evoluto e cosciente, colla testa di cavallo, la coda di rettile, le pinne e le branchie di pesce. E, mentre s'indugia e s'industria in questa fanta– siosa e piacevole teratologia, l'integralismo dimen– tica di rispondere alle domande categoriche, che gli volgemmo piìl volte, incitandolo a produrre i certi– ficati della sua legittimità e della sua ragion d'es– sere: che cosa sia, e di che materiato, ed in chi impersonato quel famoso ultrariformismo, che, per ne– cessità di simmetria, ha disegnato sulla carta - come si dipinge una finestra su certi muraglioni ciechi e vuoti di dietro - e contro il quale partì in guerra; o se il sindacalismo) quale in realtà ce lo troviamo fra i piedi in ltalia - non già quale dovrebb'essere o diventare giusta le pie intenzioni o sotto gli scon– giuri dell'integralismo - sia inquadrabile nel par– tito, uno, indivisibile o riconciliato. Or la questione, ripetiamo, del Congresso ~ se questo debba occuparsi di ciò che è, non di ciò che si farnetica o si amerebbe che fosse - il punto, che il Congresso ha da risolvere, è uno ed è semplice: vuole il partito le riforme, o non le vuole? Se il partito crede alle riforme e fermamente le vuole, tutta la controversia di metodo si ri:-iolve da sè: rimarranno i particolari i che non possono appas• sionare nò dividere, ed ai quali non può applicarsi veramente se non il criterio e fa.discriminazione del caso per caso. Se il partito vuole le riforme, esso non dovrà negarle, nè screditarle, nè denigrarne gli ar– tefici, nè dichiararlo o renderle impossibili o allon– tanarle di proposito come ha fatto finora: esso dovrà lavorare a. conquistarle, traendo partito da tutti gli strumenti che la presente società e i vigenti ordina– menti politici gli mettono a portata di mano (1). La vaga venere, che oscilla fra lo sciopero gene– rale e il Consiglio del lavoro, fra la rivolta e il Parlamento, fra l'abolizione dell'esercito e l'au– mento dell'influenza italiana nei Consigli diplomatici (anche per affrettare, fra l'altro, il disarmo graduale e simultaneo), dovrà essere francamente ripudiata. Ogni metodo può avere un valore, ogni via può con– durre lontano; ma conviene che sia un metodo e che sia una via. E allora non sarà più possibile che l'organo cen– trale di un partito, rhe fa dirsi socialista, che per vent'anni ha lavorato a distruggere il vacuo e in– gannatore formalismo in materia cli politica e di costituzione, una bella mattina si desti 1 come im– provvisamente folgorato da un colpo di. sole, per proclamare Pinutilità. d'ogni azione socialista, l'im– possibilità pratica d'ogni seria riforma, se prima non sia abbattuta in Italia la monarchia costituzionale! Questi rapidi mutamenti dì stile, queste autofagie portentose, destinate alla vita di un giorno, ma che demoliscono, ogni giorno, l'opera sudata della vigilia, saranno a1lora considerate - dal partito che vuole le riforme e le sente e le sfa fucinando - neppure come fellonia, ma come sintomi di follìa vera e propria, da consacrare l'jnfelice redattore, che vi si ahban– doni1 alle cure amorevoli dell'alienista. Perchè la repubblica non s 1 impianta, così, cammin facendo, fra colazione e desinare; e, se questo deviessere l'ob– bietto, è chiaro che allora, per lunghi anni, forse (I) Mentro la C1'itica 61 sta lmpaglnando, slamo lieti di tro,·aro 11ueste stesso Idee mngnlllcamente confermate e s,·olte nello stuello di Leontl'.l.alll~solatl: ~ H Conu,·esso .:,oclalt~ta italla110 "' che cl giunge l11questo pu1ito ncHfl Nuova .At1I01oqla del 1° ottobre: stu,110 che lnl'.l.ubblnmcnte è, per noi, di grnn lunga Il più eompleto, obiettivo o JJrofondo fra. quitnll ne furono 1mbblleall ~luora sull'nrgomonlo. I per decenni, ad ogni altro più prossimo e accessibile obbietto convieu dare di frego. Sapere dunque cosa ,•uole il partito: questo, ripe– tiamo, è il punto. E non sembra troppo domandare, domandarlo aJ Congresso. Che se il Congresso non dirà neppur questo, e risponderà cogli allegri ibis redibis dell'oracolo an– f.ico, non sarà il caso di strapparsi i capelli. Il tempo è passato, nel quale l'azione del partito, nuova e malcerta dovunque, attendeva dai Congressi nazio– nali spinta ed impronta. Oggi il partito, ove lavora - ove vuole e può lavorare - lavora per sua pro– pria virtù. A rinfrancarla, a corroborarla, ecco accorrere in aiuto le nuove forze, schiettamente proletarie e dal• l'andatura ben decisa, riyelatesi al Congresso nazio– nale della Resistenza. Queste forze, ormai mature, premeranno sul partito, irromperanno in Parlamento. ]~sso riscatteranno la incoerente nullaggine nostra. E da esse ci verrà la salute. C lavoratori, organizzati e fatti coscienti, sono il socialismo. LA. CRITICA SOCIALE. I GruppiSocialisti Milanesi al C-On(Ji·esso di Roma Dalle bozze della Relazione <lei Gruppi socialisti milanesi all'imminente Congresso, stralciamo questi brani della conclusione : .... Questi affrettati e incompletissimi cenni bastano per chiarire al Congresso - nel quale veniamo come circondati dalla diffidenza e dal sospetto -- chi siamo e ciò che facciamo. Ad esso giudicare l'opera nostra. Le notizie e i raffronti forniti sulla propaganda in genere, su le lotte e le forze elettorali, sull'opera comu– nale e parlamentare, sulla nostra partecipazione all'azione economica del proletariato e a tutto ciò che coadiuva la sua educazione e la sua lotta di classe dimostrano come la tela dell'attività proletaria e socialista, che si svolge in Milano, sia tessuta, nella massima parte, col nostro filo, dalle mani dei nostri amici. E forse, pensando alle occupazioni o preoccupazioni infinite che un cosi vasto e molteplice ed incessante lavoro procura a chi lo compie, non sarà diffl.cile ai nostri compagni di tutta Italia - anche a qnelli che non ebbero a subire le nostre amarezze e le nostre traversie - lo spiegarsi come sia avvenuto che, ad uomini così affaccendati, all'infuori da qualsiasi motivo di dot– trine e di formule 1 non sia stato possibile acconciarsi alla convivenza con altri uomini - di cui non discutiamo le idee - ma per i quali tutto questo lavoro era og– getto di dileggio e che nulla trascurarono per attra– versarcelo i per i quali gli atteggiamenti gladiatorii, le continue proclamazioni di guerra ad oltranza valevano assai più delle conquiste pazienti sul terreno dei fatti; coi quali infine, anzichè divisione del lavoro, era per– petua la disputa - ed acre come fra nemici - sulle astratte formule sintetiche che dovrebbero prescrivere il modo e l'indirizzo del fare; e nella tarda notte le assemblee si vuotavano - vinte dal disgusto delle in– giurie e dei pugilati - lasciando le facili vittorie delle ore piccine a un manipolo di minorenni e di disoc– cupati. Non abbiamo molto strillato: spesso dimenticammo 'j anche di difenderci, perchè il tempo ce n'è mancato. Non proclamammo il " Sindacato n germe ed anima

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