Critica Sociale - Anno XVI - n. 12 - 16 giugno 1906

180 CRITICA SOCIALE a .Milano - come a Reggio od a Genova - sia molto superiore a quella di altre regioni. Nè pen– siamo che in queste altre regioni gli operai indu– striali costituiscano una sottospecie, preclusa ad ogni luce di ragione e di senso comune. La stessa reluttanza con cui fu accolto lo scio– pero generale, e l'esito delle recenti elezioni socia– liste, ce ne danno del resto la miglior controprova. Se mai, la distinzione <la farsi è un'altra. Yi hanno masse a cui fu parlata dai sochtlisti 1 con insistenza 1 con franchezza, anche con asprezza se vuo!si, la parola della verità. E poterono rilut– tare dapprima: ma la verità ha fatto la sua strada. La convinzione si è determi1mta, la se– lezione si è operata, la educazione si è compiuta. \'e ne sono altre di cui si è preterito accarezzare gli errori, le impulsività, le inesperienze. E sono rimaste addietro qualche carro di refe. Ma. non è i oro la colpa. . • * Con ciò siamo tratti a d 0 iscutere la conclusione pratica dell'amico Bonomi. Per il quale il còmpito più urgente, il pon·o unu,n necessa1·ium, è sepa– rare dal partito la punta sindacalista rivoluzionaria, cauterizzarne l'infiltrazione corporativista ed anar– chica. A tal uopo batte il chitet attorno al ban– dierone del cosidetto integ1·alisnio. " Il sindaca– lismo, ecco il nemico! ,, A dir vero, non parrebbe che il pericolo sia così grave. Non parrebbe, a giudicarne dalle stesse am– missioni dell'amico Bouomì. O non ci dice egli - ed è verissimo - che i sindacalisti rivoluzionari i. hanno dimostrato di non avere radice alcuna nè nelle organizzazioni operaie, nè nel corpo elet– torale "? che furono battuti nel Congresso dei con– tadini? che negli ultimi Comizi o non osarono affermar'si o mostrarono, come a Milano, tutta la lora miseria? 'La lora parabola, dunque, è già sul declinare. La vacuità del loro programma 1 la inconcludenza <lel loro metodo, la sustanziale conver~enza della loro azione con le finalitii dei partiti piu reazionari si è ormai fatta palese ~ alla prova dei fatti - anche ai proletal'I meno veggenti. E non è proprio il caso di imitare Maramaldo - di sciuoare le nostre cartuccie a incalzare un fantasma - che si dilegna da sè. Ma, se davvero il pericolo fosse così grave, la via da battere per espugnarlo sarebbe quella che il Bonomi addita? o non sarebbe la via esatta– mente contraria? Noi non vogliamo dir male clell 1 intègi~atismo. Anche per la eccellente ragione per la quale l'Are– tino non disse male del Cristo : che cioè, pur avendo fatto ogni sforzo per venirne in chiaro, non ci è riuscito di averne una conoscenza sicura. Qualche volta ci fu presentato come ·un centone delle cose più contraddittorie ed incompatibili: e fummo antiintegralisti. Ma un bel giorno il Morgari, che pare ne fosse il profeta, e col quale, leggendo certi articoli suoi sni uturlupinatori del proletariato,,, ci trovammo così bene d'accordo 1 da non poter ca– pire come mai ... fossimo in dìssenso 1 ci spiegò che esso consisteva nel considerare le cose da tutti i lati (per es. una medaglia dal dritto e dal rovescio) e nel servirsi <li vari strumenti a seconda della varietà dei lavori da compiere .. E allora - inutile dirlo - fummo integralisti al par <lì lui. Insomma, noi troviamo l'integralismo assai buono quando è una cosa sola col socialismo, e assai cattivo q_uando è il viceversa: anche lo troviamo assai buono o assai cattivo, secondo che ci avviene d'incontrarlo sulle gambe di un socialista intelligente o su quelle - come può capitare - di un imbecille. La parola u integralismo,, non risolve dunque la questione. Ma·_ se non pigliamo abbaglio - il Bonomi allude alla cosidetta" corrente media,, del partito, che dovrebbe assorbire tutti i socialisti, o coloro che si credono tali, contro i sindacalisti rivolu– zionari. E allora ci sembra che egli dimentichi proprio tutta quanta la storia più recente del nostro partito. Perocchè una cosa è ben certa: che, se il sindaca– lismo rivoluzionario potè prendere, come avverte il Bonomi, citr.adinanza nel partito, filtrarsi negli organi direttivi, inquinare di sè il giornale centrale socialista, è appunto e unicamente a.cotesta " cor– rente media n e ai suoi più. accreditati rappresen– tanti che lo si ò dovuto. O i dibattiti e le votazioni del Congresso <li Bologna sono dunque sfumati dalla memoria del Bonorni? Questa corrente di conciliazione, che ancor ieri, dalle colonne dell'Avanti!, sotto forma velata, in– timava alle parecchie migliaia di socialisti mila– nesi lo sfratto dal partito, in omaggio ai 470 mi– serelli socialisti ufficiali del 5° e del. 6° Collegio, ha proòotto, essa. sola, quello stato di paralisi e di ricorrente convulsione - del resto già suli dissol– versi - che il Bonomi lamenta nella sua lettera. DoYe - come a :J\filano - essa fu rotta, il sin– dacalismo venne ridotto all'agonia. Esso prospera ancora, ed è ben naturale 1 dove essa continua a fornirgli la gelatina provvidenziale per deporvi le proprie tossine. Il Bouomi vedrebbe dunque, proprio nella cansa del male, l'antidoto al male? Francamente, prefe– riamo credere di non averlo compreso; preferiamo supporre che a lui - sempre così lucido e preciso - questa volta lo studio della brevità o il vagabon– daggio nell'astrazione abbiano tradito od oscurato il pensiero. Può accadere anche ai migliori. Quandoque bonus cio,·niitat llonie1~us.... LA CRITICA SOCIALE. La Critica Sociale e i-l Tempo, per l'Italia: anno L. 22, semestt-e L. 12 - per l'Estero: anno L. 40, semesfre L. 22. li' Al.ff~A CHjVIPAf,l A sul riscatto delle ferrovie meridionali (APPUNTI POLEMICI). l!.,inoa poco tempo fa ho creduto che nel campo socialista si fosse tutti d'accordo nel ritenere non approvabile il riscatto delle ferrovie rneriùionali alle condizioni stipulate nelle Convenzioni finora succedutesi. [ magistrali e fieri articoli di Leonida Bissolati sul Tempo, le invettive dell'Avanti I contro il Ministero Fortis, accusato <li voler regalare b·e– cento niilioni alle Meridionali con l'affare del ri– scatto, l'asseuz;\ di voci discordi erano, parmi, ra– gioni più che sufficienti per tenermi in quella con– vinzione. Ora invece le cose appaiono mutate. Da un lato ci troviamo di fronte alla Convenzione del Mini– stero Sonnino, la quale reca un miglioramento in confronto di quella del Gabinetto Fortis di un mi– Jione all'anno, cioè complessivamente, nei 60 anni della concessione, di 50 milioni. Dall'altro troviamo schierati a favore del riscatto l'Avanti I in proprio e con vari articoli dell'amico Antonio Graziadei, e su queste colonne Fon. Nofrì.

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