Critica Sociale - Anno XVI - n. 17 - 1 settembre 1906

258 CRITICASOCIALE Il sindacalismo rivoluzionario non dimenticò la mas– sima latina: dividi ecl impera. Si introdusse nel dissidio, appoggiò la tesi di :Ferri contro quella di Turati, e, al– leato di F'erri, si impadronì del Partito e lo governò fino ad oggi. )fa oggi? Oggi, con la rapidità e la duttilità. che ò dei popoli latini, il movimento operaio e socialista ha imparato, a proprie spese, che la corsa alla vittoria, attraverso e al disopra di ogni ostacolo materiale, è una pericolosa il– lusione. Dopo i suoi scioperi generali, dopo le imposte dimissioni dei deputati socialisti, dopo le sconfitte elet– torali di molti luoghi, esso ò uscito guarito dalla sua crisi d'impazienza. Questi quattro anni di lezioni di cose hanno esercitato sopra di esso un'azione ben più effi– cace che non pote9sero venti ann: di propaganda .... tu– ratiaua. Per questo il sindacalismo rivoluzionario clei Labriola e <leiLeone è ormai un ricordo d'altri tempi. La dottrina resta racchiusa nei libri e nelle Riviste, ma l'esercito, che dove,•a metterla in pratica, ha diser• tato in massa i condottieri. Chi legge il recente mani– festo dei sindacalisti ri\'oluzionari non può non ricono– scere che esso è un testamento e non un proclama di guerra. Intanto il dissidio politico, che s 1 era acceso entro il partito socialista fra transigenti e intransigenti, ha per– duto molto della sua furia. Ferri, appoggiando il mi– nistero Sonnino, ha finito per incontrarsi coi Turati e coi Bissolati, i qua.lì ,alla lor volta, schierandosi in fiera opposizione contro il Gabinetto Giolitti, banno finito per !ncontrarsi col Ferri. Oggi, su questo vecchio tema dell'atteggiamento politico, non vi può essere più un dissidio fondamentale; se non la pace perfetta, c'è, per lo meno 1 la tregua più unanime. E allora chi vincerà al prossimo Congresso socialista? Vinceranno gli integralistii cioè Ct>loro che si sono as– sunti il còmpito di pacieri, l'uffizio di conciliatori rra i ferriani da una parte e i cosidetti riformisti dall'altra. Ma.non vinceranno da soli: vinceranno con gli uni e con gli altri 1 cioè con tutto il socialismo, contro la de– generazione anarcheggiante. La quale, per altro, dà gli ultimi guizzi nella teoria perchè ò già morta nella pratica. . .. 'l'utto ciò è detto mctgnificiunente. E collima, in fondo, con gli esempi storici in più, con la diagnosi che noi stessi formulammo della infatuazione siurla– calista rivoluzionaria, come di un semplice arresto di sviluppo, anzi di un parziale e transitorio rinculo o rimbambimento del partito. Ciò, che altri ci pre– senta come un ideale avvenirista ultra, non è se non il ritorno alle prime, semplicistiche, istintive con– cezioni del movimento operaio, da gran tempo inte– grate e superate dal socialismo, per l'appunto) e nel socialismo. E la spiegazione storica dell'amico Bonomi, ancor essa corrisponde al vero. Pur troppo, è la legge della vita, che ogni progresso - mentre è, per un verso, scalino a progressi ulteriori - rechi in sè, dal verso opposto, cagioni di regresso ed anche di degenera– zione. Il rigoglio improvviso, toccato al partito so– cialista pel fatto stesso della reozione imprudente do' suoi avversari fra il 189'! e il 1900 1 doveva aprir Padito in esso a una quantità. di procaccianti~ bor– ghesoidi o dottrinari dell'una o dell'altra tendenza - e a una quantità di impulsivi, di incapaci, di impre– parati, di farneticanti e cli semm scrupoli. Ma la spiegazione del Bonomi è 1 a senso nostro, unilaterale ed insufficiente. Il nobile ardore, che lo ha invaso, di riunire, pel prossimo Congresso) tutte le forze approssimativamente socialiste) contro quello che gli pare, ed ò, il pericolo maggiore pel movi– mento operaio, lo induce ad indulgenze eccessive) ad abilità, fruttuose forse pei risultamenti immediati, ma pericolose anch'esse per l'avvenire del partito. Si parla tanto di sincerità (forse se ne parla un po' troppo!) a proposito di questo Congresso: la neces– sitò. di uscire dagli equivoci e dalle reticenze è av– vertita da quanti amano il socialismo almeno un po' più di se stessi. Pcrchè dunque lasceremo nell'ombra un lato del problema? E che cosa ne gioverebbe una vittoria apparente, conquis1atn. su una formula, ma che riservasse l 'addentella.to al rinascere di quei ma– lanni, che soltanto ci illuderemmo di aver debellati? Ecco perchò noi siamo, a disegno, " meno abili n; e vorremmo incidere a fondo, sia puro senza intran– sig·enze eccessive o settarie, nel marcio che addusse la cancrena) ed anche un po' in là. La prospettiva di rimanere minornnza al Congresso ci sgomenta assai meno, che non l'altra di uscirne confusi in una mag– gioranza, che dovesse - colla nostra complicifa ne– cessaria - riprodurre, a b1·e,'e andare, la situazione intollerabile, claJla quale ci lusingheremmo di esserci disinvolti. Perderemmo - per un vero piatto di lenti - il diritto di primogenitura socialista e il potere di reagire utilmente, come facemmo sin qui (o il Bo– nomi ci fu, quasi sempre, aiutatore prezioso), contro quelle degenerazioni, che ormai non sono più sem– plici previsioni teoriche, e che le " lezioni di cose ,,, di cui parla il Bonomi} hanno fatto palesi anche agli intelletti più tardi. Or in questo ci sembra unilaterale la spiegazione bonomiana. La diffusione quantitativa del socialismo fu una delle cause della involuzione rivoluzionaria: l'altra fu la mancanza di una sufficiente reazione in seno al partito. A che servirebbe il nucleo d'un par– tito politico, se non fosse a m·antenere la saldezza delle direttive, contro quelle deviazioni che gli sono minacciate hene spesso dal suo stesso progredire ed ostendersi? La massima cinica " je suis leur chef, il faut que je les suive ,,, quando, più che uno spe– diente momentaneo, diventi canone di condotta per i dirigenti di un movimento politico, conduce non solo all'abbassamento morale e all'annichilimento degli uomini, ma alla confusione delle lingue, alla con– traddizione permanente degli atti e quindi - per defi– nizione, potremmo dire - al degenerare del movi– mento e al dissolversi del partito che presume di guidarlo e che ne risponde . Fare dei Labriola e dei Leone i soli Battirelli cli tutto lo sconquasso che il partito ha sofferto, fran– camente è far loro troppo torto e render loro, ad un tempo, trnppo onore. L'abilità, colla quale incunea– rono le loro idee, i loro metodi e le loro persone in una incrinatura superficiale del partito socialista, non poteva non falJire se non veniva positivamente aiu– tata. Il loro matrimonio col ferriamo - se questo non cedeva agli interessati adescamenti - sarebbe rimasto il matrimonio di Arlecchino colla figlia del re, che era cosa quasi fatta .... ; non mancava che il consenso della leggiadra principessa. Ma 1 assai prima del Congresso di Bologna - dove noi, con grande scandalo, allora, dei quietisti 1 par– lammo di incompatibilità frn russi e giapponesi - la trama, che tendeva a risuscitare la corrente anar– chica mascherata nel partito socialista e a dissol– verlo, era chfara a qualunque socialista 1 che meri– tasse questo nome. Reca la data del 1901 il nostro opuscolo, primo di una serie, ll partito socialista e l'attuale momento politico, che caratterizzava gli " anarcoidi ,, e poneva - chi avesse la pazienza cli rileggerlo - tutta la questione. A veder chiaro 1 d'altronde) ne aiutava il passato del partito in Italia

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