Critica Sociale - Anno XVI - n. 17 - 1 settembre 1906

CRITICA SOCIALE 259 e gli esempi numerosi ed eloquenti dell'estero. l~er illudersi ottirnistimnnente, bisognava chiuder gli occhi a disegno, rinnegare la logica delle cose, confidare nei miracoli della divina provvidenza. Fummo accusati di esagerare, sopratutto di troppo voler " teorizzare"' Valeva meglio - si pensava dai più - ispirarsi al " caso per caso ne derh·are dflgli avvenimenti successivi i criteri di condotta. Si cre– dette di mantenersi io equilibrio concedendo a mano a mano, dandosi l'aria di non parteggiare, battez– zando noi 11 riformisti ,, mentre difendevamo la in– tegrale e complessa azione e tradizione socialista. - e in realtà si era trascinati sul terreno avversario. Quell'integralismo non mancava che del nome. Quell'-itilegi·alismo è costato cinque a,pii di tempo e di lavoro perd1do al JJroletal'iato italia110. Noi non imputiamo, si badi, ]e intenzioni. Conevr• rebbe troppo distinguere, e la ricerca s'impiccioli– rehbe nel pettegolezzo. Vorremmo solo che J'espe· rienza dell'errore non andasse perduta. Anche rico– nosciamo col .Bonomi - e già lo scrivemmo - che 1 nel maggior numero di coloro che 1 peL' semplice ac– corgimento di tattica, si dichiarano oggi integralisti, lo convinzioni sulle finalità socialiste anche prossime e sui metodi di lotta sono affatto identiche alle nostre. Certo è, ad ogni modo - poichò lo gridano i fatti - che il manifesto e l'atteggiamento integralista si prestano a una doppia e contraria interpretazione: quella del Bonorni 1 del Cabrini e della FedP,ra1,ione reggiana, che esclude il sindacalismo rivoluzional'io 1 e quella (sino a ieri) del Ferri che, sotto il bandie– rone della divisione del lavoro, sembra si riservi di ammetterlo ancora nel partito, riducendolo, con sin– golare confusione di termini, al " movimento econo– mico "' o non lo esclude che in ipotesi, con dei se suggestivi, quasi esso dovesse ancora dichiararsi ver– balmente, e non si fosse, coll'opera sua dissolvitrice, già troppo rivelato nei fatti. Noi chiedemmo agli integralisti di uscire dall'im– plicito, di chiarire esplicitamente la duplicità d'in– terpretazione cui il loro atteggiamento dà. luogo. E rinnoviamo la onesta e modesta domanda. Se il tronco del pensiero socialista 1 quale uscirà dal Congresso, porterà. ancora - potati delle fronde, perchè se ne discerna meno la radicale divergenza - insieme ai rami socialisti originar'ì 1 quelli innestati del sindacalismo anarcoide, il Congresso non avrà servito che a ingannare i botanici inesperti e a in– garbugliare di nuovo coso che, da sò, erano presso a chiarirsi; i rami ripulluleranno, frondcggeranno di nuovo, le membra parassite sottrarranno i succhi alle altre, e l'albero o inaridirà o non darà frutti. Non invochiamo espulsione di persone. Che Tizio, Cajo, Sempronio appartengano o no a una Sezione del partito 1 ci interessa mediocrissimamente. :fon ci interessa neppure se si tratta di noi che scriviamo. Se il socialismo è fuori della Sezione, esso fa il suo cammino ugualmente; an,1,ilo fa unicamente a questo patto se, come av\•iene in piì.l luoghi, la Sezione è fuori del socialismo. L'esempio di Milano - dove il dissidio ò definitivamente superato - può rassicurare i dubbiosi. [avochiamo chiarezza su1\e cose. Invochiamo - e in questo Bonorni è con noi - l'unitìt dei critorì di condotta ammessi dal partito. Due soli grandi obiettivi interessano oggi essen– zialmente il socialismo italiano: che Porganizzazione proletaria ridiventi una grande e decisiva forza po– litica; e che, a grado a grado, si conquistino le ri– fol'me favore\'Oli al proletariato. Questi due obiettivi sono 1 a t_mdipresso, tutto il socialismo in quest'ora. Ma essi non si raggiungono - l'esperiunza troppo ha cresimato le moleste previsioni, invano salutari - essi piuttosto si allontanano, senza unicità e pre– cisione persistente di metodi. La doppia politica, che in piazza, acl ope,·a di uno stesso partito, amoreggia coll'anarchismo, scredita lo riforme e i loro pionieri, separa il movimento sindacale dal movimento poli– tico, sgomenta con clamorose quanto infruttuose manoYre di parata le classi dirigenti, isola o si rende ostili i partiti arfini 1 rende impossibile l'evo– luzione democratica del Governo, ecc. 1 ecc., - e in Parlamento, o al Consiglio del Lavoro, o in arti– coli di giornali e di Riviste che rimangono plato– nici, quasi a procurarsi unicamente un alibi presso le altre classi, predica la dottrina evoluzionista, rin– nega la violenza 1 tenta caldeggiare le riforme, am– mette l'utilitii di parziali e temporanee conciliazioni, vantaggiose al proletariato, e intenderebbe provocare la democratizzazione dello Stato - questa doppia politica, non sincera e conl.radliittoria, che disfà con ,una mano 1 ogni giorno, l'opera dell'altra, è politica di abdicazione e di suicidio. Gli integralisti, coraggiosi e sinceri - che yogliono, con noi 1 la vita e la prosperità del partito -- deb– bono aiutarci ad espugnarla per sempre. LA CRITICA SOCIALE. SCUOLA FROEBELTANA Alla riflessione di coloro, che vanno ricercando nelle dottrine e nelle formule sottili se esista o no la com– patibilità fra l'azione socialista e l'azione sindacalista rivoluzionaria, raccomandiamo - come un esempio fra centomila - l'atteggiamento della "Federazione socia– lista milanese 11 di fronte all'elezione del 2° Collegio. A ]lilano, in quel Collegio, per natura. sua difficilis• simo, i socialisti combattono sul nome di Luigi Majno, che giì~ lo atrnppò ai modernti nel 1900; questi gli op• pongono, nel nobile Greppi, sostenuto dai clericali, una delle più pure incarnazioni del reazionarismo novantot– tesco. Alla candidatura del Majno, per i precedenti e la grande rispettabilità dell'uomo, s 1 inchinano quasi una– nimi anche i radicali. La rivoluzionaria u Federazione socialista 11 - che del resto ringrazia.mo di averei negato un appoggio che ci avrebbe politicamente nociuto - proclama e racco– manda l'astensione. Per esqa, che, come Sezione ufficiale, parla in nome del partito, i due candidati - così af– ferma il suo manifesto - sono ugna!mente " rappre– sentanti della classe dominante,,. li proletariato, in questa competizione, non ha nulla da vedere. 11 L'uno rappre– senta la coalizione reazionaria del trono, dell'altare e della nobil~à, l'altro la coalizione democratica della borghesia commerciale ed industriale." Niente, oh! proprio niente di più. I reazionari, naturalmente, sono in gi61ito. La Perse• veranza (31 agosto) si scaglia contro la doppiezza e la viltà. riformista, col preciso stile esornato dell'Avan– guardia. ii Oh! mille volte preferibili - essa esclama raggiante - i rivoluzionari, che adopreranno magari il coltello, ma faccia a faccia; senza riguardo, ma anche senza paura; pazzi, ma non vili! 11 Vi non c'è punto da farne le meraviglie. La psicologia dell1Ava11guanlia e quella della Perseveranza - il loro concetto profondo del contrasto delle classi e della vita sociale - sono, dai due punti di vista, esattamente i medesimi. Noi. La Critica SotJiale e l'Ava1iti! costano per l'Italia: anno L. 22, semestre JJ. 11 - per l'Estero : anno L. ,n, semestre L. 20,60.

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