Critica Sociale - Anno XVI - n. 14 - 16 luglio 1906

210 CRITICASOCIALE Xel Pa,-Jito. Cho vuol troppo da. noi. Che vuol tutto, sempre, da tutti. E raccoglio poco più di niente. li de– putato socialista riceve ogni settimana dieci no di richiesto per conferenze, comizi, scioperi, elezioni, ioa.ugurnzio11i, propaganda. Già nel solo schermirsi sciupa una forza e un tempo uon indifferenti. Ma, per swaro che sia di se stesso, sono sempre trenta, trentacinque volte in un anno, che è sbalestrato a parlare da 'forino a Perotoln, da Firenze a Sondrio, da Genova a Venezia, e, fra an– data, ritorno, permanenza, e i nocessad riposi, pcrchò, il Partito non lo sa, ma non si ò ratti d'acciaio, sono mesi e mesi @))erperati, disporsi, sminuzzati così. Con che frutto? Nessuna statistica lo reca. Ma 1 fra una corsa e l'altra, sl ripiomba a Roma. In mal punto, sovente. O è troppo tardi, o è troppo presto, e si ripiglia Il treno per provvedere frattanto allo ur– genze della professione e ritornare più a proposito. Se– nonchè l'ordine del giorno della Camera, clel qua\0 1 come tutti sanno, l'Assemblea ò sovrana, è più mobile della donna della cabaletta. Ecco quin,li uu altro tele• grammo, o " l'ultim'ora II di un giornate, che cì fa tor• 11are a precipizio. :Ma si arriva spossati, impreparati, stranieri alll'amblente, incerti della situazione, senza un'idea chiara nel capo, costretti a seguire passiva– mente il dettame dei pochi pili provetti o che possono essere più assidui, senza recar toro alcun positivo con– tributo. E il tempo e la lena per leggere i disegni di legge, studiare le Relazioni, rrequentare gli Uffici,approrondire almeno qualche tema fra i mille, snidare da quo' monti di carta stampata, che franano sui 508, le insidio na– scoste dei nemici, cavarne qualche beneficio per la causa proletaria P Tutto ciò rimane utopia. Io penso che il Congresso imminente, se vorrà, come è da augurare, far opera di sincerità sopratutto rnrso ae stesso, dovrà guardar in faccia anche a questo, che è effetto e coefficiente non ultimo della. crisi ciel Par tito. Se il Partito crede all'efficacia di un'azione parla• mentare sua propria, devo esigerla da' suoi deputati; non deve appagarsi delle apparenze e del go.sto. MO. deve anche trovar modo di renderla possibile ad essi. .F'ra gli equivoci da togliere di mezzo, questo non ò il meno importante: che il Oru11po parlamentare 11m·e e non è. Aoou·o ZERBOOI.1O. L' ITALT A e la Conferenza inter(l:,rlamentare di Londra Verso la fine di luglio il Parlamento inglese, nella sua fosca e turrita sede di \Vestminster, farà gli onori di cnsa ai rappresentanti di tutti i Parlamenti del mondo, che avranno aderito al suo invito. La sede, il momento, i convenuti meritano tutta la nostra considerazione. Appena Omero o hfilton, celebri per le loro genealogie e il loro frugare nelle cose passate, potrebbero adeguatamente tessere la rassegna, che ci passerà dinanzi. Perocchè i ,•ari Parlamenti, da cui gli invitati saranno reclutati, ci richiameranno tutti i momenti di sviluppo delle istituzioni parlamentari; sarà tutto un secolo e piì:1 di rivoluzioni o di crisi ohe ci passeranno avanti alla. memoria. e ci stimoleranno alla riflessione. Ci saranno i rappresentanti della eroica Duma russa, il cui parto faticoso e cruento non è ohe ai suoi inizi, e certo più d'uno tm costoro, ascoltando l'interprete che loro dirà la storia delle lotte del Parlamento inglese contro gli Stuart e della deca- pita.ziono di Carlo I, e ammirando nei corridoi di \Vestminster le tele su cui i momenti piit memora– bili della contesa son ricordati ai posteri, e passando, per recarsi in Westminster Hall al pranzo offel'togli, sulla lastra che ricorda il posto donde Carlo I ascoltò la sua sentenza, ne trarrà. utili incoraggiamenti, concepirà ardite speranze e guarderà. con più fer– mezza e fiducia nel fosco avYenire del suo paese. Ci saranno i parlamentari degli Stati Uniti d'Ame– rica, la cui costituzione non ò che la costituzione inglese anteriore allo stabilirsi del Governo di Ga• binetto e della sovranità del rarlamento: quella costituzione che Montesquieu ammirò perchè credette di ravvisarvi il principio celebre del!a separazione dei poteri. Allora il potere esecutivo esercitato dalla Corona ern ancora estesissimo e simile a quello esercitato in Germania dal Kaiser, e fu a somiglianza del re inglese che i fondatori della Costituzione americana concepirono il 101·0presidente, il qualo tuttora ò i1westito di poteri quali non sono posse· duti da alcun sovrano costituzionale, e li fa valere, e come! I!:, se non è ereditario, gli è che, nonostante i loro desideri, i padri degli Stati Uniti non avevano nè nobiltà nè famiglie reali nelle loro colonie, con cui completare, secondo il modello inglese, le loro istituzioni, che essi volevano il meno che sia possi– bile demoCratiche. Onde oggi Roosevelt ò assai piil Yicino a Guglielmo I [ che ad Edoardo VI r, che dallo sviluppo del Governo di Gabinetto è ridotto ad essere soltanto un ben riYerito gran maestro di ce• rimonie. Ci saranno i rappresentanti delle repubbliche centro- e sud-americane, a ricordare che, nonostante la più perretta imitazione del modello nord•ameri– cano, il retaggio della dominazione ispano-cattolica le rende appena degne elci nome di Stati liberi e civili. Ci saranno i rappresentanti di tutti i Parlamenti europei, imitazioni più o meno felici del Parlamento britannico e travagliati da quella malattia dei paesi appena usciti dal medio evo, e uscitine in modo pili o meno violento, in cui le forze sociali moderne non hanno ancora trovato il loro equilibrio: la malatt.ia del parlamentarismo. Malattia complessa, c he deriva da cause speciali ad ogni paese e da cause generali in tutti i paesi del continente, fra cui cospicua è la combinazione ciel regime parlamentare all'inglese, che suppone decentramento amministrativo e potere gi11- diziario superiore e comune ai cittadini e nll'ammi• nistrnzionc 1 con un sistema cli accentrament statale macchinoso o soffocante. E tra di essi quanto diffe, renze, sia pel modo di reclµtnmento, sia pei poteri posseduti! Quali sono ancora in lotta ))OL'la con• quista e difesa di diritti fondamentali i quali, come il Norvegese, vengono dall'asserire la loro suprema autorità e dal compiere in modo calmo una rivolu– zione politica e dallo scegliere il capo della Nazione. Finalmente ci saranno i Parlamenti dl:llle nuove nazioni A-ngfosassoni: i Parlamenti del Canadà, del– l'A.ustrnlin, della Nuova Zelanda e degli Stati Sud• africani in via di costituirsi in confederazione sud– africana; i l)arlamenti in alcuni dei quali Hi stanno compiendo gli esperimenti legislativi e sociali più arditi. E accanto ad essi starnnno i rappresentanti del primo Parlamento d'un popolo giallo,il ginpponese, ad attestare che Ja razza bianca non ha il monopolio del progresso, lungo le ,•ie ardue e cruente della libertà. Al disopra <li tutti starà il Parlamento ospite, il Parlamento che ha dato HOstesso come modello a tutti g-li altri, e il cui diritto all'esistenza, qua e là oscurato o sospeso, si ricollega col diritto so,•rano delle assemblee degli uomini liberi delle tribiL ger– maniche, che Arminio condusse alla vittoria contro le legioni imperiali o che Plinio descrisse e 'l'acito

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