Critica Sociale - Anno XVI - n. 12 - 16 giugno 1906

CRITICASOCIALE 181 Si potrebbe domandare all' A·vanti .' dove sono andati a finire i 300 milioni dello scorso anno; o come mai esso non trovi che, tolti quei GOstrap– pati recentemente alla Società, questa viene sempre a godere del munifico regalo dei rimanenti 240 milioni? Ma qui conviene invece. abbandonare questi più facili e più appariscenti mezzi polemici per atte– nerci strettamente alla sostanza delle varie que– stioni che rampollano dal riscatto. 'futt.a l'argomentazione del Graziadei sta trin– cerata entro questo teorema di economia ferro– viaria: - " poichè esiste un esercizio di Stato sulla maggior parte delle nostre linee, e tenuto conto dei rapporti di contratto vigenti, l'incorpo– razione delle Meridionali nell'azienda governativa non solo diventa una misura nat,urale, necessaria e urgente, ma costituisce una condizione sin.e qua non per il successo stesso di tutto l'esercizio di Stato n· Citare, come fa. il Graziadei, il parere del comm. Bianchi, direttore generale delle ferrovie, a sostegno di questa tesi, mi sembra un po, ingenuo. Contro il parere 1 non certo del tutto disinteressato del comm. Bianchi - intendo alludere all'aspira– zione sicuramente nobilissima che egli può avere di divenire il supremo reggitore di tutte le fer– rovie italiane - potrei ricordare quello che scris– sero, a suffragare la contraria tesi, a dimostrare cioè la possibilità di una seria e incalzante concor– renza della rete di Stato alla rete meridionale, gli on. Pantano e Alessio nella Relazione della mino– ranza della Commissione che lo scorso anno si pro– nunciò sulle Convenzioni presentate dal Ministero Fortis. Va bene che Grazia.dei ama supporre che i due valorosi parlamentari si abba.ndonassero allora in quelle~ Relazione a esercitazioni poco meno che poetiche. Ma, con questo semplice meccanismo di esaltazione <legli uni e di depressione deg!i altri, si arriva sempre ad aver ragione, anche quando si ha torto. Vetlremo più innanzi che codesta ineluttabile necessità. del riscatto non esiste affatto. Vammet– terla poi in via così assoluta, come fa il Grazladei, porterebbe intanto alla conclusione che il riscatto si dovrebbe comunque fare, per quanto esso po– tesse essere oneroso, all'intento di non rovinare l'esercizio ferroviario di Stato. Nell'ultimo suo articolo sul riscatto, comparso uell' A vanti! del 3 giugno, i I Graziadei tratta la parte finanziaria della questione; ma non dice cose nuove, percbè la sua è, per così dire, una para– frasi della Relazione ministeriale, le cui cifre egli giudica che rappresentino " quasi sempre una ra– gionevole approssimazione al vero »· E giunge su– pergiù alle medesime conclusioni della Relazione ministeriale, prevedendo, nel caso di riscatto, un risIJarmio annuo dello Stato di quasi un milione sulla base del prodotto lordo attuale, e di due mi– lioni e mezzo sulla hase di un prodotto raddop– piato. Una vera bazza! Non solo il riscatto appare utile, necessario, indispensabile per considerazioni tecniche, economiche, amministrative, ma diventa anche un buon affare pe1· lo Stato. Il Nofri invece, che pure è un partigiano del riscatto, non va tanto in là; egli è molto più cauto nelle sue deduzioni, e si avvede subito che tutta codesta aritmetica ministeriale è u assai rosea ,,. A parte le considerazioni che esporremo, obbiet– tando particolarmente al Nofri, che ha parecchi argomenti comuni al Graziadei, vogliamo frattanto correggere una non lieve inesattezza in cui è in- I corso quest'ultimo a proposito del canone per l'uso delle linee Napoli-Eboli e 'l'orre Annunziata-Ca– stellammare. ~ invero inesatto che il Governo con la legge 22 aprile 1905 siasi impegnato, come Gra- ,dadei afferma, a pagare alla f:;ocietà un canone annuo di L. 188.000 fino al 196G per avere assunto l'esercizio di dette linee. Uon quella legge il Go– verno non prese nessnn impegno: il canone su nominato fu invece indicato dalla Cornmissione },inali, nominata dal )Uuistero 1 1 ortis per Jlronuu• ciarsi Rul riscatto délle .Meridionali, e fa. parte della Convenzione Sonnino del 2G marzo 190G .... non perauco (li,·enuta legge. Ciò per la precisione dei fatti. Quanto nl merito, non è difficile dimo– strare che quel canone non è dovuto; che anzi lo Stato ha commesso un grande errore coll'assumere l'esercizio di quelle linee senza averne concordato i patti con la Società. Conviene ora allo Stato di esami o are di nuovo e serena.men te la cosa e di deliberare secondo il suo interesse, il quale si ri– solve in modo assolutamente diverso: e ciò per,~hè lo Stato, lascianllo alle Meridionali Pe~ercizio di quelle due linee, ne trae, come partecipazione al IJrOdotto lordo, assai più di quanto ricava eserci– tandole; onde uon soltanto non deve pagare l'o– nere di 188.000 lire per 60 anni che Graziatlei pone a carico del non riscatto; ma deve, essoi ricevere dalla Società una somma annua in diminuzione delle sovvenzioni che continua a corrisponderle. Del resto, non ha la Società rinunciato ad ogni utile netto per le liuee di antica concessione? Non ha essa del pari rinunciato ad una parte delle re– lative so,·venzioni nella somma di circa due mi– lioni sui 31 che le spettavano? Per analogia non può pretendere alcun compenso per le linee Napoli– Eboli e Torre Annunziata-Castellammare; anzi, considerato che le sovvenzioni per queste due linee ammontano a L. J .7G7.0CIO, dovrebbe accordare su di esse una riduzione proporzionale, che supere– rebbe le 100.000 lire all'anno per 60 anni. . • * E veniamo all'articolo del Nofri, comparso nel precedente fascicolo della c,~utca, la cui lettura mi suggerisce non poche obbiezioni che ben si attagliano del pari ai ragionamenti dell'amico Gra– zia.dei. Il Nofri inaugura il suo articolo con un'l'-bilità eccessiva. Egli definisce la Convenzione ]i'ortis, presentata alla Camera nel luglio 1905 e che sol.• levò " un coro di proteste nella stessa Camera e nel Paese ,n come una Convenzione pel non 1•i– scatto1 quasi a preparare l'animo dei lettori alle delizie della cosa opposta: il riscatto. Sarebbe più proprio aclunqne il <lire che l'opposizione della Ca– mera e del Paese non era diretta contro il " non riscatto ni perchè non ci fu alcuno che chiedesse al Governo di tirar fuori, in sua vece, l'altra Con• venzione. già pronta, per il riscatto (nei patti in– tervenuti fra Governo e Società erano stati ugual– mente previsti i due casi e risolti con dne Con– venzioni separate, due diversi vestiti da indossare a seconda. della. temperatura e delle correnti); ma quell'opposizione investiva i nuovi contratti di esercizio che, con decorrenza. dal 1 ° luglie 1006, il :Ministero Fortis progettava di applicare alJe linee Meridionali: contratti però che al Ministero Fortis parvero preferibili alla soluzione del riscatto 1 tanto questa dovette parergli più onerosa. Cosicchè sa– rebbe il caso rli domandarsi come va che le con• dizioni del progetto Sonnino, poco dissimili da quelle del progetto Fortis, siano d'un tratto dive– nute buone anche per taluni nostri compagni! Anche il Nofri pone a base del suo assunto il teorema più su enunciato del Graziadei, con ter– mini diversi ma con identica sostanza. Poichè l'e– sercizio di Stato governa la maggior parte delle ferrovie italiane, " s,impone, secondo noi, prima di tutto, politicamente ed economicamente, il ri-

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